Le emissioni di gas serra continuano a crescere: nuovo record negativo
L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) ha annunciato che le emissioni di gas serra hanno raggiunto un nuovo, storico record negativo. Le concentrazioni di anidride carbonica nel 2018 sono infatti state superiori rispetto a quelle del 2017, raggiungendo la soglia delle 407,8 parti per milione (ppm) contro le 405,5 ppm dell’anno precedente. Continuiamo a riscaldare il pianeta nonostante i proclami dell’Accordo di Parigi sul clima, avvicinandoci sempre più rapidamente al punto di non ritorno.
di Andrea Centini
scienze.fanpage.it
I gas a effetto serra hanno toccato un nuovo, drammatico record negativo. Nel 2018 le concentrazioni di anidride carbonica (CO2), il principale gas a catalizzare il riscaldamento globale, hanno infatti raggiunto la soglia delle 407,8 parti per milione (ppm) in atmosfera, rispetto alle 405,5 parti per milione rilevate nel 2017. Ciò significa che c’è stato un ennesimo incremento, nonostante tutti i proclami fatti dagli Stati per perseguire l’obiettivo dell’Accordo di Parigi sul clima, legato alla riduzione delle emissioni. La situazione continua dunque a peggiorare inesorabilmente, avvicinandoci sempre di più al baratro e alla via del non ritorno.
WMO issues #GreenhouseGas Bulletin on concentrations of CO2 and other long-lived gases in atmosphere on Mon 25 Nov at 1100 CET (1000 GMT). Livecast on https://t.co/Rw9lrF4JTq #ClimateAction #COP25 pic.twitter.com/32MCSHZa1z
— WMO | OMM (@WMO) 22 novembre 2019
Ad annunciare il dato è stata l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (World Meteorological Organization – OMM/WMO), che ha pubblicato un nuovo bollettino relativo al monitoraggio dei gas a effetto serra. La tendenza in aumento del principale volano dei cambiamenti climatici, immesso in atmosfera da varie attività antropiche quali processi industriali, sistemi di riscaldamento, incendi, allevamenti intensivi e traffico, avrà un impatto estremamente negativo sulle prossime generazioni, come affermato dalla stessa organizzazione intergovernativa in un comunicato stampa. “Temperature in aumento, condizioni meteorologiche più estreme, stress idrico, innalzamento del livello del mare e perturbazioni degli ecosistemi marini e terrestri” saranno tra le principali conseguenze con le quali bisognerà fare i conti. Senza contare la diffusione delle malattie, le carestie, le migrazioni di massa e le guerre per risorse e territorio che potrebbero mettere in ginocchio intere nazioni.
L’aumento nelle concentrazioni dell’anidride carbonica rilevate dagli esperti tra il 2017 e il 2018 è analogo a quello registrato tra il 2016 e il 2017, mostrando un trend tutto fuorché in calo, come auspicato dai buoni propositi dei governi. Ma se non si interverrà in modo incisivo e rapido, anche l’obiettivo “minimo” di contenere l’innalzamento delle temperature globali medie a 1,5° gradi centigradi rispetto all’epoca preindustriale sarà ampiamente disatteso. E se ciò avverrà, l’umanità rischia di andare incontro a “sofferenze indicibili”, come sottolineato recentemente da ben 11mila scienziati, firmatari del più approfondito studio sui cambiamenti climatici. Alcuni studiosi ipotizzano la fine della civiltà umana già entro il 2050.
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— WMO | OMM (@WMO) 25 novembre 2019