La marea nera sulle coste del Brasile provocata da una petroliera greca? Perchè questo disastro è sparito dalle cronache mondiali?

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La marea nera sulle coste del Brasile provocata da una petroliera greca? Perchè questo disastro è sparito dalle cronache mondiali?

Greenpeace e Wwf: ritardi e negligenza del governo nel rispondere al più grande disastro marino del Brasile
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Il governo brasiliano ha detto che sarebbe stata la petroliera greca Bouboulina ad aver causato la fuoriuscita di petrolio che ha già inquinato oltre 2.000 km di costa nord-orientale del Brasile, ma la marea nera continua a imbrattare spiagge, coste e mangrovieti.

In un comunicato Greenpeace Brasil spiega: «Stiamo ancora seguendo l’avanzamento delle indagini, ma che si tratti di una perdita accidentale o di una fuoriuscita criminale, la conferma della causa è essenziale per ritenere responsabili i colpevoli e anche per fermare il problema in quanto dovrà rispondere a molte domande ancora aperte, come ad esempio quanto sia il petrolio finito in mare, che continua a raggiungere le spiagge. Tuttavia, gli impatti sono già avvenuti, sia ecologici, con spiagge, mangrovie ed estuari macchiati di petrolio greggio, sia sociali, con innumerevoli persone sono ancora a rischio per la loro salute se esposte a sostanze tossiche, direttamente per contatto o indirettamente per ingestione di pesci e frutti di mare contaminati, per non parlare del danno economico al turismo e alla pesca. Al momento, quindi, si continua a richiedere un maggiore impegno del governo per ridurre al minimo i danni ambientali, proteggere la popolazione e sostenere le persone colpite.  A Greenpeace, continuiamo a monitorare la situazione, supportiamo i gruppi di volontari nella pulizia e documentiamo e conduciamo ricerche per valutare il livello di distruzione. Solo una transizione verso un’energia pulita e rinnovabile che ponga fine all’era petrolifera può garantire che catastrofi come questa non si ripetano».

Il Wwf Brasil ricorda che «Le prime notizie sull’arrivo del petrolio sulla costa nord-orientale del Brasile risalgono al 30 agosto, nello Stato di Paraíba. Secondo gli ultimi dati del governo federale, sono state raccolte 525 tonnellate di petrolio e da allora ci sono 200 località interessate. L’entità della tragedia è enorme per estensione – oltre 2.500 chilometri di costa colpita dal petrolio – sia per gli impatti sull’ambiente, sull’economia e sui mezzi di sussistenza delle persone che vivono direttamente dalle risorse naturali marine. La pesca e il turismo saranno i primi settori colpiti».

Il Wwf sembra credere poco all’incidente della petroliera e dice che «L’origine del petrolio non è stata ancora confermata, e invece di agire per identificare e punire i responsabili e, in particolare, contenere il più grande disastro ambientale negli oceani del paese, il governo continua a suggerire teorie prive di fondamento come che la fuoriuscita sarebbe stata innescata per impedire le gare la negoziazione dell’esplorazione petrolifera».

Quel che è certo è che la risposta del governo del neofascista Jair Bolsonaro è stata lenta e confusa e chi vive nelle aree interessate dal Plano Nacional de Contenção (PNC) dice che le operazioni di prevenzione e intervento non sono state attuate modo efficace.  Forse anche perché ad aprile il governo Bolsonaro ha abolito il comitato esecutivo che avrebbe dovuto attuare il PNC in caso di catastrofe – e avrebbe dovuto formare comitati locali e piani d’azione per ciascuna regione. Il Wwf Brasil denuncia che «Non è stato fatto nulla anche se la crisi è in corso da quasi due mesi. Nessuno dei rapporti sull’origine del petrolio è stato divulgato, né è stata effettuata una raccolta sistematica di campioni per delineare l’origine della sostanza. Queste misure devono essere prese in nome della certezza del diritto per le concessioni – in futuro, tali campioni saranno necessari per definire la responsabilità nei confronti delle persone colpite – e in nome della trasparenza, dell’obbligo e del dovere dei funzionari pubblici. Non ci sono inoltre dettagli sulle risorse utilizzate per combattere questa tragedia, come la forza lavoro del ministero dell’ambiente o l’ubicazione delle azioni per contenere o mitigare il danno».

Il 17 ottobre è stata avviata una Action Class in tribunale che chiede di di stabilire un periodo di 24 ore affinché il governo attui un piano di emergenza per contenere i danni causati dalle maree nere che hanno colpito la costa nord-orientale del Brasile, il governo Bolsonaro ha risposto che agisce in conformità con i suoi obblighi legali , ma il PNC, approvato nel nel 2013, non è stato ancora attuato» e le comunità locali evidenziano il modo improvvisato in cui hanno lavorato le squade re di bonifica e un’evidente mancanza di formazione e preparazione tecnica per affrontare la situazione, oltre al fatto che il PNC non sta funzionando come dovrebbe.

