Gli animali sono molto importanti per gli ecosistemi anche dopo la loro morte

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Gli animali sono molto importanti per gli ecosistemi anche dopo la loro morte

Gli scienziati chiedono regole meno stringenti sulle carcasse di animali nelle aree protette
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Gli uomini tendono a sbarazzarsene velocemente, ma le carcasse di animali svolgono un ruolo importante nella biodiversità e nel funzionamento degli ecosistemi, anche per periodi prolungati. E’ quanto emerge dallo studio “Rewilding with large herbivores: Positive direct and delayed effects of carrion on plant and arthropod communities”, pubblicato su PLOS ONE da un team di scienziati del Deutschen Zentrums für integrative Biodiversitätsforschung (iDiv) e della Rijksuniversiteit Groningen che sottolineano che «Le carcasse non solo forniscono cibo a molte specie animali che mangiano carogne, ma i loro nutrienti contribuiscono anche a una crescita significativamente aumentata delle piante circostanti. Questo, a sua volta, attira molti insetti erbivori e i loro predatori».

Nello studio si legge che «Le carogne di grandi animali sono una risorsa estremamente ricca di nutrienti ed effimera che è essenziale per molte specie, ma è scarsa nel territorio antropogenico dell’Europa occidentale a causa delle restrizioni legislative», per questo il team di ricercatori tedeschi e olandesi raccomanda che quando si tratta di aree di conservazione della natura, vengano applicate norme meno rigide di quelle che attualmente disciplinano lo smaltimento delle carcasse di animali.

Gli scienziati hanno studiato quale impatto abbiano le carcasse di cervi nobili (Cervus elaphus) sulla biodiversità locale nella riserva naturale olandese di Oostvaardersplassen, una delle più grandi Zone umide dell’Europa centrale, dove gli ambientalisti hanno ricreato branchi di cervi, cavalli e bovini nel tentativo di ripristinare le condizioni ecologiche che un tempo prevalevano in gran parte dell’Europa. Mentre la biodiversità rifioriva, l’Oostvaardersplassen diventò famoso come esempio di rigenerazione e resilienza ecologica, ma senza i predatori e con l’impossibilità di migrare al di fuori dei recinti della riserva, le popolazioni di erbivori si sono presto ritrovate senza cibo e la fame ha cominciato a mietere molte vittime.

Per quanto riguarda il nuovo studio, i ricercatori hanno prima registrato la presenza di specie di insetti su superfici sia con che senza carcasse, quindi la crescita delle piante nelle immediate vicinanze di una carcassa. Hanno scoperto così che «Delle carcasse non solo beneficiano direttamente molti insetti che mangiano carogne come mosche o gli scarabei mangia-carogne. Hanno anche un effetto positivo a lungo termine sulla crescita delle piante».
Piante come il cardo selvatico (Carduus crispus) sono cresciute oltre 5 volte di più vicino alle carcasse che in altri luoghi e questo, a sua volta, ha comportato un aumento di quattro volte del numero di insetti erbivori e dei loro predatori.

Il principale autore dello studio, Roel van Klink del Groningen Institute for Evolutionary Life Sciences (GELIFES) e dell’ iDiv, sottolinea che «Il fatto che le carcasse di animali siano importanti per gli animali spazzini non è sorprendente. Tuttavia, non mi aspettavo che avrebbero avuto un impatto così significativo sull’intera catena alimentare locale e che continuassero a farlo anche dopo cinque mesi, in particolare in terreni così ricchi di nutrienti come nell’Oostvaardersplassen».

Christian Smit, anche lui del GELIFES è convinto che i risultati dello studio abbiano fatto nuova luce sul ruolo delle carcasse di animali nell’ecosistema: «Ora è ampiamente riconosciuto che nelle nostre foreste resti il legno morto perché va a beneficio di molte specie. Tuttavia, la vista degli animali morti in natura è spesso ancora un tabù sociale, e questo è un peccato dato il loro importante valore per gli ecosistemi e la biodiversità».  Ma le leggi europee rendono difficile lasciare le carcasse dei grandi animali nelle riserve naturali: le carcasse in Europa vengono lasciate nell’ambiente solo in alcune parti dell’Europa meridionale – Italia compresa – nell’ambito di una strategia di conservazione degli avvoltoi. Questo non è solo un problema per i terreni agricoli; molte riserve naturali utilizzano il pascolo a bassa densità con il bestiame per imitare i processi storici, ma se quegli animali si ammalano o muoiono, la fedeltà storica finisce e gli animali vengono rimossi.

Van Klink sottolinea che, «dal punto di vista della conservazione questo è un peccato, soprattutto quando uno degli obiettivi è il ripristino dei processi naturali. Un po’ di maggiore flessibilità con le normative sullo smaltimento delle carogne potrebbe davvero giovare a piante e insetti». Ed è per questo che gli autori dello studio raccomandano di rendere molto meno rigidi i regolamenti Ue per quanto riguarda le riserve naturali.

Su Anthropocene. l’autore di Meet the Neighbors,  Brandon Keim evidenzia che «Mentre questa situazione è più pronunciata in Europa, dinamiche simili si possono trovare in alcune parti del Nord America e dell’Australia dove il bestiame fa parte della gestione ecologica o dove è più probabile che degli erbivori abbondanti – come i cervi dalla coda bianca nelle aree suburbane degli Stati Uniti orientali – vengano abbattuti. Finché i loro corpi vengono rimossi, lo è anche il loro ruolo ecologico. La morte potrebbe non essere una cosa facile ai nostri occhi, ma è una parte essenziale della vita».

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