Snpa: ecco il ruolo dei fiumi nell’inquinamento marino da plastica

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Snpa: ecco il ruolo dei fiumi nell’inquinamento marino da plastica

I corsi d’acqua sono tra i maggiori “trasportatori” di rifiuti plastici dall’entroterra ai mari di tutto il mondo: ecco cosa sappiamo finora
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L’estate 2019 è all’insegna della lotta alle plastiche usa e getta che inquinano i mari, ma come finisce tutta questa plastica in mare? Secondo l’Unep, circa l’80% della plastica che si trova nei mari è il risultato di una scarsa o insufficiente gestione dei rifiuti a terra, dovuta in particolare ad una limitata capacità di riusare e/o riciclare i materiali plastici. Naturalmente il problema non riguarda un solo paese o un continente, ma l’intero pianeta.

L’Unep individua tra le principali cause:

  • le discariche illegali di rifiuti domestici e industriali e quelle legali mal gestite

  • lo scarso trattamento delle acque reflue e gli sversamenti di acque reflue

  • le cattive abitudini da parte delle persone che utilizzano le spiagge a fini ricreativi o per pesca sportiva

  • l’attività industriale, in particolare le industrie con processi che coinvolgono materiali plastici

  • i trasporti

  • le attività legate alla pesca

  • i contenitori per i rifiuti non adeguatamente coperti e le strutture per il contenimento dei rifiuti non chiuse ermeticamente

  • i rifiuti abbandonati al suolo che gli agenti atmosferi (pioggia o neve o vento) trasportano nei corsi d’acqua.

Le Nazioni Unite puntano molto sulla prevenzione e sulla corretta gestione dei rifiuti per risolvere, o almeno limitare fortemente il problema, che ormai è ampiamente conosciuto e motivo di crescente preoccupazione ecologica a causa della persistenza chimica delle materie plastiche e della loro frammentazione meccanica, che le riduce in microplastiche in grado di essere ingerite da piccoli organismi come lo zooplancton, entrando nella catena alimentare.

Uno studio inglese pubblicato nel giugno del 2017 ha stimato che i rifiuti plastici, che giungono in mare attraverso i fiumi, siano tra gli 1,15 e i 2,41 milioni di tonnellate. Le stime sono il risultato di una combinazione di informazioni geospaziali, di densità della popolazione, di gestione dei rifiuti,  topografiche, idrografiche e relative alla posizione delle dighe.

Il modello evidenzia che la presenza di plastiche nei fiumi dipende dal drenaggio dei detriti dalle sponde del fiume e dalle insenature che conducono ai principali corsi d’acqua e risulta variabile in base alla stagione, sicuramente maggiore nel periodo che va da maggio a ottobre.

I ricercatori stimano che ben due terzi (67%) dell’intero inquinamento marino  è dovuto a20 corsi d’acqua, che si trovano quasi tutti in Asia; questi coprono il 2,2% della superficie continentale e rappresentano il 21% della popolazione mondiale. Inoltre, i 122 fiumi più inquinanti (4% della superficie totale di massa terrestre e 36% della popolazione mondiale) hanno contribuito per oltre il 90% degli apporti plastici con 103 fiumi situati in Asia, otto in Africa, otto in America centrale e meridionale e uno in Europa.

Moltissimi i rifiuti plastici, che provengono dai fiumi asiatici, principalmente a causa del rapido sviluppo economico manifestatosi in Asia negli ultimi anni, spesso non accompagnato da una gestione efficiente dei rifiuti prodotti, soprattutto nelle aree meno urbanizzate.

Per quanto riguarda la stagionalità, la ricerca ha evidenziato che le variazioni relative degli input mensili del subcontinente asiatico non appaiono così pronunciate come per gli altri continenti. Ciò è dovuto ad un sostanziale equilibrio tra gli input che provengono dall’Asia orientale e dal subcontinente indiano durante l’estate dell’emisfero settentrionale e i contributi dal Sud-est asiatico durante l’estate dell’emisfero meridionale.

Per le altre parti del mondo, il modello ha mostrato due distinti picchi per i rifiuti plastici fluviali: uno che si verifica tra giugno e ottobre per i fiumi dell’Africa, del Nord e dell’America centrale e uno che si verifica da novembre a maggio per i fiumi europei, sudamericani e Australia-Pacifico.

Secondo un altro studio, più recente, datato ottobre 2017 e realizzato da alcuni ricercatori tedeschi, sarebbero 10 i fiumi più importanti per il trasporto in mare di rifiuti plastici, responsabili del 90% circa della spazzatura di plastica presente nei mari.

Lo studio in questione è basato sull’analisi di campioni di plastica e sull’elaborazione di dati acquisiti da ricerche precedenti, in particolare la ricerca si concentra sull’analisi di una raccolta globale di informazioni sui detriti di varie dimensioni presenti nella colonna d’acqua, sia frammenti microplastici (particelle <5 mm) che macroplastici (particelle >5 mm), combinata con informazioni inerenti il sistema di gestione dei rifiuti nelle zone interessate.

Entrambi gli studi, seppur con differenze, indicano il fiume Yangtze, in Cina, come il maggior “trasportatore” di rifiuti. L’Indonesia, invece, è risultata uno dei principali contribuenti del continente asiatico, con quattro fiumi giavanesi che destano particolare preoccupazione, si tratta dei fiumi Brantas, Solo, Serayu e Progo, che trasportano rispettivamente 38.900 (range 32.300-63.700), 32.500 (range 26.500-54.100), 17.100 (range 13.300-29.900) e 12.800 (range 9.800-22.900) tonnellate di plastica all’anno.

Per quanto riguarda invece i corsi d’acqua europei, non sono molti gli studi realizzati, ma quelli esistenti evidenziano che il Danubio, ogni anno, trasporta nel Mar Nero da 530 a 1500 tonnellate di plastica, mentre attraverso il fiume Reno finiscono, ogni anno, nel Mare del Nord da 20 a 21 tonnellate di plastiche.

Per quanto riguarda, infine, l’Italia, i dati che si possono reperire riguardano principalmente il fiume Po, oggetto dell’iniziativa “Il Po d’AMare”, realizzata grazie alla sinergia di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Corepla (il consorzio per il riciclo della plastica) e Castalia (consorzio di aziende per la tutela del mare), col coordinamento dell’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po e con il patrocinio del Comune di Ferrara e dell’AIPO (Agenzia Interregionale per il fiume Po).

La barriera anti-marine litter è stata realizzata nel tratto del fiume Po in località Pontelagoscuro, nel Comune di Ferrara, a 40 km dalla foce, così da consentire una stima dei rifiuti presenti lungo quasi l’intero corso del fiume. Piccole barche “Sea hunter” hanno raccolto i rifiuti, in prevalenza plastica, materiali legnosi e canne, portandoli a riva. Da qui, i rifiuti sono stati trasportati presso l’impianto Transeco a Zevio (Verona), a circa 75 km di distanza, dove sono stati sottoposti ad una prima selezione, suddividendoli in plastica da riciclare e frazione non riciclabile. I primi sono stati inviati al centro di selezione del consorzio Corepla, a Legnago (Verona), per le operazioni di riciclo.

Approfondisci anche leggendo i rapporti Unep

testo a cura di Stefania Calleri, Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente

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