Earth Hour 2019: 30 marzo – ore 20.30, luci spente per un’ora per salvare il Pianeta
Wwf: “Sul clima non c’è tempo da perdere». In Italia 100 eventi. Sul riscaldamento globale possiamo ancora evitare il peggio ma senza azioni concrete si rischia di tornare al clima di 15 milioni di anni fa”
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Il Wwf si prepara all’ Earth Hour e annuncia che «Sabato 30 marzo alle 20,30, in tutto il mondo tantissimi luoghi, dai monumenti più famosi alle abitazioni di privati cittadini, spegneranno le luci e centinaia di milioni di persone parteciperanno alla grande ola di spegnimenti di Earth Hour, l’Ora della Terra, la più grande mobilitazione planetaria sul tema dei di cambiamenti climatici».
Dalla Torre Eiffel all’Opera House di Sydney, dall’Empire State Building di New York al Burj Khalifa a Dubai . Saranno oltre 160 i Paesi che parteciperanno e migliaia i luoghi iconici che «spegneranno le loro luci come gesto simbolico per salvare il pianeta – dcono al Wwf – ma anche per aumentare la consapevolezza sull’importanza della natura e incoraggiare individui, imprese e governi in tutto il mondo a trovare le soluzioni necessarie per costruire un futuro sano e sostenibile per tutti».
Il Wwf è convinto che «Earth Hour 2019 è il più grande movimento per l’ambiente a livello mondiale, con oltre 160 Paesi che partecipano per invitare all’azione sulle questioni ambientali più importanti da affrontare. L’Ecuador, ad esempio, sta spingendo per una legge che abolisca l’uso della plastica nella capitale Quito, mentre la Finlandia sfiderà oltre un quarto della popolazione del paese a seguire una dieta più equilibrata. Il Kenya pianterà un miliardo di alberi entro il 2030 per ripristinare la copertura forestale e l’Indonesia sta incoraggiando 5 milioni di giovani ad adottare uno stile di vita più green».
Il Panda sottolinea che «Mentre i dati sul cambiamento climatico in atto continuano ad aggravarsi diventa totalmente insostenibile la mancata reazione per decarbonizzare con urgenza le nostre economie. La concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera è arrivata nel 2018 a 408 ppm (parti per milione di volume), in molte giornate di questi primi mesi del 2019 sono giunte o hanno persino sorpassato le 410 ppm (nel 1750 all’inizio della Rivoluzione Industriale era di 277 ppm), il 2018 è stato il quarto anno più caldo a livello globale (da quando esistono le registrazioni scientificamente attendibili dal 1880) e le emissioni totali di anidride carbonica hanno continuato a crescere raggiungendo più di 41 miliardi di tonnellate. Se non cambiamo rotta alle nostre economie e ai nostri stili di vita potremo raggiungere lo stato dell’“Hothouse Earth” come è stata definita da autorevoli scienziati. Dall’analisi dei paleoclimi (ossia tutte le conoscenze sin qui raccolte sui climi dei periodi geologici del passato) emerge che i dati climatici attuali, proseguendo nell’inazione, potrebbero condurre, ad una situazione complessiva della nostra Terra simile a quella verificatasi verso la metà del periodo del Miocene, risalente a 15-17 milioni di anni fa, quando la concentrazione di CO2 nell’atmosfera arrivavano persino a valori superiori alle 400 ppm raggiungendo le 500 ppm, le temperature medie della superficie terrestre erano superiori di 4°C – 5°C rispetto a quelle che si sono registrate nel nostro periodo preindustriale e il livello dei mari era superiore di 10-60 metri rispetto alla situazione attuale: ma il fatto più rilevante su cui riflettere è che sulla superficie della Terra, in quel periodo, non vi era nessuna forma di Ominide che si aggirasse tra gli ambienti del pianeta di allora».