Cosa abbiamo rischiato con quell’esplosione nel laboratorio russo di virologia?

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Cosa abbiamo rischiato con quell’esplosione nel laboratorio russo di virologia?

Lo scorso settembre, in Siberia, c’è stata un’esplosione nel laboratorio di ricerca biologica dove sono conservati alcuni degli unici campioni di virus del vaiolo rimasti al mondo. L’incidente non ha coinvolto le aree di massima sicurezza in cui si trovano, ma indica che le procedure di comunicazione e controllo internazionale per quel tipo di impianti sono ancora da perfezionare
di Filippa Lentzos/Bulletin of the Atomic Scientists
www.lescienze.it

In Siberia, in un enorme campus di epoca sovietica dedicato alla ricerca virologica chiamato VECTOR, lo scorso settembre un’esplosione improvvisa ha mandato in frantumi le finestre e incendiato alcune parti di uno degli edifici. Nel resto del mondo, c’è stato chi lo ha notato e si è preoccupato. Addetti alla sanità pubblica e alla sicurezza globale hanno temuto che l’esplosione avesse interessato laboratori in cui si trovavano virus pericolosi.

Gli esperti di protezione dai rischi biologici si sono chiesti se si trattava di un attacco deliberato; analisti di questioni di sicurezza internazionale ed esperti di difesa dagli attacchi biologici hanno discusso su come interpretare la situazione, ben sapendo che quarant’anni fa le infrazioni alle regole della sicurezza biologica avvenute in una struttura simile avevano provocato un esteso e letale episodio epidemico di antrace, che finì per smascherare le attività proibite di guerra biologica dell’Unione Sovietica.

Dai resoconti giornalistici sull’esplosione non risultava con chiarezza quali fossero esattamente le strutture di VECTOR e i laboratori colpiti dall’esplosione e dall’incendio. A preoccupare in particolare era la struttura che contiene alcuni degli unici esemplari rimasti al mondo del virus del vaiolo, in uno dei due soli siti cui sono conservati sotto la regolare sorveglianza dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).

Dopo le notizie diffuse dai media e le seguenti richieste di informazioni dell’OMS, la direzione di VECTOR ha risposto rassicurando; un portavoce dell’OMS ha dichiarato che il deposito dei virus del vaiolo non era stato interessato dall’evento e che quindi non c’era alcun bisogno di una successiva visita di controllo o di un’ispezione straordinaria.

L’ultima visita degli ispettori dell’OMS è avvenuta nel febbraio 2019; il loro rapporto è ancora in via di revisione, ma i precedenti rapporti ispettivi hanno trovato che VECTOR risponde agli standard internazionali di sicurezza e protezione biologica per la ricerca sul vaiolo. La squadra ispeziona con cadenza biennale sia VECTOR che la sua controparte negli Stati Uniti, il deposito di vaiolo dei Centers for Disease Control and Prevention.

Ma se l’OMS è stata rassicurata dalla risposta dei responsabili di VECTOR, altri hanno continuato a nutrire delle perplessità. Poco più di un mese prima, un esplosione in un sito russo di test militari aveva spinto alcuni funzionari dell’intelligence statunitense a sospettare che la Russia stesse sperimentando un missile da crociera a propulsione nucleare. Le spiegazioni delle autorità governative su ciò che era accaduto e se vi era stato o meno un aumento dei livelli di radiazioni erano rapidamente cambiate nel periodo successivo al cosiddetto incidente di Nënoksa.


L’OMS ha finito per concludere che il deposito di virus del vaiolo era intatto, e che VECTOR aveva effettivamente pubblicato un breve rapporto sul suo sito web il giorno dell’incidente, ma forse i funzionari di VECTOR avrebbero fatto bene a fare uno sforzo di trasparenza: informare direttamente dell’esplosione l’organismo sanitario, invece di… L’ARTICOLO CONTINUA QUI

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