E se la vita terrestre avesse fecondato lo spazio?

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E se la vita terrestre avesse fecondato lo spazio?

In un lontano passato, microrganismi terrestri proiettati nell’alta stratosfera da eccezionali turbolenze atmosferiche o dall’attività vulcanica potrebbero essere stati catturati e portati nello spazio interstellare da comete che sfiorarono il nostro pianeta
di Abraham Loeb/Scientific American
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Il lancio della cagnetta-astronauta Laika a bordo dello Sputnik 2 il 3 novembre 1957 fu un evento storico, la prima dimostrazione che gli esseri umani sono in grado di inviare la vita nel cosmo. Come spesso accade, l’orgoglio umano andrebbe però un po’ ridimensionato: madre natura ha già fatto la stessa cosa moltissime volte, quando pezzi di rocce terrestri sono stati proiettati nello spazio a seguito degli impatti di asteroidi sul nostro pianeta.

È probabile che alcuni di quei pezzi di roccia avessero a bordo minuscoli astronauti sotto forma di microrganismi presenti al loro interno. E altri pianeti hanno ricambiato la cortesia: quasi vent’anni fa abbiamo scoperto che un meteorite chiamato ALH84001, ritrovato in Antartide, non ha mai superato i 40 °C di temperatura dopo essere stato espulso dalla superficie di Marte, da dove proviene. Inoltre un articolo pubblicato su “Science” qualche anno prima sosteneva che ci fossero prove di una precedente presenza di attività biologica all’interno di quel pezzo di roccia marziana.

Strutture simili a batteri fossilizzati nel meteorite marziano ALH84001 (NASA)

Questa affermazione alla fine è stata rifiutata dalla maggior parte del mondo scientifico, ma il principio rimane valido e solleva la possibilità che, se miliardi di anni fa ci fu un trasferimento di organismi da Marte alla Terra, quegli organismi potrebbero essere stati i semi della vita sul nostro pianeta. Se così fosse, saremmo tutti, letteralmente, marziani.

Data l’esistenza di questo sistema di consegne di organismi biologici, è naturale chiedersi se sia possibile che un pacco spedito dalla Terra sia stato inviato non solo a Marte, ma anche al di fuori del sistema solare ben prima del lancio delle sonde Voyager 1 e 2.

Nella maggior parte dei casi, l’impatto di un asteroide non ha abbastanza forza da proiettare pezzi di roccia terrestre a una velocità sufficiente per uscire dal sistema solare. Però ci sono molti oggetti del sistema solare che passano gran parte del tempo nella nube di Oort, una sorta di vivaio di comete legato debolmente al Sole, dal quale dista fino a 100.000 volte di più rispetto a quanto ne dista la Terra.

Ogni tanto alcuni di questi oggetti fanno la loro comparsa sotto forma di comete di lungo periodo con orbite eccentriche che le portano in prossimità del Sole, da dove l’effetto di fionda gravitazionale dei pianeti le può proiettare anche al di fuori dal sistema solare, come una pallina in un flipper.

Quelle che passano molto vicino alla Terra, ad appena 50-100 chilometri dalla superficie, potrebbero raccogliere vita dall’atmosfera, come un cucchiaino che passa nella schiuma di un cappuccino. Poco si sa sulla quantità di microbi negli strati più alti dell’atmosfera, ma è ben noto che esistono colonie di microrganismi ad altitudini tra i 48 e i 77 chilometri.

In un nuovo articolo scritto con il mio studente laureando Amir Siraj, abbiamo calcolato che potrebbero esserci state decine di simili eventi di esportazione della vita nel corso dell’esistenza della Terra. Si ritiene che il numero di eventi associati ad asteroidi provenienti da fuori del sistema solare che hanno sfiorato l’atmosfera del nostro pianeta sia simile.

Questo numero aumenterebbe di vari ordini di grandezza se in alcuni momenti della storia della Terra ci fosse vita al di sopra dei 100 chilometri di altitudine a causa di una maggiore turbolenza atmosferica o dell’attività vulcanica. Questi oggetti non possono passare troppo vicino alla superficie terrestre, perché l’attrito dell’aria li rallenterebbe e li costringerebbe a schiantarsi oppure li consumerebbe bruciandoli completamente… L’ARTICOLO CONTINUA QUI

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