Le Isole Marshall vogliono “alzare gli atolli” per non annegare

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Le Isole Marshall vogliono “alzare gli atolli” per non annegare

Un adattamento estremo ai cambiamenti climatici per non dover abbandonare le isole
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Il nuovo Piano nazionale per combattere il cambiamento climatico della Repubblica delle Isole Marshall/ Aolepān Aorōkin M̧ajeļ valuterà la possibilità di rialzare le isole abitate dei suoi atolli per evitare che questo piccolo Stato insulare dell’Oceania scompaia nell’Oceano Pacifico a causa dell’innalzamento del livello del mare. Ad annunciarlo è stata la presidente delle Isole Marshall, Hilda Heine, che  in due  interviste al Marshall Islands Journal  e Radio New Zealand  ha sottolineato che «I marshallesi sono determinati a rimanere nel loro Paese, a qualunque costo».

Infatti, senza interventi, l’innalzamento del livello del mare e l’erosione renderebbero inabitabili entro il 2050 la maggior parte degli atolli delle Marshall e i piccoli Stati insulari del Pacifico – che si troveranno ad affrontare un destino simile – sottolineano che per loro il cambiamento climatico rappresenta già una questione di vita e di morte e di sopravvivenza di intere nazioni. Per questo stanno anche pensando a modi radicali per adattarsi o a rifondare i loro Stati in Paesi come la Figi, l’Australia e la Nuova Zelanda, quando questi piccoli popoli saranno costretti ad abbandonare in massa le loro isole.

La Heine ha detto al Marshall Islands Journal: «Rialzare le nostre isole è un compito arduo ma che deve essere fatto. Per riuscirci, abbiamo bisogno di volontà politica, e in particolare dell’impegno dei leader tradizionali. Ecco perché è previsto un dialogo nazionale per riunire tutte le parti».

I 29 atolli che formano le Isole Marshall, dove vivono 75.000 persone, sono alti in media 2 metri sul livello del mare e il  governo di Majuro vorrebbe rialzarle un po’, anche se nessuno sa bene come fare. Nel 2018 un climatologo delle Hawaii, Chip Fletcher, aveva lanciato su  National Geographic  l’idea di dragare una laguna per costruire un’isola più alta.  Un intervento che comunque comporterebbe grosse modifiche e danni ambientali.

Anche se l’idea può sembrare assurda, Earther  fa notare che le isole Marshall non sarebbero le prime ad avanzare questa soluzione: a Newport Beach, nel sud della California, l’Amministrazione cittadina ha un piano per sollevare, entro il 2050,  case e strade e per costruire una diga intorno all’isola di Balboa minacciata dall’innalzamento del livello del mare. In Florida, anche Miami Beach sta rialzando le sue strade.

Ma Earther ricorda che «Tuttavia, rialzare un’isola, tuttavia, è molto più facile da fare in n posto come Newport Beach, il cui budget operativo annuale è di quasi 300 milioni di dollari. Per fare un confronto, le Isole Marshall hanno un prodotto interno lordo di appena 200 milioni di dollari. Affrontare il cambiamento climatico costa denaro vero e alcuni luoghi sono abbastanza fortunati da averlo. Sfortunatamente, i luoghi più vulnerabili spesso non ce l’hanno. E l’innalzamento del livello del mare è solo un pezzo del puzzle: anche gli eventi meteorologici estremi e la siccità non miglioreranno».

La presidente delle Isole Marshall, sta chiedendo una collaborazione tra tutte i piccoli Stati insulari formati da atolli per riuscire capire come possono adattarsi ai cambiamenti climatici. L’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) suggerisce che per trovare le soluzioni i piccoli Stati  insulari dovrebbero riscoprire le loro conoscenze tradizionali e il Rapporto speciale Ipcc del 2018  evidenzia che «Pratiche storiche, come gli insediamenti elevati, sono state in gran parte abbandonate a causa di globalizzazione, colonialismo e sviluppo edilizio».

Ritrovarsi insieme per discutere del loro possibile e tragico destino comune potrebbe  aiutare gli isolani a ricordare le loro antiche tradizioni e consentir loro di raccogliere i fondi necessari e ottenere l’attenzione della comunità internazionale di cui hanno bisogno per uscire dalla prospettiva di un futuro dominato dal caos climatico. La loro cultura e la loro terra sono sulla linea della marea che sale del riscaldamento globale.

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