2I/Borisov, la viaggiatrice interstellare che affascina gli astronomi di tutto il mondo

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2I/Borisov, la viaggiatrice interstellare che affascina gli astronomi di tutto il mondo

Individuata già al suo ingresso nel sistema solare, la cometa di origine interstellare 2I/Borisov – il secondo oggetto proveniente dallo spazio profondo mai osservato – permette osservazioni più prolungate e dettagliate di quanto sia stato possibile fare con ‘Oumuamua. E stanno già arrivando i primi risultati che chiariranno la composizione chimico-fisica delle polveri cosmiche
di Alexandra Witze/Nature

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Dal picco più alto delle Hawaii a un altipiano sulle Ande, nelle prossime settimane alcuni telescopi tra i più grandi della Terra saranno puntati verso una macchiolina di luce sfuocata. Lo stesso pezzetto di cielo avrà anche l’attenzione di Gennady Borisov, un astrofilo che vive in Crimea, e di tanti altri appassionati che sacrificano le ore di sonno e preferiscono appisolarsi al lavoro durante il giorno piuttosto che perdere questa opportunità d’oro.

Quello che osservano è il passaggio di un raro visitatore nel punto della sua orbita più vicino al Sole. A seguire avranno solo pochi mesi per raccogliere tutte le informazioni che riescono a ottenere da quell’oggetto prima che sparisca per sempre nell’oscurità dello spazio.

Quell’agglomerato di roccia e ghiaccio si è messo in viaggio milioni di anni fa da un punto a molti anni luce dalla Terra. È stato espulso dal suo luogo d’origine da una spinta gravitazionale violenta, forse dovuta a un vicino pianeta o a una stella di passaggio, e da allora vaga tra gli astri, fino a dirigersi ora verso di noi.

Il 30 agosto Borisov ha notato l’oggetto nel cielo prima dell’alba: brillava debolmente e aveva una coda larga e tozza. La cometa, poi denominata 2I/Borisov in onore del suo scopritore, ha attirato l’attenzione internazionale perché è solo il secondo oggetto noto a entrare nel nostro sistema solare dallo spazio interstellare, se si escludono alcune particelle di polvere aliene. “Questa è la mia ottava cometa ed è una cosa meravigliosa”, afferma Borisov, e aggiunge che è stato “un grande colpo di fortuna scoprire un oggetto così eccezionale”.

2I/Borisov è molto diverso dal primo intruso interstellare, un oggetto piccolo e scuro, all’apparenza roccioso, denominato 1I/’Oumuamua, che è sfrecciato nei pressi del Sole nel 2017. Insieme, questi due oggetti interstellari stanno riscrivendo quello che sa la scienza a proposito dei corpi ghiacciati (stimati in ben 1026) che vagano senza ormeggi in tutta la Via Lattea.

Tra le altre cose, 1I/’Oumuamua e 2I/Borisov hanno permesso per la prima volta di conoscere direttamente la composizione fisica e chimica delle nubi di polveri e frammenti di roccia che si trovano intorno alle stelle giovani e che sono la fucina dei pianeti. Questi campioni provenienti da altri sistemi planetari permettono ai ricercatori di capire se il nostro sistema solare sia unico nel suo genere oppure condivida gli stessi componenti di base di altri sistemi planetari della Via Lattea.

Dato che 2I/Borisov è stato individuato quando stava arrivando nel sistema solare, ora gli astronomi hanno molti mesi per studiarlo, al contrario di quanto è avvenuto con ‘Oumuamua; a quest’ultimo infatti hanno potuto dare appena un’occhiata, visto che l’hanno scoperto quando già si stava allontanando. Di conseguenza contano di poter scoprire molto di più a proposito di 2I/Borisov, inclusa la composizione chimica del suo cuore di ghiaccio. Finora questa è in assoluto la migliore occasione di osservare un oggetto la cui formazione sia avvenuta attorno a un’altra stella.

Per di più, dato che i telescopi continuano a sondare il cielo alla ricerca di oggetti che brillano debolmente e si muovono veloci, i ricercatori si aspettano di scoprire molti altri intrusi di origine interstellare nei prossimi anni. “È stato bellissimo vedere come questo abbia aperto un nuovo campo di studio e vedere come si sviluppa”, afferma Michele Bannister, astronoma planetaria alla Queen’s University a Belfast, nel Regno Unito.

