Protezione speciale per i pinguini imperatore: sono più a rischio di quel che si credeva

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Protezione speciale per i pinguini imperatore: sono più a rischio di quel che si credeva

Sono legati al ghiaccio marino per tutto il loro ciclo di vita e il cambiamento climatico può far scomparire il loro habitat
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Nel nuovo studio “The emperor penguin – Vulnerable to projected rates of warming and sea ice loss” pubblicato su Biological Conservation, un team internazionale di ricercatori, evidenzia «La necessità di ulteriori misure per proteggere e conservare una delle specie antartiche più iconiche: il pinguino imperatore ( Aptenodytes forsteri)». I ricercatori hanno esaminato oltre 150 studi sulla specie, il suo ambiente, il suo comportamento e carattere in relazione alla sua biologia riproduttiva.
Gli scienziati prevedono che i cambiamenti climatici e l’aumento delle temperature porteranno a un cambiamento dei modelli del vento avranno un impatto negativo sul ghiaccio marino sul quale si riproducono i pinguini imperatore e e alcuni studi indicano che, entro la fine del secolo, le popolazioni dei più grandi pinguini viventi diminuiranno di oltre il 50%. I ricercatori raccomandano quindi che «Lo status Iucn per la specie sia aumentato a “vulnerabile”». Nella Lista Rossa IUCN i pinguini imperatore sono attualmente elencati come specie “quasi minacciata” e gli scienziati concludono che «Sarebbero utili miglioramenti delle previsioni sui cambiamenti climatici in relazione agli impatti sulla fauna selvatica antartica» e raccomandano che «Il pinguino imperatore sia elencato dal Trattato antartico come specie specialmente protetta».

Il primo pinguino imperatore ( Aptenodytes forsteri ) mai catturato fu probabilmente catturato 200 anni fa durante la spedizione navale russa del 1819-1821, sotto il comando di Fabian Gottlieb von Bellingshausen. La specie fu per la prima volta descritta scientificamente e distinta dal suo parente più stretto, il pinguino reale ( A. patagonicus ), nel 1844 da George Robert Gray, ornitologo capo del British Museum. Gray esaminò e descrisse esemplari della spedizione navale britannica del 1839-1843, sotto il comando di James Clarke Ross, e dette al pinguino imperatore la denominazione ufficiale in latino in onore di Johann Reinhold Forster, il naturalista del secondo viaggio di James Cook del 1772- 1775.
I pinguini imperatore sono unici tra gli uccelli a riprodursi sul ghiaccio marino antartico stagionale. Prima della deposizione delle uova e dell’allevamento dei pulcini, sia i maschi che le femmine devono costruire le loro riserve corporee di grasso, necessarie affinché le femmine depongano il loro solo uovo e perché i maschi possano digiunare mentre affrontano l’intera incubazione dell’uovo durante l’inverno antartico. Gli uccelli si riuniscono nei loro siti preferiti da aprile in poi, sul ghiaccio marino che diventa rapidamente stabile. Corteggiamento, deposizione delle uova e incubazione avvengono man mano che procede l’inverno. Le uova si schiudono e i pulcini vengono allevati a luglio e agosto, in pieno inverno antartico, il periodo più freddo. I pulcini vengono lasciati soli nella colonia a settembre, per consentire ai genitori di nutrirsi simultaneamente per soddisfare le crescenti esigenze del loro pulcino. I pulcini vengono infatti cibati da entrambi i genitori fino a quando non sono pronti a prendere il mare, di solito a dicembre, poco prima, che il ghiaccio cominci velocemente a sciogliersi.

Tra gennaio e marzo gli adulti vivono sulle isole accessibili, sulla calotta di ghiaccio continentale dove è accessibile, sul ghiaccio marino o sul ghiaccio consolidato che normalmente si spostano con le correnti oceaniche e il vento, ma che possono fondersi e combinarsi. A differenza di tutte le altre famiglie di uccelli marini, i pinguini intraprendono una muta integrale, durante la quale sostituiscono tutto il loro piumaggio in poche settimane; durante questo periodo, il loro piumaggio non è più impermeabile e non possono entrare in mare. Quindi hanno bisogno di una base di ghiaccio stabile e di sufficienti riserve corporee per affrontare la muta con successo.
I pinguini imperatore dipendono dal ghiaccio stabile anche durante il periodo riproduttivo, quindi la formazione tardiva, lo scioglimento precoce o persino la mancata formazione di del ghiaccio marino riduce fortemente le possibilità di successo riproduttivo e la sopravvivenza della specie in un determinato luogo di riproduzione.

Il principale autore dello studio, Philip Trathan, responsabile biologia della conservazione del British Antarctic Survey (Bas) evidenzia che «L’attuale tasso di riscaldamento in alcune parti dell’Antartico è maggiore di qualsiasi altra cosa nella recente documentazione glaciologica. Sebbene i pinguini imperatore abbiano sperimentato periodi di riscaldamento e raffreddamento nel corso della loro storia evolutiva, gli attuali tassi di riscaldamento non hanno precedenti. Attualmente, non abbiamo idea di come gli imperatori si adegueranno alla perdita del loro principale habitat riproduttivo: il ghiaccio marino. Non sono agili e sarà difficile arrampicarsi a terra su coste ripide. Per la riproduzione dipendono dal ghiaccio marino e in un mondo in fase di riscaldamento c’è un’alta probabilità che questo diminuisca. Senza di esso, avranno un habitat di riproduzione minimo o nullo».
Maggiori misure di protezione consentiranno agli scienziati di coordinare la ricerca sulla resilienza dei pinguini a una serie di diverse minacce e fattori di stress.
Un altro autore dello studio, Peter Fretwell, specialista del telerilevamento del Bas, conferma. «Alcune colonie di pinguini imperatore potrebbero non sopravvivere nei prossimi decenni, quindi dobbiamo lavorare per fornire la massima protezione possibile alle specie, per offrire loro le migliori possibilità.
Il Regno Unito, sostenuto da un certo numero di altri Paesi i cui ricercatori hanno partecipato a questo lavoro scientifico, durante l’Antarctic Treaty Consultative Meeting 2019, tenutosi a Praga a luglio, ha informato i Paesi del Trattato Antartico che i pinguini imperatori sono minacciati dalla perdita del loro habitat riproduttivo e che dovrebbero essere istituite ulteriori protezioni. Un documento analogo è stato presentato anche alla Commission for the conservation of antarctic marine living resources (Ccamlr) che si riunirà a Hobart alla fine del mese e dove il Regno Unito sosterrà anche una serie di proposte per estendere la superficie delle Aree marine protette nell’Oceano Antartico.

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