Sul clima del Medio Oriente c’è l’impronta dell’Atlantico

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Sul clima del Medio Oriente c’è l’impronta dell’Atlantico

La fluttuazione delle temperature marine superficiali nel Nord Atlantico influisce sulla variabilità delle temperature estive in Medio Oriente
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Secondo lo studio “Atlantic Ocean Influence on Middle East Summer Surface Air Temperature, NPJ Climate and Atmospheric Science”, pubblicato su NPJ Climate and Atmospheric Science da un team internazionale di ricercatori che comprende gli italiani Dario Nicolì, Alessio Bellucci e Paolo Ruggieri della Fondazione CMCC—Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, «L’Oceano Atlantico si comporta come una sorta di pacemaker per le temperature estive in Medio Oriente».

Infatti, spiegano al CMCC, «Lo studio individua e dimostra per la prima volta l’esistenza di una teleconnessione tra Nord Atlantico e Medio Oriente, una connessione remota cioè, in grado di collegare due aree apparentemente disgiunte, grazie alla quale le variazioni su scala multidecennale delle temperature estive nel Medio Oriente variano in fase con quelle del Nord Atlantico».

I ricercatori hanno individuato anche il meccanismo grazie al quale si realizza questo fenomeno: «In una fase positiva del ciclo, un aumento delle temperature nel Nord Atlantico produce un’anomalia della circolazione atmosferica nell’area medio-orientale, la quale, richiamando aria umida dall’Oceano Indiano sulla Penisola Arabica, va a modificare il bilancio energetico locale e quindi le temperature superficiali in questa regione».

Il team di ricerca diretto da Muhammad Azhar Ehsan del Earth Institute della Columbia University, dell’International Centre for Theoretical Physics (ICTP) di Trieste e del Center of Excellence for Climate Change Research della King Abdulaziz University, ha esaminato l’impatto della variazione delle temperature marine superficiali nel Nord Atlantico, uno dei principali fattori in grado d’influenzare il clima dell’emisfero nord, sulle temperature estive nella regione medio-orientale e spiega che «La variabilità delle temperature marine superficiali è stata studiata attraverso un importante indicatore, L’AMV – Atlantic Multidecadal Variability (Variabilità Atlantica Multidecadale) o AMO – Atlantic Multidecadal Oscillation (Oscillazione Atlantica Multidecadale), con riferimento al suo apparente comportamento quasi oscillatorio. Sulla base dei record strumentali, infatti, AMO/AMV è associato a fluttuazioni a grande scala delle temperature nel Nord Atlantico, con un periodo caratteristico dell’ordine dei 40-80 anni».

Al CMCC ricordano che «Il fenomeno affascina i ricercatori non soltanto da un punto di vista accademico, ma anche per i suoi importanti effetti sul sistema climatico globale. A livello regionale, questa oscillazione è collegata ad alcuni importanti fenomeni idro-climatici: il clima estivo in Europa occidentale e in Nord America, le temperature superficiali nel Mediterraneo, le variazioni nel regime delle precipitazioni in Sahel, le influenze sull’andamento dei monsoni, l’intensificarsi dell’attività dei cicloni tropicali atlantici degli ultimi decenni, sembrerebbero tutti influenzati dalla Variabilità Atlantica Multidecadale (AMV)».

Bellucci spiega ancora: «Questo studio ha quindi individuato l’esistenza di una teleconnessione tra Nord Atlantico e Medio Oriente, illustrandone i meccanismi interni. I risultati dello studio evidenziano come le temperature estive registrate nell’area medio-orientale varino, su scale decennali, in fase con il segnale AMV del Nord Atlantico».

I ricercatori italiani evidenziano che «Comprendere la natura e i fattori che determinano questa variabilità climatica su scala multidecennale rappresenta un passo fondamentale per sviluppare previsioni climatiche e valutazioni del rischio affidabili per il Medio Oriente. In questa regione, le temperature estive mostrano un trend positivo di 0,28°C per decade, con una fase di accelerazione a partire dagli anni ’80 che si proietta anche nel futuro. Lo studio mostra come il trend recente di forte riscaldamento nella regione medio-orientale sia destinato a durare finché il Nord Atlantico rimarrà in questa fase di riscaldamento anomalo».

Per studiare la relazione esistente tra la variabilità multi-decennale dell’Atlantico e le temperature del Medio Oriente, i ricercatori si sono basati sull’analisi di osservazioni e dati modellistici. Il CMCC in particolare ha prodotto un set di simulazioni idealizzate che hanno contribuito a far comprendere il nesso causale che lega le fluttuazioni delle temperature oceaniche superficiali nel Nord Atlantico e la variabilità multidecennale delle temperature estive in Medio Oriente.


Bellucci aggiunge che «L’esistenza di questa teleconnessione rende le temperature estive sulla Penisola Arabica potenzialmente molto predicibili su scala multi-decennale. Ciò ha anche una sua rilevanza sociale: in estate si verifica l’Hajj, il grande pellegrinaggio nella città Santa della Mecca, che riunisce ogni anno milioni di musulmani nella Penisola Arabica, in un periodo in cui le temperature nella regione sono di solito molto elevate (la data precisa dell’Hajj varia a seconda del calendario lunare, nel 2020 si svolgerà dal 28 luglio al 2 agosto). Riuscire pertanto a prevedere le tendenze delle temperature estive in quest’area del pianeta potrebbe rivelarsi fondamentale per informare le autorità e aiutarle nel definire adeguate misure di adattamento e mitigazione, per esempio in caso di temperature estreme, per fornire un valido sostegno ai pellegrini e alla popolazione».

La domanda successiva è quale rapporto abbiano i risultati di questo studio con il riscaldamento globale causato dall’uomo. E Bellucci risponde: «La tendenza generale delle temperature del pianeta ad aumentare è ulteriormente modulata dall’AMV: ci sono fasi in cui questa oscillazione multidecennale è in una fase positiva, e fasi in cui questa oscillazione è in una fase negativa; se riuscissimo a prevedere la tendenza di questo segnale nel Nord Atlantico, potremmo quindi capire se andrà a sommarsi “costruttivamente” o “distruttivamente” al trend positivo delle temperature, andando ad amplificare o viceversa a mitigare il riscaldamento globale. Sarebbe interessante per esempio riuscire a prevedere quando e se si verificherà un turning point di questo segnale; al momento siamo in una fase positiva dell’oscillazione, e in virtù della teleconnessione descritta in questo studio le temperature in estate nell’area medio-orientale potrebbero aumentare, presentando un trend ancora più forte in futuro, o diminuire, a seconda di come questo segnale nel Nord Atlantico evolverà nei prossimi decenni. La natura e i driver alla base delle variazioni nella fase dell’AMV e i suoi impatti sulle variazioni climatiche su scala regionale sono oggetto di una intensa attività di ricerca, e saranno ulteriormente approfonditi nei prossimi studi».

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