La breve vita dell’Isola Ferdinandea, in Sicilia

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L’eruzione del 1831 che portò alla nascita dell’Isola Ferdinandea, nel Canale di Sicilia, tra Sciacca e Pantelleria, fu preceduta da un’intensa attività sismica che produsse danni sulla costa siciliana e da un importante ribollire delle acque notato dai pescatori locali. A metà del mese di luglio la nuova isola emerse dal mare, generata da un’ eruzione cosiddetta surtseyana, un tipo di eruzione sottomarina che avviene in prossimità di fondali poco profondi e caratterizzata da elevata esplosività a causa dell’interazione tra magma e acqua (figura 1).

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Figura 1 – Immagine estratta da “Views and Description of the late Volcanic Island off the coast of Sicily”, 1831, di George Walter Smythe. L’originale è conservato presso la British Library.

Iniziò così una controversia di sovranità tra i governi francese, inglese e il Regno delle due Sicilie, allora retto da Ferdinando II di Borbone. Alla nuova isola vennero attribuiti diversi nomi: Julia dai francesi, Graham dagli inglesi e Ferdinandea dal capitano borbonico Giovanni Corrao. Alla fine dell’eruzione, che durò circa 6 settimane, l’isola aveva raggiunto una quota di oltre 60 m slm ed aveva un diametro di circa 600 m (figura 2).

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Figura 2 – Immagine estratta da “Views and Description of the late Volcanic Island off the coast of Sicily”, 1831, di George Walter Smythe. L’originale è conservato presso la British Library.

Nel corso dei successivi quattro mesi l’isola fu completamente smantellata dal moto ondoso, acquietando così gli screzi politici connessi alla sua disputa. La controversia è ripartita in anni recenti, come riportato in un provocatorio articolo del Times del 5 febbraio 2000, dal titolo “Isola britannica sorge al largo delle coste siciliane” (British isle rises off Sicily coast). L’eruzione è stata descritta da diversi autori dell’epoca, tra i quali Carlo Gemmellaro, Benedetto Marzolla, Constant Prevost, Charles Lyell, ed è stata raffigurata in diversi dipinti da pittori italiani e stranieri, come Camillo De Vito ed Edmond Joinville (figura 3). Più recentemente, la storia dell’Isola Ferdinandea ha fatto da sfondo al racconto a fumetti “La lingua del diavolo” di Andrea Ferraris.

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Figura 3 – Camillo De Vito, 1831, Eruzione dell’isola Ferdinandea

Esiste ancora il cono vulcanico che costituiva l’Isola Ferdinandea? Si, ed è in buona compagnia. È ancora lì, sommerso a piccola profondità (circa 9 metri sotto il livello del mare) e appartiene a un campo vulcanico sottomarino denominato Graham Volcanic Field, situato a circa 40-50 chilometri al largo di Sciacca, in provincia di Agrigento (Figura 4). Uno studio recente dell’INGV pubblicato sulla rivista Frontiers in Earth Science ha consentito di descrivere in dettaglio la morfologia dei vari conetti che formano il campo vulcanico e circoscrivere temporalmente l’età del vulcanismo che ha dato origine al campo vulcanico stesso.

figura 4
Figura 4 – Carta morfo-batimetrica della porzione settentrionale del Canale di Sicilia. Il riquadro blu corrisponde all’area di studio. I cerchi rossi indicano i centri vulcanici; in marrone sono indicati i banchi sedimentari, mentre i banchi sedimentari che ospitano manifestazioni vulcaniche sulla sommità sono evidenziati in giallo. Le sigle sono utilizzate per indicare elementi strutturali (sistemi di faglie, come CGFS e SFS, ed il fronte catena Siculo-Maghrebide di pieghe e sovrascorrimenti SMFT). Il riquadro in alto a sinistra sintetizza il contesto geodinamico in cui si trova l’area di studio. Estratto da Cavallaro & Coltelli, 2019)

Questo studio fornisce una chiave di lettura per comprendere meglio la complessità vulcano-tettonica di questa regione e rappresenta un utile confronto per altre aree sottomarine caratterizzate da vulcanismo monogenico. Inoltre, le nuove conoscenze acquisite… L’ARTICOLO CONTINUA QUI

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