Non esistono (al momento) terapie efficaci per il nuovo coronavirus, la prima misura precauzionale è l’igiene

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Non esistono (al momento) terapie efficaci per il nuovo coronavirus, la prima misura precauzionale è l’igiene

Il virus può rimanere infettivo fino a 9 giorni sulle superfici degli oggetti, che possono però essere disinfettate semplicemente grazie ad alcol etilico, acqua ossigenata o candeggina. Lì11 e il 12 febbraio l’Oms riunirà un forum di esperti da tutto il mondo per discutere di come accelerare la ricerca su vaccini e possibili terapie
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L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) riunirà l’11 e 12 febbraio un forum di esperti da tutto il mondo per discutere di come accelerare la ricerca su vaccini e possibili terapie. Al momento su questo fronte non ci sono terapie consigliate dall’Oms per il nuovo coronavirus, e nelle linee guida sull’assistenza ai pazienti sono indicate solo terapie di supporto, come l’ossigeno-terapia, la somministrazione di fluidi e l’uso empirico di antibiotici per trattare eventuali co-infezioni batteriche.

Su alcuni pazienti – aggiunge l’Istituto superiore di sanità italiano – si stanno però utilizzando alcuni farmaci già in uso o in sperimentazione per altre patologie, mentre per altri sono iniziati i test preclinici in vista di un possibile uso, in un caso anche grazie a studi condotti dall’Istituto. Ecco quali sono:

Remdesivir: questo farmaco è in sperimentazione sull’uomo contro le infezioni da Ebola, e nei test in vitro ha mostrato una certa attività anche contro coronavirus come Sars e Mers. E’ stato utilizzato sul primo paziente infetto dal nuovo coronavirus negli Usa, come descritto su Lancet, ed in alcuni ospedali cinesi sta partendo una sperimentazione su circa 800 pazienti.

Lopinavir e Ritonavir: la combinazione di questi due farmaci anti Hiv è stata usata nel 2004 durante l’epidemia di Sars, ed è in sperimentazione su 41 pazienti in un ospedale di Wuhan, insieme ad una dose di interferone alfa.

Clorochina: questo farmaco antimalarico è in uso da oltre 70 anni, e recentemente la Commissione Sanitaria Nazionale Cinese lo ha indicato tra quelli che hanno un’attività in vitro contro il nuovo coronavirus su cui proseguiranno i test. Tra i primi studi a verificarne l’attività antiretrovirale, nella fattispecie contro l’Hiv, uno è stato eseguito da ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità.

Umifenovir e Darunavir: il primo è un antinfluenzale, mentre il secondo è un farmaco anti Hiv già in uso da diversi anni. Entrambi avrebbero mostrato un’attività contro il virus in vitro.

Sta di fatto che, allo stato attuale delle conoscenze, la prima misura precauzionale contro la possibilità di contagio da coronavirus sta nel perseguimento di basilari norme igieniche. Come mostra la ricerca Persistence of coronaviruses on inanimate surfaces and its inactivation with biocidal agents, basata sulla revisione di 22 studi finora condotti in materia, il coronavirus può rimanere infettivo sulle superfici degli oggetti a temperatura ambiente (come metallo, vetro o plastica) fino a 9 giorni: il virus però può essere inattivato disinfettando le superfici con alcol etilico, acqua ossigenata o candeggina. «Poiché non sono disponibili terapie specifiche per 2019-nCoV – concludono i ricercatori autori dello studio, guidati da Günter Kampf – il contenimento precoce e la prevenzione di un’ulteriore diffusione saranno cruciali per fermare l’epidemia in corso».

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