Scienziato condannato in Turchia per aver pubblicato studi ambientali sulla correlazione inquinamento/tumori

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Scienziato condannato in Turchia per aver pubblicato studi ambientali sulla correlazione inquinamento/tumori

Uno studio che dimostra il collegamento tra inquinamento e alta incidenza di cancro nella Turchia occidentale
www.greenreport.it

Bülent Şık, ex vicedirettore del Centro di sicurezza alimentare e di ricerca agricola dell’università di Akdeniz e attivista per i diritti umani è stato condannato a 15 mesi di prigione per aver pubblicato i risultati di uno studio, realizzato da Sik e altri scienziati, e che collega l’inquinamento di un fiume e dell’ambiente circostante a un’alta incidenza di cancro nella Turchia occidentale.

Nella sua arringa finale Can Atalay, l’avvocato dello scienziato, ha detto che «Bülent Şık ha adempiuto al suo dovere di cittadino e scienziato e ha utilizzato il suo diritto alla libertà di espressione», ma il tribunale di Istanbul ha condannato ugualmente Sik per divulgazione di informazioni classificate per aver pubblicato i risultati dello studio in quattro puntate arti sul giornale turco Cumhuriyet nell’aprile 2018.

E pensare che il team di Sik era stato incaricato direttamente dal ministero della Salute della Turchia di verificare se vi fosse una connessione tra tossicità nel suolo, acqua e cibo e l’elevata incidenza di tumori nella Turchia occidentale. Grazie a un lavoro durato 5 anni, il team di scienziati ha scoperto livelli pericolosi di pesticidi, metalli pesanti e idrocarburi policiclici aromatici in molti campioni di cibo e acqua provenienti da diverse province della Turchia occidentale. A causa dell’inquinamento da piombo, alluminio, cromo e arsenico, in diverse aree residenziali anche l’acqua è risultata pericolosa da bere.

Lo studio era stato completato nel 2015 e Şık aveva invitato i funzionari del governo ad agire già durante la prima riunione per discuterne i risultati. Per 3 anni il governo non ha mosso un dito e allo Sik ha deciso di pubblicare le scoperte del suo team su  Cumhuriyet, un giornale di Istanbul che è stato al centro della repressione contro la stampa libera scatenata dal presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. Inoltre, Bülent è fratello di Ahmet Şık, un parlamentare del partito di sinistra filo-kurdo Halkların Demokratik Partisi (Hdp), esponente sindacale di Türkiye Gazeteciler Sendikası e giornalista investigativo di Cumhuriyet  che era stato precedentemente incarcerato per aver criticato il governo.

Come fa notare Milena Buyum, un’esperta di Turchia di Amnesty International, «Quel che colpisce in questo caso è che il ministero della Salute non ha sostenuto che quel che Bülent ha pubblicato non fosse vero. L’affermazione del governo secondo cui le informazioni erano riservate suggerisce che ci fosse un vero pericolo per la salute».

Secondo la legge turca, pentendosi di quel che aveva fatto Şık avrebbe potuto evitare la prigione e ottenere la sospensione della condanna, ma quando il giudice glielo ha chiesto si è rifiutato di farlo: in una dichiarazione alla Corte, passata a Science  dal suo avvocato, Sik ha sottolineato che «I dati certi ottenuti dalla ricerca ci impediscono di mettere discussioni le soluzioni. Nei miei articoli, ho mirato a informare l’opinione pubblica su questo studio sulla salute pubblica, che è stato tenuto segreto, e spingere le autorità pubbliche che dovrebbero risolvere i problemi ad agire».

Şık, che nel 2016 era stato licenziato dalla sua università dopo aver firmato una petizione per chiedere la pace tra le forze armate turche e i militanti kurdi nel sud-est della Turchia, ora è ancora libero in attesa dell’appello. Dopo lo strano e “annunciato” tentativo di colpo di Stato del 2016, in Turchia decine di scienziati sono stati licenziati dal lavoro, perseguitati o imprigionati dopo un’ondata di repressione del dissenso scatenata da Erdogan che non è ancora finita e che anzi si è inasprita dopo l’intervento militare turco in Siria a la recente sconfitta del partito islamista di destra del presidente alle recenti elezioni locali.

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