L’innalzamento dei mari entro il 2050 potrebbe sommergere città dove vivono 150 milioni di persone

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L’innalzamento dei mari entro il 2050 potrebbe sommergere città dove vivono 150 milioni di persone

L’innalzamento del livello dei mari potrebbe colpire molte più persone rispetto a quanto si pensasse, cancellando alcune delle più grandi città costiere del mondo entro il 2050.
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I risultati di una ricerca pubblicata su Nature communications sono preoccupanti e decisamente peggiori rispetto alle previsioni fatte fino a oggi.
Entro i prossimi 30 anni, le terre su cui ora vivono 150 milioni di persone si troveranno sommerse dalle acque, il triplo rispetto alle stime precedenti.

Gli autori di questo nuovo studio hanno stimato ciò che potrebbe accadere da qui al 2050 analizzando le immagini satellitari e i dati relativi all’innalzamento delle acque marine registrate finora.

Le mappe pubblicate dal New York Times mettono a confronto le previsioni precedenti e quelle di questo nuovo studio. Dalle immagini è evidente come la situazione potrebbe essere molto peggiore di quanto si credesse.

Il sud del Vietnam potrebbe quasi scomparire e 20 milioni di persone- un quarto della popolazione – si troverebbero letteralmente sommerse dall’acqua.

In Thailandia, calcoli precedenti avevano calcolato il rischio di inondazioni per l’1% della popolazione, ma secondo la nuova ricerca la percentuale di cittadini colpiti dalle conseguenze dell’innalzamento delle acque sarà del 10%. Bangkok, capitale politica e commerciale, sarebbe la città più colpita in questa zona.

Anche Shanghai, una delle città asiatiche più importanti, è pesantemente minacciata dall’acqua.

Un destino identico è previsto per il centro Mumbai, capitale finanziaria dell’India nonché una delle più grandi città del mondo, che potrebbe essere essere spazzato via dal mare.

L’innalzamento dei mari non risparmierà nemmeno Alessandria, in Egitto, e Bassora, la seconda città più grande dell’Iraq: entrambe potrebbero trovarsi sott’acqua entro il 2050.

I cambiamenti climatici causeranno la modifica della morfologia delle terre emerse, inondando le aree costiere e costringendo i residenti a spostarsi verso l’entroterra. I danni economici e sociali potrebbero essere devastanti, e i risultati di questo studio dovrebbero servire a far comprendere alle istituzioni l’urgenza di un intervento.

Questi dati mostrano infatti la necessità di lavorare il più rapidamente possibile per tutelare le persone che abitano nelle zone a rischio.

È necessario investire per difendere le città in pericolo, attraverso la costruzione di barriere e altre strutture protettive, ma anche iniziare a far spostare fin da ora i cittadini verso l’entroterra.

Attendere una tragedia annunciata senza fare nulla potrebbe portare a conflitti, trasformando un problema ambientale in un’emergenza umanitaria e forse militare.

Tatiana Maselli

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