Il meraviglioso spettacolo di Eta Carinae… nell’ultravioletto
Il telescopio spaziale Hubble dell’ESA/NASA ha raccolto nuove immagini dei materiali espulsi dal sistema stellare doppio più di 150 anni fa, rivelando preziose informazioni sull’evento, noto come Grande Eruzione
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Centocinquant’anni di fuochi d’artificio cosmici. Le nuove immagini raccolte dal telescopio spaziale Hubble dell’ESA/NASA anche nello spettro ultravioletto mostrano con eccezionale accuratezza gli esiti dell’esplosione, avvenuta nel 1838 e poi ancora nel 1844, della stella Eta Carinae, un sistema stellare doppio distante da noi 7500 anni luce. Le riprese hanno catturato i gas che continuano a espandersi verso l’esterno, producendo spettacolari bagliori rossi bianchi e blu, che col tempo vanno attenuandosi.
L’esplosione della metà dell’Ottocento, chiamata anche Grande Eruzione, è stato solo uno degli eventi di espulsione di materia nello spazio dalla stella più grande e massiccia del sistema Eta Carinae, prossima alla fine del suo ciclo vitale. Osservando il cielo in direzione del sistema è possibile distinguere chiaramente l’impronta della Grande Eruzione: gas e polveri proiettati nello spazio dall’esplosione costituiscono una nube dalla caratteristica forma a due lobi conosciuta come Nebulosa dell’Omuncolo.
L’immagine di Beta Carinae catturata da Hubble (NASA, ESA, N. Smith/University of Arizona, Tucson, J. Morse/BoldlyGo Institute, New York)
Hubble ha documentato questi eventi eruttivi e la loro evoluzione nell’arco di 25 anni, ma queste ultime immagini dalla Wide Field Camera 3 hanno una risoluzione senza precedenti e catturano la radiazione nella porzione ultravioletta dello spettro, che consente in particolare di seguire l’evoluzione del magnesio incandescente.
Le osservazioni mostrano una grande quantità di gas caldo espulso nella Grande Eruzione che non è ancora entrato in collisione con l’altro materiale che circonda Eta Carinae. La maggior parte dell’emissione si trova dove ci si aspettava di trovare uno spazio vuoto: questo materiale extra si muove rapidamente e aumenta l’energia totale di un’esplosione stellare già di per sé molto potente. I dati raccolti, sottolineano gli autori, sono importanti per capire come è iniziata l’eruzione, perché rappresentano i getti di materiale più rapidi ed energetici proiettati nello spazio dalla stella poco prima dell’espulsione del resto della nebulosa.
“Avevamo usato Hubble per decenni per studiare Eta Carinae nella luce visibile e all’infrarosso, e pensavamo di avere un resoconto abbastanza completo dei suoi detriti espulsi, ma questa nuova immagine a luce ultravioletta sembra gas che non avevamo visto nelle immagini a luce visibile o infrarosse”, ha spiegato Nathan Smith dello Steward Observatory dell’Università dell’Arizona, a capo del programma di osservazioni di Hubble. “Siamo entusiasti della prospettiva che questo tipo di emissione del magnesio nell’ultravioletto possa evidenziare gas precedentemente nascosto anche in altri tipi di oggetti che espellono materiale, come protostelle o altre stelle morenti, e solo Hubble può ottenere questo tipo di immagini”.
(red)