Origini polverose
È probabile che gli oggetti interstellari siano nati dall’ammassarsi di alcuni grani di ghiaccio all’interno del disco di gas e polveri che ruota attorno a una stella giovane. Si tratta della stessa zona in cui i pianeti crescono, a partire da piccoli nuclei, per poi essere spostati da un’orbita all’altra da collisioni e spinte gravitazionali.

I pianeti passano attraverso l’ammasso di grani di ghiaccio come uno spazzaneve che si fa strada in un mucchio di chicchi di grandine. I risultati delle modellizzazioni suggeriscono che i pianeti proiettino più del 90 per cento di quei “chicchi di grandine” fuori dalla sfera di influenza della stella, fino allo spazio interstellare, dove questi oggetti vagano sparsi e solitari finché non passano abbastanza vicino a un’altra stella che con la sua gravità li attrae per una rapida visita.

Gli astronomi si aspettavano che il primo oggetto interstellare che avrebbero visto somigliasse a una tipica cometa. Quasi tutte le comete del sistema solare arrivano da quel regno remoto chiamato Nube di Oort, una sorta di congelatore cosmico situato circa 1000 volte più lontano dal Sole di quanto non lo sia Plutone. Di tanto in tanto qualcosa perturba una di queste comete e la spedisce a capofitto verso il Sole; a mano a mano che si avvicina e si riscalda, il suo nucleo emette un getto di polveri e gas che forma la classica coda cometaria.

Invece, il primo oggetto interstellare osservato non somigliava affatto a una cometa convenzionale. Al contrario di queste ultime, ‘Oumuamua era piccolissimo (largo appena 200 metri circa) e fatto di roccia; inoltre aveva una forma a sigaro e per spostarsi ruotava su se stesso rovesciandosi da un’estremità all’altra. Questo è di fatto tutto quello che i ricercatori sono riusciti a scoprire prima che ‘Oumuamua uscisse dal sistema solare.

2I/Borisov, al contrario, ha l’aspetto di una normale cometa e i ricercatori stanno sfruttando il tempo a disposizione per studiarlo. “Siamo molto interessati a vedere quale sia la composizione chimica di questa cometa, per capire se è diversa da quelle del sistema solare”, afferma Karen Meech, astrobiologa all’Università delle Hawaii a Honolulu.

2I/Borisov ha un colore rossastro ed emette un getto continuo di particelle di polvere.  Ha un nucleo piuttosto piccolo, forse largo appena un chilometro, ma questa caratteristica non è inaudita per le comete del sistema solare.

“Dopo ‘Oumuamua abbiamo dovuto rivedere a fondo quello che credevamo a proposito delle caratteristiche degli oggetti interstellari”, afferma Matthew Knight, esperto di comete all’Università del Maryland a College Park. “Invece il secondo oggetto che arriva sembra corrispondere, per ora, a ciò che ci aspettavamo di vedere in una cometa espulsa da un’altra stella. Adesso mi sento molto meglio.” Questo suggerisce che i sistemi solari in cui si formano altri mondi potrebbero essere molto simili al nostro.

Le scoperte arrivano una dietro l’altra. Appena tre settimane dopo la prima osservazione di 2I/Borisov, gli astronomi hanno puntato verso il turista interstellare il telescopio William Herschel, alle Canarie, con il suo riflettore da 4,2 metri,  e hanno rilevato molecole di acido cianidrico che fuoriuscivano dalla cometa. Questa è stata in assoluto la prima rilevazione di gas da un oggetto estraneo al sistema solare.

La traiettoria della cometa 2I/Borisov(NASA/ESA/J. Olmsted and F. Summers/STScI)

L’11 ottobre un altro gruppo di ricerca ha usato un telescopio da 3,5 metri nel New Mexico e ha rilevato che la cometa rilasciava ossigeno, probabilmente derivato dalla scissione di molecole d’acqua nel nucleo della cometa. Ciò significa che per la prima volta la scienza ha individuato acqua proveniente da un altro sistema stellare ed entrata nel nostro. Considerate insieme, le quantità di acido cianidrico e acqua espulse dalla cometa non sono insolite rispetto a quanto i ricercatori hanno visto in molti altri oggetti celesti.

Gli astronomi stanno cercano di capire… L’ARTICOLO CONTINUA QUI

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