SALVATI O SFRUTTATI?
Di Christian Lenzi
www.eticoscienza.it
Durante le vacanze, sopratutto in posti esotici e tropicali, capita spesso di avere l’opportunità di interagire direttamente con gli animali selvatici tenuti in cattività. Tigri, bradipi, leoni, iguane, pappagalli, scimpanzé….gli esempi sono davvero tantissimi. In due articoli precedenti vi avevamo già raccontato perché è sbagliato interagire (alimentare, toccare, accarezzare) o farsi un selfie con gli animali selvatici.
Tra le attrazioni turistiche più richieste vi è la visita dei santuari in cui vengono ospitati gli elefanti, ad esempio in Thailandia. Il mercato collegato al turismo con gli elefanti muove tantissimo denaro (leggi il nostro articolo a riguardo).
Uno dei casi ormai più noti è quello dei cuccioli di felini che vengono fatti accarezzare in strutture turistiche (falsi santuari) e poi, appena cresciuti vengono dati in pasto come oggetti a riserve private in cui altri turisti sono lì per ucciderli e portarli a casa come trofei.
La World Animal Protection da anni denuncia il “selfie tourism” e sottolinea come questo tipo di turismo sia insostenibile sia in termini di benessere animale che in ambito conservazionistico.
Per far luce su questo tema vi invitiamo a leggere l’intervista della nostra Presidente, l’etologa Chiara Grasso, rilasciata al quotidiano Corriere della Sera (clicca qui per l’intervista e l’articolo completo) e l’articolo pubblicato sulla sua storia personale dal sito di Conservation Rangers Operations Worldwide (clicca qui per l’articolo completo). Si tratta di testimonianze dirette di cosa voglia dire essere vittime e carnefici di quelle realtà di falsi santuari, dove gli animali vengono spacciati per orfani o irrecuperabili e quindi, in quella truffa, vengono fatti accarezzare e manipolare da turisti e volontari, violando ogni etica e norma di benessere animale.