I biomarcatori sismici sulla faglia del devastante terremoto del 2011 in Giappone, rivelano la storia di grandi eventi tellurici
dalla Università della California – Santa Cruz
tratto da phys.org
All’indomani del devastante terremoto di Tohoku-Oki che ha colpito le coste del Giappone nel marzo 2011, i sismologi sono rimasti sbalorditi dai 50 metri di dislocamento senza precedenti, avvenuti lungo la faglia, che si sono aperti fino alla superficie del fondo marino. Questo slittamento estremo a basse profondità ha gnerato il massiccio tsunami che, insieme al terremoto di magnitudo 9.1, ha causato ingenti danni e perdita di vite umane in Giappone.
In un nuovo studio, pubblicato il 27 gennaio su Nature Communications , i ricercatori hanno utilizzato una nuova tecnica per studiare le faglie della trincea giapponese, la zona di subduzione da dov si è generato il terremoto di Tohoku-Oki. I loro risultati rivelano una lunga storia di grandi terremoti in questa zona margine di placca , dove hanno trovato più faglie con prove di oltre 10 metri di scivolamento durante grandi terremoti.
“Abbiamo trovato prove di molti grandi terremoti sul fondale marino e che potrebbero aver generato tsunami come quello che ha colpito nel 2011”, ha detto il coautore Pratigya Polissar, professore associato di scienze oceaniche presso l’UC Santa Cruz.
Ricercatori giapponesi che hanno esaminato i depositi di sedimenti a terra, hanno scoperto che almeno tre tsunami simili si sono verificati in questa regione a intervalli di circa 1.000 anni. Il nuovo studio suggerisce che ci sono stati terremoti, in questa zona di faglia, anche più forti rispetto a quelli che hanno lasciato le prove, a livello geologico, di grandi tsunami, ha detto il coautore Heather Savage, professore associato di Terra e scienze planetarie presso l’UC Santa Cruz.
Savage e Polissar hanno sviluppato una tecnica per valutare la storia dello scivolamento su una faglia analizzando le molecole organiche intrappolate nelle rocce sedimentarie . Originariamente sintetizzati da alghe marine e altri organismi, questi “biomarcatori” sono alterati o distrutti dal calore, incluso il riscaldamento per attrito che si verifica quando si rompe una faglia durante un terremoto. Attraverso numerosi test di laboratorio negli ultimi dieci anni, Savage e Polissar hanno sviluppato metodi per quantificare l’evoluzione termica di questi biomarcatori e utilizzarli per ricostruire la storia della temperatura di una faglia.
