Scoperta una correlazione tra cibi ultra-trasformati e malattie cardiovascolari

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Scoperta una correlazione tra cibi ultra-trasformati e malattie cardiovascolari

Il consumo di cibi preparati con molti processi industriali è associato a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari e cerebrovascolari. E’ quanto emerso da due ampi studi, che tuttavia individuano una correlazione e non un rapporto di causa ed effetto
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Prodotti da forno, snack, cereali zuccherati, piatti pronti, zuppe disidratate, bevande frizzanti, carne e pesce ricostituiti: tutti questi cibi hanno in comune il fatto di aver subito un’elaborata trasformazione industriale, che comprende diversi processi tra cui cottura al forno, frittura, idrolisi, idrogenazione, nonché l’uso di uno o più additivi, tra cui conservanti, dolcificanti, esaltatori di sapidità, aromi e coloranti.

Secondo una classificazione elaborata dal team del ricercatore brasiliano Carlos Monteiro – che però è ancora materia di discussione – si tratta di cibi “ultra-trasformati”, che in alcuni Paesi rappresentano il 25-60 per cento dell’introito calorico delle persone, e sono già stati citati in alcuni lavori per i loro possibili effetti nocivi sulla salute: favorirebbero infatti condizioni fisiche quali l’obesità, l’ipertensione e l’eccesso di colesterolo, fino ad aumentare il rischio di alcuni tipi di tumori.

Ora due ampi studi pubblicati sul “British Medical Journal” hanno documentato una correlazione tra il consumo di cibi ultra-trasformati e il rischio di patologie cardiovascolari e cerebrovascolari, nonché con il rischio di morte.

Nel primo studio, Bernard Srour dell’Université Paris Cité, in Francia, e colleghi hanno verificato la possibile correlazione tra gli alimenti ultra-trasformati e il rischio di malattie cardiovascolari e cerebrovascolari, analizzando i dati di più di 105.000 adulti francesi, per un quinto circa di sesso maschile, con un’età media di 43 anni. I soggetti coinvolti, seguiti per un massimo di 10 anni, hanno risposto a una serie di questionari sulle proprie abitudini alimentari e in particolare sul consumo di circa

3300 diversi cibi.

Gli autori hanno suddiviso i cibi in tre categorie in base al grado di elaborazione. Dall’analisi dei dati è emerso che un incremento del 10 per cento della proporzione di cibi ultra-trasformati era correlato a un aumento di malattie cardiovascolari nel loro complesso, malattie coronariche e malattie cerebrovascolari del 12, 13 e 11 per cento rispettivamente. Inoltre, i cibi non trasformati o con una trasformazione minima erano correlati al minor grado di rischi per la salute.

Nel secondo studio, Maira Bes-Rastrollo dell’Università della Navarra a Pamplona, in Spagna, e colleghi hanno valutato la possibile correlazione tra i cibi ultra-trasformati e il rischio di morte per qualunque causa, analizzando i dati di 19.899 soggetti laureati di età media di 38 anni che hanno risposto a un questionario dietetico di 136 domande. Anche in questo caso, gli autori hanno suddiviso i cibi in base al grado di trasformazione, e hanno seguito per 10 anni i soggetti coinvolti.

I risultati mostrano che il maggiore consumo di alimenti ultra-trasformati, cioè con più di quattro razioni al giorno, era associato a un incremento del rischio di morte per qualsiasi causa del 62 per cento rispetto al livello di consumo inferiore (meno di due razioni al giorno). Per ogni ulteriore razione di cibi ultra-trasformati, il rischio di morte aumentava del 18 per cento.

I dati vanno però valutati con cautela, come sempre in questi casi. La prima considerazione è che si tratta di correlazioni statistiche, che quindi non stabiliscono di per sé un rapporto di causa ed effetto. Inoltre, è possibile che non siano stati considerati fattori importanti in grado d’influenzare problemi di salute e mortalità.

Tuttavia, come sottolineano in un commento pubblicato sulla stessa rivista Mark Lawrence e Philip Baker della Deakin University a Geelong, in Australia, si stanno accumulando sempre più studi che mostrano che le caratteristiche chimico-fisiche degli elementi ultra-trasformatii siano nocive per la salute perché cambiano la composizione del microbioma intestinale, disturbando il bilancio energetico dell’organismo. (red)

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