C’è molta differenza tra i cambiamenti climatici di ieri e di oggi
Le registrazioni indirette delle temperature storiche indicano che cambiamenti climatici del passato come il Periodo caldo medievale o la Piccola era glaciale non riguardavano l’intero pianeta, come invece sta accadendo in questi anni
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Dal Periodo caldo medievale alla Piccola era glaciale, il pianeta ha subito diversi cambiamenti climatici negli ultimi 2000 anni. Ma nessuno di essi si avvicina per intensità ed estensione geografica al riscaldamento climatico iniziato alla fine del ventesimo secolo. È quanto emerso da uno studio condotto da Raphael Neukom e colleghi dell’Università di Berna, in Svizzera, e colleghi di una collaborazione internazionale, illustrato in due articoli su “Nature” e “Nature Geoscience”, i cui risultati s’inseriscono nel dibattito scientifico sui cambiamenti climatici naturali avvenuti storicamente.
I più studiati e conosciuti sono il Periodo caldo medievale, un periodo secco compreso tra il 950 e il 1250 circa, e la Piccola era glaciale, che si estende dal XVI secolo a tutto il XIX secolo. Molti esperti ritengono che questi fenomeni abbiano coinvolto l’intero pianeta, ma non è quello che emerge dall’analisi del database PAGES 2k, che raccoglie i dati climatici degli ultimi due millenni, derivati dal tasso di crescita degli anelli degli alberi, degli endoscheletri dei coralli, o della composizione di conchiglie e sedimenti marini e lacustri (la raccolta dei dati termometrici non risale oltre il 1850 circa).
Nel primo articolo, pubblicato su “Nature”, gli autori riferiscono che la Piccola era glaciale è stata effettivamente l’epoca più fredda dell’ultimo millennio, ma gli anni con le temperature più basse variano da luogo a luogo: il 40 per cento del pianeta ha patito il clima più rigido nella metà dell’Ottocento, ma in altre regioni il record di freddo è stato alcuni secoli prima. Allo stesso modo, nel Periodo caldo medievale, solo il 40 per cento della superficie del globo ha raggiunto contemporaneamente la temperatura di picco. Niente a che vedere quindi con il riscaldamento climatico degli ultimi decenni, in cui il 98 per cento della superficie del pianeta ha sperimentato le temperature massime degli ultimi 2000 anni.
Nel secondo articolo apparso su “Nature Geoscience”, a prima firma Stefan Broennimann, gli autori hanno analizzato l’influenza sull’ultima fase della Piccola era glaciale delle grandi eruzioni tropicali che si sono succedute nei primi decenni dell’Ottocento, la cui unica localizzazione certa riguarda quella del Tambora, nell’arcipelago indonesiano, del 1815.
A tutte le eruzioni sono seguiti sostanziali cali delle temperature estive nell’emisfero nord, con un effetto a breve termine, di 2-3 anni, dovuto alla riflessione dei raggi solari da parte degli aerosol emessi in atmosfera, seguito da una prolungata alterazione degli scambi termici tra oceani e atmosfera. Il recupero da questo raffreddamento planetario è avvenuto dopo il 1850, tanto che è difficile separare l’influenza delle eruzioni da quella dell’inizio dell’industrializzazione.
“Il luogo comune secondo cui il clima è sempre cambiato nella storia è certamente vero”, sottolinea Scott George, dell’Università del Minnesota, concludendo il suo articolo di commento su “Nature”. “Ma anche se si estende la prospettiva fino ai primi giorni dell’impero romano, non si può scorgere alcun evento che sia lontanamente equivalente, per intensità o estensione, al riscaldamento degli ultimi decenni: l’attuale cambiamento climatico è a sé stante per la sua torrida sincronia globale