Pronto al lancio il satellite europeo CHEOPS, sarà destinato all’osservazione dei pianeti extrasolari

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Pronto al lancio il satellite europeo CHEOPS, sarà destinato all’osservazione dei pianeti extrasolari

Realizzato con un importante contributo nazionale, il suo telescopio è interamente frutto della scienza e della tecnologia italiane, servirà a stabilire con precisione volume, densità e orbita degli esopianeti già noti, per scoprire su quali di essi può esserci acqua allo stato liquido
di Emiliano Ricci
www.lescienze.it

Meno di una settimana fa, il 10 dicembre, alla Konserthuset di Stoccolma, gli astronomi svizzeri Michel Mayor e Didier Queloz, dell’Università di Ginevra, hanno ricevuto il premio Nobel per la fisica per la scoperta del primo esopianeta orbitante attorno a una stella di tipo solare, annunciata durante un convegno organizzato a Firenze il 6 ottobre 1995.

Da allora, il numero di pianeti extrasolari, o esopianeti, scoperti a orbitare attorno a stelle della nostra galassia è aumentato di anno in anno, fino a superare quota 4000. Una ricchezza di mondi inimmaginabile, grazie alla cui scoperta ha trovato nuova linfa la ricerca della vita al di fuori del nostro pianeta, al momento ancora l’unico a ospitarla con certezza.

Con queste premesse, è ovvio che gli astronomi non solo vogliano scoprirne di nuovi, ma intendano anche conoscere sempre meglio gli esopianeti già scoperti. Da qui l’idea di lanciare un satellite destinato proprio a studiare alcune delle stelle attorno a cui orbitano pianeti con osservazioni confermate, in particolare quelle più brillanti e più vicine a noi.

Il satellite, frutto della collaborazione fra la Svizzera e l’Agenzia spaziale europea (ESA), si chiama CHEOPS (acronimo di Characterising Exoplanet Satellite) ed è già in posizione sulla rampa di lancio, pronto per partire a bordo di un razzo Soyuz-Fregat dalla base europea di Kourou, nella Guiana francese, alle 09:54 di domani 17 dicembre (ESA Web TV farà la copertura in diretta del lancio dalle 09:30). C

Raffigurazione di CHEOPS che osserva un sistema planetario (© ESA/ATG medialab)

CHEOPS è la prima missione che l’ESA dedica allo studio degli esopianeti – in preparazione di quelle ancora più ambiziose, Plato e Ariel, previste per il prossimo decennio – e vede la collaborazione fra un consorzio guidato dall’Università di Berna e l’ESA, con specifici contributi scientifici e tecnologici di diversi membri dell’ESA, fra cui l’Italia.

“CHEOPS è la prima delle missioni “small” dell’Agenzia Spaziale Europea”, spiega a Le Scienze Roberto Ragazzoni, direttore dell’INAF-Osservatorio astronomico di Padova e responsabile della realizzazione delle ottiche del satellite. “Si tratta di un satellite che volerà in orbita bassa, vicino al nostro pianeta, ma ‘sincronizzata’ con il Sole, ovvero in una cosiddetta orbita eliosincrona, in modo da rendere possibile l’osservazione di stelle con una certa continuità quando sono angolarmente distanti dal Sole.”

A differenza di missioni precedenti, come Corot, del Centre national d’études spatiales (CNES), l’agenzia spaziale francese, e Kepler e Tess, entrambe della NASA, che sono state realizzate con lo scopo di scoprire nuovi pianeti extrasolari, CHEOPS ha come compito principale quello di misurare con precisione la dimensione, e quindi il volume, di corpi celesti già noti e già in gran parte osservati e studiati anche da Terra.

“Le misure dal suolo, in special modo delle velocità radiali, come, per esempio, quelle eseguite anche dal nostro Telescopio nazionale Galileo alle Isole Canarie – spiega ancora Ragazzoni – consentono infatti di eseguire dei rilievi dinamici e quindi di misurare la massa del pianeta. La combinazione delle due informazioni consente così di calcolare la densità e quindi cominciare a fare un certo ordine, separando i pianeti rocciosi da quelli gassosi, un campo che sta muovendo ora i suoi primi passi e che ha già riservato molte sorprese.”

Alla costruzione dell’occhio di CHEOPS, tutto frutto di scienza e tecnologie italiane, hanno contribuito due gruppi, uno dell’Osservatorio di Padova, guidato appunto da Ragazzoni, l’altro dell’Osservatorio di Catania, guidato da Isabella Pagano. Il telescopio è stato infatti interamente realizzato grazie alla stretta collaborazione tra l’INAF e alcune aziende dell’industria spaziale italiana. Di questa, in particolare, gli attori principali sono stati Leonardo Company e Media Lario.
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