L’inquinamento atmosferico in Africa Occidentale è da 100 a 150 volte più grave di quel che si credeva

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L’inquinamento atmosferico in Africa Occidentale è da 100 a 150 volte più grave di quel che si credeva

Le emissioni di inquinanti organici volatili superano ampiamente quelle di tutti i Paesi europei messi insieme
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Secondo lo studio “Anthropogenic VOC in Abidjan, southern West Africa: from source quantification to atmospheric impacts”, pubblicato recentemente su Atmospheric Chemistry and Physics da un team di ricercatori francesi, Ivoriani e britannici, «Le emissioni degli inquinanti organici volatili in Africa Occidentale sono da 100 a 150 volte suoeriori alle stime attuali per questa regione».

Lo studio, condotto da ricercatori dellle università di 1Clermont Auvergne, Paul Sabatier Université 3 Toulouse (Francia) Université Felix Houphouët-Boigny (Costa d’Avorio),

University of York (UK) IMT Lille Douai, Sciences de l’Atmosphère et Génie de l’Environnement (Francia), ha ottenuto questi risultati partendo da misurazioni sul terreno realizzate nel quadro del programma europeo Dynamics-aerosol-chemistry-cloud interactions in West Africa (DACCIWA) e, secondo i ricercatori «Allertano sull’urgenza di mettere in campo degli inventari delle emissioni regionali più realistici e adattati per prevedere meglio i loro impatti sulla salute, la qualità dell’aria e il clima».

Lo studio, condotto in Costa d’Avorio si basa sulle emissioni prodotte dal traffico stradale, dalla combustione dei rifiuti e dalle cucine domestiche, dimostrando che «superano ampiamente quelle di tutti i Paesi europei messi insieme».

L’Africa occidentale sta affrontando fenomeni giganteschi come una demografia esplosiva, un’urbanizzazione di massa e una deforestazione anarchica che tra il 200 e il 2030 dovrebbero provocare u il 300% in più di inquinamento di origine antropica, con impatti imprevedibili – ma certamente fortissimi – sulla salute della popolazione e degli ecosistemi, ma anche sulla meteorologia e il clima.

Il programma DACCIWA, finanziato dall’Unione europea e coordinato dal Karlsruher Institut für Technologie si interessa dei legami tra meteorologia e clima si interessa dei legami tra meteorologia, clima e inquinamento dell’aria in Africa Occidentale, dalla Costa d’Avorio alla Nigeria e permette per la prima volta a degli scienziati di studiare integralmente gli impatti delle emissioni naturali e antropiche sull’atmosfera di questa regione, così come sulla salute delle popolazioni, grazie a una campagna sul territorio sviluppata nel 2016.

Il team di DACCIWA spiega che «L’aria lungo il golfo di Guinea è un mix complesso e unico di diversi gas e areosol di origine naturale e umana: tra l’altro, venti monsonici carichi di sale marino, venti sahariani caricati di polvere, incendi forestali e fuochi domestici, discariche a cielo aperto nelle città, flotte di tankers al largo delle coste, piattaforme petrolifere e un parco auto vecchio. Nello stesso tempo gli strati multipli di nubi che si sviluppano in questo ambiente influenzano notevolmente la meteorologia e il clima. La composizione dell’aria e la sua influenza sulla formazione e dissipazione delle nubi non sono mai state studiate in questa regione, quindi, i modelli meteorologici e climatici sono ancora incompleti per quel che riguarda le interazioni aerosol-nubi in un ambiente chimico così complesso come quello del Golfo di Giunea». E il nuovo studio rende tutto questo ancora più complicato e pericoloso.

Il programma DACCIWA ha potuto utilizzare tre aerei da ricerca che hanno permesso di controllare l’inquinamento dell’aria dei porti e delle grandi città costiere (Abidjan, Accra, Lomé, Cotonou, Lagos) e il suo impatto sull’entroterra. Altri importanti mezzi sono stati dispiegati al suolo con analisi strumentali sofisticate realizzate per due mesi in Ghana, Benin e Nigeria che hanno tenuto costantemente sotto controllo le nubi e molti fenomeni fisici che contribuiscono alla loro formazione o alla loro dissipazione. Inoltre, dei palloni meteorologici sono stati lanciati più volte al giorno in tutta la regione e misurazione ad hoc dell’inquinamento atmosferico urbano e indagini sulla salute delle persone sono state realizzate ad Abidjan in Costa d’Avorio e a Cotonou in Benin.

Già prima della pubblicazione del nuovo studio, i ricercatori div cevano che «I primi risultati mostrano, in maniera sorprendente, che una gran parte dell’inquinamento è di origine organica, legato alla combustione permanente, a bassa temperatura, nelle discariche a cielo aperto. I particolati prodotti riducono la quantità di irraggiamento solare che raggiunge il suolo, modificando l’evoluzione diurna della temperatura, del vento e delle nubi, così come la dinamica atmosferica».
Il nuovo studio rivela dati molto preoccupanti, frutto anche dell’utilizzo dei Paesi dell’Africa Orientale come discariche dei nostri rifiuti pericolosi e dell’esportazione nostre auto inquinanti di seconda e terza mano che non potrebbero più circolare in Europa, ma fornisce ai governi dati per avviare politiche ambientali che permettano davvero uno sviluppo sostenibile della regione e indicazioni utili sulle conseguenze sanitarie di un inquinamento atmosferico che è molto maggiore di quel che si credeva.

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