Di fronte alle carenze e alla confusione del governo federale si sono mosse le comunità locali, come a Cabo Agostinho, nello stato del Pernambuco, dove il 20 ottobre circa 150 volontari hanno lavorato per circa 10 ore raccogliendo il materiale inquinante. Ma alla fine, l’alta marea ha portato nuovo petrolio.

Il Wwf Brasil sottolinea che «L’entità di questo disastro richiede una risposta tempestiva. E questa è responsabilità del governo federale. La tragedia è già in atto. E’ indispensabile che il governo federale sia efficace nelle sue azioni: il petrolio deve essere contenuto, il materiale deve essere rimosso immediatamente e in sicurezza. E’ inoltre indispensabile che il governo sia consapevole delle esigenze di sicurezza sanitaria: le popolazioni non possono essere soggette a questo inquinamento. Un disastro per la salute pubblica potrebbe essere il prossimo capitolo di questa storia. È dovere dei pubblici ufficiali ripulire questo sporco».

I più colpiti sono i pescatori pernambucani: le vendite di frutti di mare e pesce, una parte importante dell’economia locale, sono fortemente diminuite perché la gente teme che siano contaminati dal greggio che spaventa l’intero Brasile. Le comunità di pescatori sono sfiduciate per le prospettive future e si aspetterebbero un aiuto dal governo.

Greenpeace Brasil fa l’esempio della regione di Suape e di ilha de Cocaia, che è quella che è stata più inquinata dal petrolio in tutta la costa di Cabo de Santo Agostinho. Si tratta di un’area con estese barriere coralline e molti mangrovieti e che finora era un paradiso per pesci e crostacei. I pescatori ormai passano la giornata a raccogliere petrolio raccolgono solo petrolio e quando si svegliano il giorno dopo ne trovano ancora appena spiaggiato.  Molti pescatori e molluschicoltori sono troppo poveri per avere un’assicurazione e temono di rimanere presto senza un soldo e soprattutto senza cibo e stanno raccogliendo il greggio con reti e amache.

A ripulire le spiagge sono stati soprattutto i volontari – in particolare donne – e molti senza nessun tipo di protezione, anche perche per molti giorni i dispositivi non erano disponibili. In molti si sono sentiti male ma, nonostante questo, pescatori e molloschicoltori sono all’opera per ripulire le foreste di mangrovie. Tutti chiedono che il governo federale e quello statale li assistano nella bonifica di spiagge e coste oppure che forniscano degli aiuti economici a chi lavora alla rimozione del greggio. Un pescatore, Nal dell’Associação de Pescadores e Pescadoras Profissionais do Cabo de Santo Agostinho ha detto a Greenpeace Brasil: «Vorrei chiedere al governo federale e statale di essere più sensibile alle cause ambientali. Fagli capire che se smettono esiste il mare, la foresta, finiscono anche loro. Non ci saranno generazione dopo i loro figli, i nostri figli, i nostri nipoti. Il mare è la cosa più bella del mondo. Voglio che tu si prendano cura della natura. Se lo merita». Valéria aggiunge. «Siamo tutti esseri umani Indipendentemente dal fatto che io sia nordestina o meno, sono un essere umano, sono anche io fatta di carne, anche il mio sangue è rosso. E può darsi che una persona del Sud abbia bisogno di sangue e che un nordestino glielo doni. Siamo esseri umani e meritiamo dignità e rispetto, niente di più».

Ma l se la pulizia delle spiagge del Nord-Est del Brasile è difficile, richiede pazienza attrezzature adeguate, la pulizia dei mangrovieti è un lavoro ancora più complesso e sono i pescatori e i molluschicoltori ad essersene assunto il compito.

Il pieno recupero di un ambiente devastato dalla marea nera è la sola cosa che può permettere a questa gente di sopravvivere, ma le mangrovie non stanno ricevendo la stessa attenzione delle spiagge turistiche.

Qualche giorno fa, la ministro dell’Agricoltura Tereza Cristina ha detto che a questi pescatori e molluschicoltori si potrebbero estendere i sussidi per il fermo-pesca ai gamberi e il governo di Pernambuco li sta registrando per un possibile i molluschi per un risarcimento in futuro. Ma per ora, non hanno ancora ricevuto nulla e non sanno quando potranno riprendere le loro attività. Nel frattempo, la gente non compra più pesci, crostacei e frutti di mare e la loro fonte di reddito è praticamente inesistente.

Anche se il segretario alla pesca e all’acquacoltura del ministero dell’agricoltura, Jorge Seif Junior, ha detto che i pesci della costa nord-orientale dl Brasile possono essere consumati normalmente, da una ricerca dell’Universidade Federal da Bahia,  che ha esaminato circa 30 animali marini, è venuto fuori che sono tutti contaminati dal petrolio e, per ora, i ricercatori raccomandano di evitarne il consumo.

Greenpeace Brasil conclude: «Le mangrovie sono i vivai della vita marina e quindi sono essenziali per gli oceani. E, come ci hanno abbiamo detto i pernambucani, qui nasce anche la loro vita».

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