Ecco come stiamo devastando le isole del Pacifico attraverso il turismo di massa

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Ecco come stiamo devastando le isole del Pacifico attraverso il turismo di massa

Dalla Thailandia a Bali, negli ultimi anni vi è stato un vero e proprio boom di visitatori, molti dei quali provenienti dalla Cina e da altri paesi in via sviluppo
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Si parla di “overtourism”, un nuovo termine per indicare la sovrappopolazione di turisti che devastano ecosistemi fragili. Uno studio condotto dalla Yale School of Forestry & Environmental Studies Explore Search ha valutato come il turismo stia portando gli ecosistemi sensibili fino al punto di rottura in vari paesi asiatici. Alcuni di essi stanno cercando di controllare il boom, limitando ad esempio l’accesso ad alcune zone per permettere agli habitat e alle specie (come squali e tartarughe marine) di riabilitarsi.

L’impatto ambientale dell’overtourism

I motivi per cui il turismo di massa ha un impatto negativo sull’ambiente sono svariati. Uno di essi è lo scarico di rifiuti umani direttamente nell’oceano da parte di imbarcazioni, navi da crociera e alberghi.

Un’indagine governativa nelle Filippine ha rivelato che 716 su 834 imprese non avevano permessi relativi alle acque reflue e stavano scaricando in modo indiscriminato i liquami e i rifiuti sulla famosa isola di Boracay.

Altrettanto dannose sono le sostanze chimiche presenti nelle creme solari, che danneggiano gravemente i coralli. In particolare, è stato scoperto che i filtri solari contenenti oxybenzone e octinoxate alterano il DNA dei giovani coralli, impedendone la normale crescita. Per questo le Hawaii le hanno vietate.

Grandi quantità di rifiuti e inquinamento legato alla plastica

Secondo Ocean Conservancy, Cina, Indonesia, Filippine, Vietnam e Tailandia sono responsabili di oltre il 60% di tutto l’inquinamento legato alla plastica nell’oceano.

Distruzione di habitat chiave come quello delle mangrovie

Quasi il 50% di tutte le foreste di mangrovie sono state distrutte in paesi come l’India, le Filippine e il Vietnam. Le mangrovie vengono sistematicamente eliminate per far posto a hotel, resort e spiagge di sabbia bianca. Eppure si tratta di creature preziose, essenziali per gli ecosistemi costieri sani perché proteggono le spiagge dall’erosione e forniscono terreno fertile ai giovani pesci e ad altre specie.

Perché ci sono così tanti turisti?

Il rapido aumento del turismo è principalmente dovuto all’espansione delle classi medie in molti paesi. Più persone sono in grado di permettersi le vacanze e viaggiare, in particolare in Cina. Nel 2018, i cittadini cinesi hanno effettuato un totale di 150 milioni di viaggi all’estero, rispetto ai 10 milioni del 2000. A prescindere dall’origine dei turisti, le infrastrutture e gli ecosistemi delle isole del Pacifico non sono in grado di gestire quest’ondata di turisti e hanno un disperato bisogno di una più stringente regolamentazione.

La Thailandia, uno dei primi 10 paesi al mondo per il turismo internazionale, ha accolto oltre 38 milioni di visitatori nel 2018, triplicando i numeri rispetto a 15 anni fa. Dal 2016 al 2017, i turisti stranieri in Vietnam sono aumentati del 30%, nel 2018 sono stati 15,5 milioni.

Maya Bay, Thailandia

Maya Bay in Thailandia era una baia tranquilla e brulicante di vita marina, visitata ogni giorno da una manciata di turisti. Poi nel 2000 è arrivato il film “The Beach” con Leonardo DiCaprio. Fino al 2018, 5.000 turisti al giorno visitavano la baia in cui è stato girato il film.

Ingenti i danni causati alla barriera corallina da snorkelisti che utilizzavano filtri solari. Il dipartimento dei parchi nazionali della Thailandia ha annunciato che oltre il 50% dei coralli della baia ha riportato danni, arrivando alla chiusura di Maya Bay a tempo indeterminato o almeno “finché le risorse naturali non torneranno alla normalità”.

Isola di Boracay, Filippine

Il piccolo paradiso dell’isola di Boracay è stato invaso da 2 milioni di visitatori nel 2017, molti dei quali portati dalle navi da crociera. L’anno scorso, inoltre, centinaia di aziende e residenze hanno scaricato liquami in mare, portando le autorità a chiudere l’isola per 6 mesi per intraprendere un’operazione di pulizia su vasta scala e a sviluppare piani per ridurre di due terzi il numero di visitatori.

Baia di Ha Long, Vietnam

Voliamo in Vietnam. La destinazione turistica più popolare del paese, la baia di Ha Long, con le sue migliaia di isole calcaree che emergono dal mare, ha registrato un enorme aumento di turisti con conseguenza disastrose per i delicati ecosistemi. Nel 2017, quasi 7 milioni di persone hanno visitato la baia, patrimonio mondiale dell’Unesco. Centinaia di navi percorrono la baia ogni giorno, spesso scaricando rifiuti umani in mare.

Chiudere le isole è una soluzione estrema, ma dimostra che molti governi hanno capito l’importanza della tutela degli ecosistemi anche a scapito delle entrate del turismo.

Francesca Mancuso

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