SI chiama Igea, il più piccolo pianeta nano del sistema solare

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Si chiama Igea, il più piccolo pianeta nano del sistema solare

Le immagini ottenute dal Very Large Telescope dell’European Southern Observatory hanno rivelato che l’asteroide Igea rispetta tutti e quattro i criteri per essere classificato come pianeta nano, diventando così il più piccolo oggetto di questa famiglia
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L’asteroide Igea potrebbe essere il più piccolo pianeta nano del sistema solare. La riclassificazione dell’oggetto celeste è stata annunciata su “Nature Astronomy” da ricercatori dell’European Southern Observatory (ESO), sulla base di nuovi dati acquisiti con lo strumento SPHERE, montato sul Very Large Telescope (VLT), in Cile. Igea sarebbe così il quarto pianeta nano, in ordine di grandezza, che si trova nella fascia degli asteroidi compresa tra Marte e Giove, dopo Cerere, Vesta e Pallade.

Per essere classificato come un pianeta nano, un oggetto del sistema solare deve soddisfare quattro criteri: orbitare attorno al Sole, non orbitare attorno a un altro pianeta (altrimenti sarebbe un satellite naturale), non aver spazzato via dalla propria orbita gli oggetti di dimensioni paragonabili (altrimenti sarebbe un pianeta) e infine avere una massa sufficiente a far sì che la sua stessa gravità produca una forma grosso modo sferica. Quest’ultimo tassello, che ancora mancava, è stato definito ora grazie alle potenzialità osservative di SPHERE.

“Grazie alla capacità unica dello strumento SPHERE, uno dei sistemi di cattura di immagini astronomiche più potenti al mondo, siamo riusciti a risolvere la forma di Igea, che risulta quasi sferica”, afferma Pierre Vernazza, del Laboratoire d’Astrophysique di Marsiglia in Francia, autore principale dello studio. “In base a queste immagini Igea può essere riclassificato come un pianeta nano, per ora il più piccolo del sistema solare.”

Gli strumenti hanno permesso di stimare con precisione anche il diametro di Igea: 430 chilometri. Per confronto Plutone, altro pianeta nano, ha un diametro di 2400 chilometri, Cerere di 950 chilometri. Le osservazioni, inoltre, hanno coperto il 95 per cento della superficie di Igea senza evidenziare crateri da impatto di grandi dimensioni, come ci si aspetterebbe in base al fatto che l’oggetto, insieme ad altri 7000 asteroidi, deriva dalla frantumazione di un oggetto molto più grande.

“Questo risultato è stato una vera sorpresa: ci aspettavamo la presenza di un grande bacino di impatto, come nel caso di Vesta, invece ne abbiamo individuati con sicurezza solo due di piccole dimensioni”, ha aggiunto Vernazza.

“Nessuno di questi due crateri può essere stato prodotto dall’impatto che ha dato origine alla famiglia di asteroidi a cui appartiene Igea. Sono asteroidi che hanno un diametro di circa 100 chilometri, i crateri quindi sono troppo piccoli”, ha sottolineato Miroslav Brož, ricercatore dell’Università di Praga, coautore dell’articolo.

Le simulazioni al computer mostrano che la famiglia di asteroidi di cui fa parte Igea è stata probabilmente generata da un gigantesco impatto avvenuto circa due miliardi di anni fa; in particolare, la collisione dovrebbe essere avvenuta tra un oggetto di dimensioni enormi e un proiettile di diametro compreso tra 750 e 150 chilometri

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