Le ondate di caldo marine possono far scomparire intere barriere coralline

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Le ondate di caldo marine possono far scomparire intere barriere coralline

Minaccia maggiore di quanto si pensasse: a rischio la struttura del corallo che ospita molti altri animali
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Secondo lo studio “Rapid Coral Decay Is Associated with Marine Heatwave Mortality Events on Reefs” pubblicato su Current Biology da un team di ricercatori australiani e della National oceanographic and atmospher administration  Usa, «Le ondate di caldo marine sono una minaccia molto più grande per le barriere coralline di quanto si pensasse in precedenza».

Lo studio rivela un impatto precedentemente sconosciuto  del cambiamento climatico sulle barriere coralline e gli  scienziati mostrano per la prima volta cosa succede realmente ai coralli durante le ondate di caldo  marine e rivelano che non «No ono solo gli animali corallini a essere colpiti, ma anche i loro scheletri iniziano a decadere entro poche settimane. Ciò significa che è a rischio anche la struttura tridimensionale del corallo che ospita molti altri animali della  barriera corallina.

Nel 2016 lo  studio “Climate change disables coral bleaching protection on the Great Barrier Reef” pubblicato su Science dallo stesso team aveva dimostrato che basta l un aumento di 0,5° C della temperatura dell’oceano per cambiare il tasso di mortalità dei coralli durante gli episodi di sbiancamento, in questo nuovo studio i ricercatori hanno scoperto che «le gravi ondate di caldo marino non solo provocano eventi di sbiancamento così come li abbiamo conosciuti – una rottura della simbiosi – ma in realtà possono portare alla mortalità indotta dal cadi dell’animale stesso del corallo stesso». Secondo gli scienziati, «I gravi eventi di mortalità indotti dalle ondate di caldo dovrebbero quindi essere considerati un fenomeno biologico distinto, con un danno più diretto e diverso dallo sbiancamento dei coralli».

Il principale autore dello studio, Bill Leggat della School of environmental and life sciences, dell’università di Newcastle, sottolinea che «Abbiamo scoperto che lo scheletro viene subito invaso da una rapida crescita di alghe e batteri. Siamo stati in grado di studiare le conseguenze di questo processo di rapida colonizzazione usando la scansione TC dello scheletro del corallo – come sarebbe stata utilizzata  nell’imaging medico. Abbiamo dimostrato che questo processo è devastante non solo per il tessuto animale, ma anche per lo scheletro che resta e che viene rapidamente eroso e indebolito»,

Tracy Ainsworth, dell’Australian research council centre of excellence for coral reef studies della  James Cook University e dell’università del New South Whales, aggiunge: «Fino ad ora, avevamo descritto lo sbiancamento dei coralli come un evento nel quale si interrompe  la relazione simbiotica tra corallo e i suoi microbi e i coralli perdono la loro principale fonte di nutrimento, e il corallo può morire se la simbiosi non viene ripristinata. Ma quello che stiamo vedendo ora è che i gravi eventi di ondate di caldo marino possono avere un impatto molto più grave dello sbiancamento dei coralli: le temperature dell’acqua sono così calde che l’animale corallo non sbianca – in termini di perdita della sua simbiosi – l’animale muore e il lo scheletro sottostante è tutto ciò che rimane.

David Suggett ed Emma Camp  del Climate Change Cluster dell’University of Technology Sydney, spiegano come sono stati anche in grado di utilizzare nuove tecniche bio-ottiche che hanno consentito di visualizzare e studiare per la prima volta la rapida transizione nel microbioma dei coralli: «Con questa tecnica, possiamo vedere i cianobatteri che da  simbionti diventano dannosi dissolventi degli scheletri di corallo. L’adozione di queste tecniche in modo più ampio sarà fondamentale per comprendere come questo processo si verifica sulle barriere coralline  a livello globale: prevediamo che gli eventi di mortalità da ondate di caldo e il rapido decadimento della barriera corallina diventeranno più frequenti con l’aumentare dell’intensità delle onde di caldi marine».

Scott Heron della James Cook University, ribadisce che «Questa rapida dissoluzione degli scheletri del corallo a seguito di gravi ondate di caldo non era nota fino ad oggi. Gli scienziati del clima parlano di” incognite sconosciute “: impatti che non abbiamo previsto secondo le conoscenze e l’esperienza esistenti. Questa scoperta rientra in questa categoria. Ora che iniziamo a comprendere questo impatto, la domanda è: quante altre “incognite sconosciute” potrebbero ancora esistere e che potrebbero causare danni causati dai cambiamenti climatici, più rapidi e maggiori, alle barriere coralline?».

Secondo Mark Eakin, coordinatore del Coral Reef Watch dellla Noaa. «Questi eventi sono prevedibili. Utilizziamo già modelli climatici e dati satellitari per prevedere e rilevare condizioni che causano lo sbiancamento dei coralli. Concentrandoci sulle ondate di caldo marine particolarmente gravi, dovremmo essere in grado di prevedere anche questa morte diretta dei coralli».

Ainsworth conclude: «Il team spera che questa ricerca motiverà l’opinione pubblica a p far capire ai decisori politici quanto siano importanti per loro le barriere coralline e dare voce al bisogno immediato di preservare le barriere coralline, adesso. In tutto il mondo le barriere coralline sono ancora fonte di ispirazione e soggezione per il mondo naturale, oltre ad essere di fondamentale importanza per le comunità che fanno affidamento su di loro. Dato che il degrado delle barriere coralline comporterà il collasso dei servizi ecosistemici che sostengono oltre mezzo miliardo di persone, abbiamo urgentemente bisogno di azioni sia a livello globale che locale che proteggano e conservino questi luoghi davvero meravigliosi».

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