Marte è sismicamente attivo e molto più magnetico del previsto

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Marte è sismicamente attivo e molto più magnetico del previsto

Marte ha una moderata attività sismica, intermedia tra quella della Terra e quella della Luna, e sulla sua superficie il magnetismo è dieci volte più intenso di quanto stimato finora. Lo rivela l’analisi preliminare dei dati della missione InSight della NASA, il cui lander è atterrato sul pianeta nel 2018, conducendo misurazioni senza precedenti
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Il 26 novembre 2018, il lander InSight della NASA è sceso su Marte, nella regione di Elysium Planitia. L’analisi preliminare dei dati che ha raccolto ha permesso di definire un identikit senza precedenti della geologia e del campo magnetico di Marte illustrata in due studi pubblicati in un numero speciale della rivista “Nature Geoscience” dedicato ai risultati della missione.

Nel primo articolo, a prima firma Philippe Lognonné Université de Paris-CNRS, sono illustrati i risultati della prima misurazione sismologica diretta di Marte, condotta con lo strumento Seismic Experiment for Interior Structure (SEIS). La conclusione fondamentale è che sul Pianeta Rosso esiste un’attività sismica di livello moderato, intermedio tra quello della Terra e quello della Luna.

I dati acquisiti nell’arco di 235 giorni marziani hanno registrato 174 eventi sismici, 150 dei quali erano ad alta frequenza e producevano vibrazioni del terreno simili a quelle registrate sulla Luna dal programma Apollo. Le rilevazioni mostrano che queste onde sismiche rimbalzano mentre  attraversano la crosta marziana, eterogenea e fratturata.

Gli altri 24 eventi osservati dal SEIS erano prevalentemente a bassa frequenza e tre di essi hanno mostrato due distinti modelli d’onda simili ai terremoti causati sulla Terra dal movimento delle placche tettoniche. E proprio questi eventi a bassa frequenza possono essere analizzati per ottenere  informazioni sulla struttura del sottosuolo.

“Questi dati ci stanno aiutando a capire come funziona il pianeta, il suo tasso di sismicità, quanto è attivo e dove è attivo”, ha commentato Nicholas Schmerr, dell’Università del Maryland, coautore dello studio. “La comprensione di questi processi è parte di una domanda più generale sul pianeta: può sostenere la vita, o è mai stato in grado di farlo? Se fossimo in grado di scoprire che esiste un magma liquido su Marte e di individuare dove il pianeta è geologicamente più attivo, potremmo indirizzare le missioni future alla ricerca di potenziali condizioni adatte alla vita.”

Inoltre, il sismometro ha fornito importanti informazioni sul clima marziano, in particolare sui cicli giornalieri dell’attività superficiale vicino al lander InSight.

Nel secondo articolo, a prima firma Catherine Johnson, dell’Università della British Columbia a Vancouver, in Canada, gli scienziati rivelano che il campo magnetico nel sito di atterraggio di InSight è dieci volte più intenso del previsto e oscilla su scale temporali che vanno da alcuni secondi ad alcuni giorni.

Questi dati rappresentano un enorme passo avanti rispetto al passato. Prima della missione InSight, infatti, le migliori stime dei campi magnetici marziani provenivano da satelliti che orbitavano intorno pianeta e rappresentavano valori medi su grandi aree, di oltre 150 chilometri di diametro, lasciando una grande incognita sull’andamento della magnetizzazione su piccole aree.

“Grazie al primo sensore magnetico mai posato sulla superficie del pianeta, abbiamo acquisito dati a livello del suolo che forniscono una rappresentazione molto più accurata rispetto al passato della magnetizzazione su aree più piccole e sulla loro origine”, ha affermato Johnson.

Le nuove misurazioni forniscono anche indicazioni sulla lunga evoluzione del campo magnetico marziano. I dati raccolti in passato dimostrano infatti che miliardi di anni fa il Pianeta Rosso aveva un campo magnetico globale, in grado di magnetizzare le rocce sul pianeta, che a un certo punto si è spento misteriosamente. Poiché la maggior parte delle rocce in superficie è troppo giovane per essere stata interessata da questo antico campo, gli autori ritengono che la magnetizzazione debba provenire dagli strati più profondi del sottosuolo.

7 secondi: in questo sismogramma di un marsquake puoi vedere e ascoltare le due distinte onde registrate dal sismometro della missione InSight su Sol 235. Un’onda di compressione colpisce per prima, seguita da un’onda di taglio. I diversi tempi di viaggio di queste onde consentono agli scienziati di determinare la fonte dei terremoti e i materiali che attraversano. (La registrazione è stata rallentata dall’originale di oltre 200 volte.) Credits: Università del Maryland

“Pensiamo che la magnetizzazione rilevata provenga da rocce molto più antiche che sono sepolte ovunque da alcune decine di metri fino dieci chilometri di profondità”, ha aggiunto Johnson. “Non saremmo stati in grado di dedurlo senza i dati magnetici e le informazioni geologiche e sismiche fornite da InSight.”

I ricercatori hanno ottenuto anche altre informazioni fondamentali dalla registrazione di fluttuazioni diurne e notturne del campo magnetico, accompagnate da misteriose pulsazioni intorno alla mezzanotte. Questo schema di variazioni viene interpretato come l’effetto del vento solare, il flusso di particelle cariche emesso dal Sole che, trasportando un campo magnetico interplanetario, può far sentire i suoi effetti anche sulla superficie di Marte, dato che il pianeta non è protetto da un proprio campo magnetico globale.

“Tutte le nostre precedenti osservazioni di Marte sono state condotte dagli strati più alti della sua atmosfera o altitudini ancora più elevate: non sapevamo quindi se i disturbi del vento solare potessero effettivamente propagarsi in superficie”, ha concluso Johnson. “Questa è una cosa importante da capire per le future missioni di astronauti su Marte.

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