I fondali italiani sono pieni di rifiuti: 1500 oggetti per ettaro nel Mar Ligure, 1200 nel Golfo di Napoli

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I fondali italiani sono pieni di rifiuti: 1500 oggetti per ettaro nel Mar Ligure, 1200 nel Golfo di Napoli

Una nuova campagna di monitoraggio sulla salute dei mari e dei fondali italiani condotta dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e dal Sistema per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) ha messo in luce una situazione drammatica, da Nord a Sud. Sono pieni di rifiuti, soprattutto di plastica. Ecco le situazioni peggiori.
di Andrea Centini
scienze.fanpage.it

I mari italiani e soprattutto i fondali sono colmi di rifiuti. Nella maggior parte dei casi, com’è facilmente immaginabile, si tratta di oggetti in plastica; questi ultimi rappresentano infatti il 77 percento di tutti quelli che finiscono in fondo al mare, che a loro volta sono il 70 percento dei rifiuti marini, spesso trasportati dai fiumi. La situazione peggiore è stata registrata nei mari attorno alla Sicilia, dove durante un programma di monitoraggio sono stati raccolti quasi 800 oggetti per un peso complessivo di poco inferiore ai 700 chilogrammi.

Sono solo alcuni dei drammatici dati emersi da una campagna condotta dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) in collaborazione col Sistema per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), messa a punto per verificare lo stato di salute delle coste e dei mari del Bel Paese. Come indicato, la situazione più grave è stata registrata in Sicilia, tuttavia le condizioni sono molto variabili anche in base al tipo di fondale. Ad esempio, i fondali rocciosi tra i 20 e i 500 metri di profondità più inquinati sono quelli del Mar Ligure, dove si contano ben 1500 oggetti per ettaro. Seguono quelli del Golfo di Napoli con 1200 oggetti e i fondali siciliani con 900 oggetti per ettaro.

Nella maggior parte dei casi i rifiuti sono composti da bottiglie, imballaggi industriali e alimentari, buste e retine in polipropilene utilizzante negli allevamenti di cozze (mitilicoltura). Queste ultime, come indicato nel comunicato stampa congiunto di ISPRA e SNPA, sono tra i più diffusi lungo le coste dello Stivale, che con 7.600 chilometri di lunghezza rendono l’Italia il 15esimo Paese al mondo per estensione costiera. Nell’estesa regione Adriatico-Ionica si trovano in media 300 oggetti per chilometro quadrato, e quasi nel 90 percento dei casi si tratta di rifiuti di plastica. L’area con maggiore densità è quella a sud del delta del Po, con quasi mille oggetti per chilometro quadrato. Non c’è da stupirsi, dato che i fiumi sono tra i principali trasportatori di rifiuti, e le maggiori concentrazioni si trovano proprio a ridosso delle foci.

Per quanto concerne le acque superficiali, ISPRA e SNPA hanno determinato una densità media tra i 2 e i 5 oggetti galleggianti in plastica per chilometro quadrato, mentre le microplastiche (quelle con diametro inferiore ai 5 millimetri) sono tra le 93mila e le 204mila. Sulle spiagge si contano infine tra i 500 e i 1000 rifiuti ogni cento metri. La situazione è grave e richiede un immediato cambio di rotta nella produzione, nella gestione e nel riciclaggio degli oggetti in plastica, soprattutto quelli usa e getta.

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