Anche l’India sta per arrivare sulla Luna
Se tutto andrà come previsto, questa sera, fra le 22 e le 23 ora italiana, la missione Chandrayaan-2 toccherà il suolo lunare in prossimità del Polo Sud del nostro satellite naturale
di Emiliano Ricci
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Se tutto procede come previsto, questa sera, fra le 22 e le 23 ora italiana, un nuovo paese entrerà nella ristrettissima schiera di quelli che sono riusciti nell’impresa di compiere un atterraggio morbido sulla Luna. Stiamo parlando dell’India, che, dopo i lontani successi di Stati Uniti ed ex Unione Sovietica e quelli molto più recenti della Cina, porterà una sonda a toccare il suolo lunare in prossimità del Polo Sud del nostro satellite naturale.
La missione Chandrayaan-2, partita il 22 luglio scorso, sta quindi arrivando al momento più critico, quello in cui si misurano le reali capacità di un’agenzia spaziale. Non è raro, purtroppo, vedere andare letteralmente in mille pezzi una sonda robotizzata tecnologicamente avanzata a causa di un impatto con il suolo lunare.
Intanto, l’operazione preliminare di distacco del lander Vikram dall’orbiter principale è avvenuta con successo lunedì scorso, ed entrambi stanno orbitando attorno al nostro satellite, con Vikram in lento e inesorabile avvicinamento alla sua superficie. Ma l’allunaggio di Vikram non darà comunque avvio alle misurazioni degli strumenti montati a bordo, perché, alloggiato all’interno del modulo di discesa, si trova anche un piccolo rover, Pragyan, che verrà liberato subito dopo, con il compito di perlustrare le zone circostanti, con un raggio d’azione di mezzo chilometro (in pratica non potrà allontanarsi dal lander per più di questa distanza).
Di particolare rilievo per questa missione è la scelta fatta dall’Agenzia spaziale indiana ISRO (Indian Space Research Organisation) del sito di allunaggio: un altopiano compreso fra i due crateri Manzinus C e Simpelius N, a circa 71 gradi di latitudine sud e 23 gradi di latitudine est, a una distanza approssimativa di 600 chilometri dal Polo Sud lunare. Nessuna missione è mai arrivata così vicina alla zona di maggiore interesse della Luna, quella delle regioni polari meridionali, dove precedenti osservazioni – fra cui quelle compiute dalla missione Chandrayaan-1 – hanno rilevato la presenza di ghiaccio d’acqua all’interno di crateri che hanno aree permanentemente in ombra.
Naturalmente, nel caso la traiettoria di discesa costringesse il lander a mancare l’allunaggio in questo sito, all’ISRO hanno previsto anche un piano B, con l’allunaggio un po’ più a nord, ma comunque sempre a distanza record dal Polo Sud rispetto a tutte le altre missioni arrivate con successo sul suolo lunare (la maggior parte – Apollo comprese – distribuite in prossimità dell’equatore del satellite, dove è più facile e sicuro arrivare; la Chang’e-4 cinese, la prima a toccare il suolo della faccia nascosta, a circa 45 gradi di latitudine sud).
Il lander Vikram studierà suolo e sottosuolo lunare, oltre che la tenue esosfera del satellite, aiutato dal rover Pragyan, che, alla velocità di un centimetro al secondo, andrà a caccia di rocce o particolari curiosi da analizzare nelle immediate circostanze. Entrambi sono progettati per durare 14 giorni, alimentati dai pannelli solari, prima che sulla regione arrivi la notte lunare. Ecco perché atterreranno in una zona in cui il Sole è appena sorto, in modo da avere a disposizione la maggiore quantità di tempo di esposizione alla luce solare. Trascorsa la notte (di altrettanti 14 giorni), l’Agenzia spaziale indiana tenterà di “rivitalizzare” Vikram e Pragyan, anche se gli strumenti non sono stati progettati per resistere alle rigide temperature della notte lunare.