Sono rimaste solo 3.890 tigri al mondo, anche se dal 2010 la popolazione sta aumentando

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Sono rimaste solo 3.890 tigri al mondo, anche se dal 2010 la popolazione sta aumentando

Giornata mondiale della tigre. Wwf: la popolazione è calata del 97% rispetto a un secolo fa, ma dal 2010 sta timidamente risalendo. È il bracconaggio la principale minaccia: uno di questi felini può essere venduto per 150mila dollari
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Nonostante i tanti sforzi di conservazione messi in campo negli ultimi anni, la tigre è protagonista di un triste declino: oggi si celebra la Giornata mondiale dedicata a questo maestoso felino, ma in realtà c’è ben poco da festeggiare. Come documenta il Wwf ne restano solo 3.890 individui, distribuiti in maniera disomogenea in 13 differenti Paesi (India, Nepal, Bhutan, Bangladesh, Russia, China, Myanmar, Thailandia, Malesia, Indonesia, Cambogia, Laos e Vietnam), con un calo della popolazione stimato di circa il 97% rispetto a un secolo fa.

In India c’è la popolazione più numerosa, con 2.226 esemplari di tigre censiti; tra Russia e Cina e si contano circa 450 tigri dell’Amur, una sottospecie unica ormai a forte rischio di estinzione, mentre in Indonesia sopravvivono solo circa 400 tigri di Sumatra. Il caso del Nepal dimostra però che non tutto è perduto: dal 2013 a oggi in questo Paese le tigri sono aumentate da 198 a 235, con un incremento della popolazione del 19%. Grazie a questi sforzi abbiamo dei timidi segnali positivi, come il dato che riporta l’aumento del numero globale di tigri dai 3.200 individui stimati nel 2010 ai 3.890 odierni.

Per accelerare occorre mettere un freno alla minaccia più grave per la tigre ovvero il bracconaggio: sul mercato illegale questo felino può valere fino a 150mila dollari. Una cifra monstre frutto di credenze popolari legate anche alla medicina tradizionale cinese – diffusa anche in Paesi come Laos, Vietnam, Cambogia – che utilizza alcune parti del corpo del felino (organi interni, ossa o denti) per i suoi “medicamenti”. Senza dimenticare che  la tigre è vittima anche di un bracconaggio legato al conflitto tra il predatore e alcune attività umane, come l’allevamento e, in alcuni contesti, agli attacchi verso l’uomo stesso. Alimentando un paradosso: è stato dimostrato che l’incremento della presenza di bracconieri incide in maniera significativa sia sul numero che sulla distribuzione delle prede della tigre, che in molte aree è spesso costretta a rivolgere le proprie attenzioni verso il bestiame domestico. Dunque che il bracconaggio non solo uccide direttamente le tigri, ma aumenta indirettamente anche il conflitto uomo-tigre, avviando una terribile catena che si auto-alimenta.

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