Ricavati, in Italia, i primi embrioni per salvare il rinoceronte bianco

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Ricavati, in Italia, i primi embrioni per salvare il rinoceronte bianco

Sono due e saranno trasferiti in una madre surrogata
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Un nuovo passo importante è stato compiuto per salvare il rinoceronte bianco settentrionale dall’estinzione: dagli ovociti prelevati e fecondati dalle ultime due femmine rimaste, è stato possibile ricavare due embrioni. Si tratta dei primi embrioni in vitro in assoluto mai realizzati per questa specie, e che possono segnare una svolta per salvarla dall’estinzione. Il risultato è stato presentato in una conferenza stampa da Cesare Galli, che con il suo gruppo del laboratorio Avantea di Cremona sta guidando l’operazione.

Gli embrioni sono ora conservati in azoto liquido, pronti per essere trasferiti in una madre surrogata in un prossimo futuro. Il gruppo guidato da Galli è riuscito a portare a maturazione e fecondare gli ovuli raccolti il 22 agosto 2019 da Najin e Fatu, le due femmine che vivono a Ol Pejeta Conservancy in Kenya, con spermatozoi dei maschi Suni e Saut, ormai morti.

“Abbiamo riportato dieci ovociti dal Kenya, cinque per ogni femmina. Dopo l’incubazione, sette sono maturati ed erano adatti alla fecondazione (quattro da Fatu e tre da Najin)”, dice Galli. “Gli ovuli di Fatu sono stati iniettati con lo sperma di Suni, mentre gli ovuli di Najin sono stati iniettati con lo sperma di Saut usando una procedura chiamata Icsi (Intra Cytoplasm Sperm Injection)”, continua. Lo sperma di Saut era di qualità scadente, così sono stati scongelati ulteriori campioni per trovare spermatozoi vitali per la fecondazione. Dopo dieci giorni di incubazione, due ovuli di Fatu si sono sviluppati in embrioni vitali che sono stati crioconservati per il trasferimento futuro. Gli ovuli di Najin non sono arrivati invece ad un embrione vitale. Questa procedura è stata resa possibile grazie ad un precedente traguardo raggiunto a Ol Pejeta tre settimane fa, quando i ricercatori sono stati in grado di raccogliere ovociti (ovuli immaturi) sia da Najin che da Fatu per la prima volta in assoluto.

Bisognerà aspettare ancora qualche mese, prosegue Galli,  perchè i due embrioni di rinoceronte bianco settentrionale siano trasferiti in una madre surrogata, sperando di avere una gravidanza: i ricercatori del progetto stanno infatti lavorando per affinare le tecniche di impianto, e al tempo stesso vogliono creare una riserva di embrioni, prelevando altri ovociti dagli ultimi due esemplari femmina rimasti. “Non abbiamo ancora un’idea precisa dei tempi, ci vorrà qualche mese per l’impianto, visto che sulla tecnica per farlo non ci abbiamo lavorato molto, dal momento che fino all’anno scorso non avevano embrioni”, precisa.

Gli unici due tentativi fatti su altrettante femmine di rinoceronte bianco del sud non sono andati a buon fine. “Finchè non saremo sicuri della tecnica – continua – non ci sarà impianto. Intanto continuiamo a lavorare sull’altro fronte, quello di creare una riserva di embrioni”. I ricercatori hanno in mente di tornare 3-4 volte l’anno in Kenya, dove ci sono Najin e Fatu, le due femmine da cui sono stati ricavati gli embrioni, per prelevare altri ovociti, prima che sia troppo tardi. Fatu ha 19 anni, mentre Najin, la madre, ne ha 35. In media questa specie di rinoceronte vive sui 40 anni. Il problema è anche la qualità del seme a disposizione, prelevato da due maschi ormai deceduti, che non è di buona qualità. “Tutti gli embrioni che saranno ricavati – conclude Galli – saranno trasferiti in madri surrogate, della specie di rinoceronte bianco del sud. Abbiamo ancora qualche anno di lavoro che ci aspetta”

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