Scoperto un sacrificio rituale di centinaia di bambini nel Perù del XV secolo
I resti di quasi 140 bambini uccisi ritualmente sono venuti alla luce in un sito archeologico peruviano di epoca precolombiana. Il sacrificio, databile intorno al 1450 d.C., rappresentò probabilmente un tentativo di placare gli dèi durante una catastrofe naturale che aveva colpito la fiorente cultura Chimú che dominava la regione
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Nel sito archeologico di Huanchaquito-Las Llamas, sulla costa settentrionale del Perù, sono state trovate le prove del più esteso sacrifico infantile di massa di epoca precolombiana. I ricercatori hanno infatti portato alla luce i resti di 137 bambini e 3 adulti, oltre a quelli di circa 200 giovani lama. I risultati degli scavi, condotti da un gruppo internazionale di archeologi diretto da Gabriel Prieto dell’Universidad Nacional de Trujillo, in Perù e Khrystyne Tschinke della Tulane University a New Orleans, negli Stati Uniti, sono illustrati sulla rivista “PLoSOne”.
Fondata su un’agricoltura intensiva alimentata da una rete sofisticata di canali idraulici gestiti da un’efficiente burocrazia, la cultura Chimú fiorì tra l’XI e il XV secolo d.C. lungo le coste peruviane, arrivando a controllare, nei momenti di massimo splendore, le valli costiere dall’attuale confine con l’Ecuador a nord all’attuale capitale peruviana di Lima a sud.
All’epoca del tragico evento – risalente, da quanto stabilito con la datazione al radiocarbonio, attorno al 1450 d.C. – il sito di Huanchaquito-Las Llamas faceva parte di un importante centro dalla cultura Chimú: le rovine rimaste occupano circa 14 chilometri quadrati, ma la città – i cui resti sono in buona parte andati distrutti in seguito all’espansione urbana della vicina Trujillo – doveva essere molto più vasta.
I corpi sono stati rinvenuti in un’area di 700 metri quadrati circa, e l’analisi dei resti ha mostrato che appartenevano a bambini e ragazzi di età compresa tra i 5 e i 14 anni, appartenenti a una varietà di gruppi etnici provenienti da diverse aree del territorio controllato dalla cultura Chimú. Tutti i corpi, compresi quelli degli animali, mostravano chiaramente che alle vittime era stata aperta la cavità toracica, verosimilmente per asportare il cuore. Questa pratica sacrificale, a quanto riferito da cronisti spagnoli del XVI secolo, era in uso anche fra gli Inca, presso i quali tuttavia il numero di bambini immolati era molto più limitato, al massimo di qualche unità. Il più esteso caso precedentemente conosciuto di sacrifici infantili nel Nuovo Mondo, con 48 vittime, è stato documentato nella città azteca di Tenochtitlan.
Il numero decisamente eccezionale di bambini e animali sacrificati indica che i Chimú devono essersi trovati improvvisamente di fronte a una sfida particolarmente grave, probabilmente di origine naturale, considerato che in quel momento quella civiltà era al massimo della sua potenza. L’ipotesi, secondo i ricercatori, è corroborata dal fatto che alla stessa profondità degli scavi tutta l’area è coperta da uno strato di fango su un substrato di terreno sabbioso: la regione – normalmente piuttosto arida e con precipitazioni ridotte – deve essere stata colpita da una serie di piogge e inondazioni di eccezionale intensità.
Secondo Prieto e colleghi è verosimile che quella catastrofe sia stata una conseguenza di un evento ENSO (El Niño-Southern Oscillation) – il periodico fenomeno di riscaldamento delle acque del Pacifico centro-meridionale – particolarmente marcato e avvenuto fra il 1400 e il 1450.