L’incredibile e travolgente diffusione della zanzara tigre in Europa

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L’incredibile e travolgente diffusione della zanzara tigre in Europa

L’espansione della zanzara tigre in Europa è avvenuta in più ondate. Lo dimostra uno studio genetico che potrebbe offrire informazioni utili per cercare di arginare la diffusione dell’insetto, potenzialmente responsabile di gravi malattie
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La storia dell’invasione dell’Europa da parte della zanzara tigre (Aedes albopictus) è stata ricostruita da un gruppo di ricercatori coordinati da Alessandra dalla Torre dell’Università di Roma “Sapienza” e Adalgisa Caccone dell’Università di Yale, grazie all’analisi genetica degli esemplari dei diversi ceppi prelevati in vari siti in Italia, Grecia e Albania.

Dai risultati dello studio, pubblicati su “PLoS Neglected Tropical Diseases”, appare che l’espansione della zanzara è avvenuta in una serie di invasioni indipendenti, partite sia dalle aree native dell’insetto sia da aree invase in precedenza.

Oltre all’espansione dell’areale, i ricercatori hanno potuto definire una complessa storia di deriva genetica, isolamento di alcune popolazioni e adattamento agli ambienti locali. Questi dati saranno utili per comprendere meglio i meccanismi con cui si propaga la resistenza agli insetticidi di questa specie e, in prospettiva, a cercare di porvi rimedio. Va infatti ricordato che la zanzara tigre non è solo fastidiosa, ma è un potenziale vettore dei virus della dengue, della malattia di chikungunya e del virus Zika.

Le prime segnalazioni della diffusione dell’insetto fuori dalle sue zone d’origine, il Sudest asiatico, risalgono al 1979, in Albania. A partire dal 1990, la zanzara tigre è stata individuata nell’Italia settentrionale, da dove in pochi anni si è diffusa in buona parte del resto del paese al di sotto dei 600 metri di altitudine, rendendo l’Italia il paese europeo finora più infestato.

Dal 2000 la zanzara si è diffusa nel sud della Francia, in Grecia, Spagna e nei paesi balcanici. Insediamenti ormai stabili sono anche in Slovenia, Romania, Bulgaria, Russia, mentre sembra (finora) più occasionale la sua presenza nell’Europa centrale, anche se dal 2003 è stata più volte segnalata in Svizzera, nel Canton Ticino.

I dati genetici indicano però che questa espansione non è stata lineare: regioni limitrofe possono ospitare esemplari geneticamente più distanti fra loro rispetto a popolazioni di A. albopictus che si trovano in aree più lontane. Simili “salti” spaziali indicano che la diffusione è avvenuta grazie al loro trasporto lungo direttrici diverse e indipendenti.

Ma come ha fatto A. albopictus a realizzare quella che dalla Torre e colleghi hanno definito “una delle invasioni animali di maggior successo della storia”, diffondendosi così ampiamente nel giro di soli quarant’anni, e anche in regioni dal clima ben più rigido di quello tropicale da cui proviene?

Il segreto è che – a differenza di un’altra zanzara tropicale a cui è strettamente imparentata, Aedes aegyptiAe. albopictus produce uova che possono andare in diapausa, ossia entrare in una fase di arresto dello sviluppo che permette loro di superare periodi freddi e altre condizioni ambientali molto sfavorevoli e schiudersi solo all’inizio della bella stagione.

Per la zanzara tigre il commercio di pneumatici usati è un “comodo” mezzo di trasporto (Science Photo Library / AGF)

Questa capacità influisce anche sulle modalità di trasporto della zanzara tigre. Come molti altri organismi, la zanzara può facilmente essere trasportata da un luogo all’altro a bordo di auto, aerei, navi, ma grazie alla diapausa le sue uova possono affrontare lunghi viaggi anche in condizioni estreme, che ucciderebbero le uova di altre specie, seccandole o per sbalzi di temperatura eccessivi. Per esempio, nel 1985  la zanzara tigre è arrivata in Texas con un carico di pneumatici usati proveniente dal Giappone, dopo aver viaggiato prima su camion, poi per nave e infine di nuovo su camion.

Finora la zanzara non ha toccato i paesi dell’Europa settentrionale, ma i modelli di diffusione suggeriscono che, complice anche il riscaldamento globale, sarà così ancora per poco.

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