Continua il commercio illegale di tartarughe marine in Indonesia, Malaysia e Vietnam

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Continua il commercio illegale di tartarughe marine in Indonesia, Malaysia e Vietnam

Sequestrate migliaia di tartarughe marine e uova. Un commercio illegale che coinvolge tutto il mondo, anche l’Europa
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Secondo lo studio “A Rapid Assessment on the Trade in Marine Turtles in Indonesia, Malaysia and Viet Nam” condotto da Traffic e commissionato dal Segretariato della Convention on international trade in endangered species of wild fauna and flora (Cites) documenta la drammatica realtà di migliaia di tartarughe marine e di loro parti rinvenute durante i sequestri realizzati dalle forze dell’ordine, sia nei in vendita sia nei mercati che online, in Indonesia, Malesia e Vietnam. Si tratta della punta dell’iceberg di un traffico illegale di questi rettili marini che potrebbe avere dimensioni molto più ampie, con conseguenze catastrofiche per specie spesso già a rischio.

Secondo lo studio, realizzato da Lalita Gomez e Kanitha Krishnasamy e o finanziato in gran parte dall’Unione europea attraverso il progetto Minimising the illegal killing of elephants and other endangered species (Mikes) che viene attuato dal Segretariato Cites, «Dal 2015 al luglio 2019, almeno 2.354 tartarughe intere, sia vive che morte, sono state sequestrate in 163 blitz delle forze dell’ordine nei tre Paesi. Sono state sequestrate oltre 91.000 uova (di cui oltre 75.000 sono state sequestrate solo in Malaysia), insieme a quasi 3.000 carapaci e a 1, 7 tonnellate di carne di tartaruga».

L’analisi dei dati sui sequestri effettuati nel 2016 e nel 2017 al di fuori di questi tre Paesi asiatici ha dimostrato il coinvolgimento di Indonesia e il Vietnam nel traffico internazionale di tartarughe marine. Il Vietnam era collegato a 6 degli 8 episodi di sequestro esaminati, sia come Paese di origine che di destinazione. Negli 8 sequestri sono state trovate almeno 782 tartarughe embricate (Eretmochelys imbricata), con oltre 380 di queste dirette dalla Francia verso il Vietnam, ma che erano state catturate ad Haiti.

Insomma un traffico globale che preoccupa non poco la Krishnasamy, direttrice di Traffic per il sud-est asiatico, che sottolinea: «Le tartarughe marine nuotano da tempo in acque agitate. La nostra ricerca nel corso degli anni ha costantemente mostrato livelli significativi di commercio illegale in diversi Paesi della regione, con poche prove di riduzione delle minacce. Considerando che le popolazioni di queste tartarughe sono in declino a livello globale, questo livello di persistente commercio illegale presenta una cupa prospettiva futura per questi nomadi marini a meno che non vengano intraprese, come prioritarie, azioni di collaborazione immediate».

Tutte le specie di tartarughe marine sono elencate nell’appendice I della Cites che vieta il commercio internazionale commerciale di tartarughe marine e di loro parti e derivati. Le catture e il commercio locale sono regolati dalla Cites e comunque le leggi nazionali in Indonesia e Vietnam vietano la cattura e la vendita di tartarughe marine. Tuttavia, in alcuni Stati della Malaysia peninsulare il commercio di uova di tartaruga di alcune specie è legale.

Lo studio ha anche esaminato le rotte del contrabbando, gli hotspot del commercio illegale e le dinamiche e i driver del commercio interno e i risultati «dimostrano l’importanza di un monitoraggio a lungo termine più coerente delle tendenze e delle dinamiche commerciali in alcune posizioni chiave, comprese quelle non coperte da questo studio, che è stato intrapreso come una rapida analisi dell’attuale livello di commercializzazione.

Ivonne Higuero, segretaria generale Cites, conclude: «Lo studio mostra chiaramente che è necessario continuare a sostenere localmente l’attuazione e l’applicazione delle normative nazionali e internazionali per le tartarughe marine, il che si riflette nella serie completa di decisioni adottate nella recente riunione della Conferenza delle parti della Cites. Il segretariato Cites è pronto a collaborare con i nostri partner, incluso l’International consortium on combating wildlife crime (Iccwc), per supportare in questo senso gli Stati dell’areale».

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