Microplastiche, microsfere e plastica monouso avvelenano la vita marina e danneggiano gli esseri umani»

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Microplastiche, microsfere e plastica monouso avvelenano la vita marina e danneggiano gli esseri umani»

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Secondo “The new plastics economy Global Commitment 2019 Progress report” pubblicato dalla Ellen MacArthur Foundation, in collaborazione con United Nation environment programme (Unep) e il Global Commitment unites businesses, «Ogni anno, circa otto milioni di tonnellate di plastica finiscono nell’oceano, equivalenti a un camion della spazzatura pieno scaricato in mare ogni minuto. Tra il 60 e il 90% della spazzatura che si accumula sulle coste, sulla superficie e il fondale marino è costituito da plastica.  Gli articoli più comuni sono mozziconi di sigarette, borse e contenitori per alimenti e bevande. Di conseguenza, i rifiuti marini danneggiano oltre 800 specie marine, di cui 15 in pericolo di estinzione. E la plastica consumata dalle specie marine entra nella catena alimentare umana attraverso il consumo di pesce».

L’Unep evidebzia che «Ovunque nel mondo, le persone si uniscono per esigere dei cambiamenti nei modi in cui produciamo e utilizziamo le materie plastiche. Milioni di dollari vengono investiti nella bonifica dei nostri oceani, dei nostri fiumi e delle nostre spiagge, con l’obiettivo di invertire l la tendenza dell’inquinamento da plastiche. Questi sforzi sono essenziali, ma saranno inutili se continuiamo a sversare sempre più plastiche nel nostro ambiente, di portarle nelle discariche o anche di incenerirle. Dobbiamo affrontare il probrema alla fonte ed è quello che Global Commitment mira a fare».

Ma negli ultimi 20 anni la proliferazione di microplastiche, microsfere e materie plastiche monouso ha reso, in modo allarmante, questo problema ancora più pronunciato. All’Unep evidenziano che «La maggior parte delle persone associa l’inquinamento della plastica marina a ciò che può vedere lungo le coste o galleggiare sulle superfici marine. Ma le microplastiche e le microsfere rappresentano una sfida nascosta in quanto non visibili e, quindi, lontano dai nostri pensieri».

L’Unep, dando il via a una nuova campagna di sensibilizzazione sui danni causati dalla plastica presente nei prodotti per la cura della persona e sui cambiamenti che possono essere attuati i per ridurre la nostra impronta di plastica, ha chiesto. «Cosa c’è nel tuo bagno?» e ha risposto che negli ingredienti elencati nei negli ingredienti dei cosmetici ci sono diverse microplastiche: polietilene (PE), Polimetilmetacrilato (PMMA), Nylon, Polietilentereftalato (PET) e Polipropilene (PP).

Nel 2017 l’Unep ha lanciato la campagna Clean Seas per stimolare un movimento globale che combatte la plastica monouso e le microsfere. Giunta alla seconda fase, Clean Seas sta facendo luce su alcuni aspetti specifici dei rifiuti marini, come l’inquinamento da plastica prodotto dall’industria cosmetica e il nuovo rapporto sottolinea che «Molti consumatori non sono consapevoli di quanta plastica possa esserci negli articoli per la cura della persona che usano quotidianamente su viso e corpo».  Tutto, dalla plastica degli imballaggi alle microplastiche inferiori a 5 mm nascoste all’interno dei prodotti, tra cui perline o glitter, sembrano pensate per finire negli scarichi dei nostri bagni, viaggiare attraverso fognature, depuratori – quando ci sono – e fiumi e finire nel mare.

L’Unep ricorda che «Le microplastiche sono troppo piccole per essere filtrate dagli impianti di trattamento dei rifiuti e attirano tossine e batteri presenti nell’acqua che si attaccano alle loro superfici. Poiché sembrano cibo, vengono mangiate da pesci, anfibi, insetti, larve e animali marini, nonché uccelli marini e altre forme di vita marina, bloccando il loro tratto digestivo e causando problemi fisici. Oltre a mettere in pericolo la vita marina, le implicazioni per la salute delle microplastiche sull’uomo non sono ancora del tutto note, ma si ritiene che la loro prevalenza in abiti, cibo, acqua e cosmetici sia di vasta portata».

Per questo l’Unep invita i consumatori di tutto il mondo a dedicare questa settimana a esaminare i prodotti presenti nei loro bagni e a sostituire quelli che contengono microplastiche con altri prodotti utilizzando alternative più sicure.

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