Trovato carbonio radioattivo proveniente dagli esperimenti atomici, nelle viscere delle creature della Fossa delle Marianne

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Trovato carbonio radioattivo proveniente dagli esperimenti atomici, nelle viscere delle creature della Fossa delle Marianne

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La Guerra Fredda è finita e superata da molto tempo ma la sua eredità continua a sopravvivere, anche nei corpi di creature che vivono nella più profonda fossa sottomarina del mondo.

In fondo al Pacifico occidentale, nelle sue profondità più oscure, il punto più profondo della Terra, in effetti, la Fossa delle Marianne, gli scienziati hanno scoperto la presenza di isotopi di carbonio instabili nei corpi di animali simili a gamberetti. Tracciando l’esclusiva “impronta digitale” degli isotopi, sono stati in grado di risalire ai residui delle testate nucleari detonate durante la Guerra Fredda.

Secondo quanto pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters , gli scienziati guidati dall’Accademia delle scienze cinese, hanno documentato come le esplosioni delle testate nucleari al di sopra del Pacifico, abbiano fatto si che alcune sostanze radioattive finissero nelle budella di minuscoli crostacei a profondità fino a 11.000 metri.

Il team di scienziati ha iniziato raccogliendo piccoli crostacei, noti come anfipodi, dalla fossa delle Marianne, dalla fossa di Mussau e dalla trincea della Great Britain nella primavera del 2017. L’analisi del loro tessuto muscolare e del contenuto dell’intestino ha rilevato livelli stranamente elevati dell’isotopo di carbonio instabile 14 ( 14 C), un segno sicuro e inequivocabile di denotazioni termonucleari.

Una piccola manciata di nazioni che hanno fatto esperimenti nucleari nel mondo, principalmente gli Stati Uniti e l’ex Unione Sovietica, ha condotto più di 2.000 esplosioni test nucleari dal 1945, quasi 400 delle quali sono state denotate nell’atmosfera tra il 1945 e il 1963. Come risultato di questa attività atomica spregevole e assurda, la quantità di 14 C nell’atmosfera è raddoppiata solo negli anni ’50 e ’60.

Sembra che questo 14 C “si sia depositato” nell’acqua della superficie dell’oceano sottostante. Qui, è stato mangiato da creature che vivono in superficie, e si è poi fatto strada nella catena alimentare della vita marina del Pacifico. Gli anfipodi si nutrono della carne putrefatta delle creature marine che galleggiano sul fondo del mare dopo la loro morte, fungendo quindi da vettore super-veloce nel percorso che le particelle l’atmosferiche di 14 C fanno, prima di finire nella pancia dei gamberi in mare.

È interessante notare che i livelli di 14 C suggerivano anche che questi abitanti degli abissi marini hanno una vita relativamente lunga di oltre 10 anni, molto più longevi quindi dei loro cugini che vivono in acque più basse.

“Questa ‘bomba 14 C’ si è mescolata rapidamente nelle riserve oceaniche superficiali e di carbonio terrestre, consentendo di tracciare il 14 C all’interno del ciclo del carbonio su una scala temporale breve, da anni a decenni”, scrivono gli autori dello studio. “La penetrazione della bomba 14 C nella fauna più profonda non era mai stata segnalata fino ad ora.”

La radioattività non è l’unica reliquia dell’attività umana che può essere trovata in queste trincee. Gli scienziati hanno trovato sacchetti di plastica sul pavimento profondo della Fossa delle Marianne. Ancora più preoccupante, un recente studio pubblicato all’inizio di quest’anno ha scoperto la presenza di microplastiche negli animali che vivono nella Fossa delle Marianne. In effetti, quasi il 75 percento dei gamberetti testati qui conteneva almeno una microparticella di plastica, a dimostrazione del fatto che l’influenza umana si è diffusa anche nei luoghi più remoti della Terra.

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