Non solo inquina irrimediabilmente l’ambiente e uccide gli animali marini, ma la plastica nelle acque dei nostri mari è anche un pericoloso tramite di agenti patogeni, tanto che potrebbe addirittura trasportare il colera dall’India agli Stati Uniti. E causare implicazioni alla nostra salute potenzialmente di vasta portata.
È l’allarme lanciato dai ricercatori dell’Università di Stirling, in Scozia, che hanno confermato i timori degli ambientalisti secondo cui che le perline di plastica (i cosiddetti “nurdles”), persistenti e piccole, trovate sulle spiagge, nei fiumi e nei mari di tutto il mondo, fungono da zattere per i batteri dannosi, trasportandoli dagli scarichi fognari e dalle acque del deflusso agricolo fino alle acque di balneazione e ai molluschi.
I risultati dello studio scozzese sollevano la concreta possibilità che “il colera in India venga trasportato su una spiaggia negli Stati Uniti”, come afferma Richard Quilliam, principale ricercatore dello studio.
Il pericolo è che gli agenti patogeni possano essere trasportati su grandi distanze e sopravvivere più a lungo del normale. Perché? Perché nel momento in cui un agente patogeno si attacca a un pezzo di plastica sarà protetto dalle cose che lo uccidono, a partire dai raggi UV.
Lo studio
I ricercatori hanno raccolto campioni di plastica grandi più o meno come una lenticchia in cinque spiagge scozzesi, per verificare se vi si rifugiassero degli microorganismi patogeni. Ebbene, il 45% delle plastiche è risultato contaminato da una tipologia del batterio E. coli, in grado di causare nell’uomo malattie come diarrea, infezioni urinarie, colite emorragica e setticemia.
In più, fino al 90% dei residui raccolti sono risultati essere contaminato da vibrioni, una famiglia di batteri che comprende anche quelli del colera e che causa gastroenterite.
“Comprendere e conoscere i rischi è importante – dice il dottor Quilliam. Abbiamo bisogno di pensare all’esposizione dell’uomo ad agenti patogeni sulla plastica. Le acque di balneazione sono regolate da direttive UE, che controllano l’E. coli in acqua. Ma non controllano le particelle di plastica che potrebbero essere contaminate da Escherichia sulla spiaggia, molto più a contatto con i bambini, per esempio”.
I ricercatori hanno testato solo due batteri, ma hanno tutte le ragioni di pensare che si possano trovare anche batteri che portano al rotavirus e al norovirus, che causano anche malattie gastrointestinali.
Mentre non è ancora chiaro se e quanto queste presenze microbiche sulla plastica possano sopravvivere nel mare, “questa ricerca è agli inizi” dice Quilliam, è sicura una cosa: l’E.coli può rimanere vivo da due a quattro settimane in acqua, mentre Vibrio e Norovirus possono sopravvivervi per mesi.
A tale proposito, Quilliam e altri scienziati della facoltà di Scienze naturali dell’Università di Stirling, insieme alle Università di Bangor e Warwick, hanno ricevuto una sovvenzione dal Natural Environment Research Council per studiare come la plastica che si trova in mare trasporti batteri, virus e alghe tossiche e il loro impatto sulla salute umana. Stimeranno, infine, anche la quantità di microplastiche nei fiumi del Regno Unito e nel sistema costiero.
A causa della plastica, insomma, ci potremmo trovare attaccati da batteri senza nemmeno accorgercene. Ecco un altro danno che stiamo facendo a noi stessi.
Germana Carill