Il cambiamento climatico favorisce sempre di più gli incendi: +1.200% roghi da inizio anno in Italia

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Il cambiamento climatico favorisce sempre di più gli incendi: +1.200% roghi da inizio anno in Italia

Coldiretti: «Senza le precipitazioni di febbraio fiumi, laghi, invasi e terreni sono a secco. Le campagne soffrono per la siccità»
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Quasi un rogo al giorno dall’inizio dell’anno, per un totale di ben 1.442 ettari andati in fumo a fine febbraio: la conta fornita dalla Coldiretti – rielaborando i dati raccolti dal sistema europeo d’informazione sugli incendi boschivi Effis – testimonia che l’anomalia climatica che stiamo vivendo favorisce «il divampare degli incendi fuori stagione, con un aumento del 1200% dei roghi nei primi due mesi del 2019 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente».

Sono bastati pochi giorni in più per aggiungere altri 600 ettari di boschi andati in fiamme (i dati Effis aggiornati ad oggi si fermano infatti a quota 2.016 ettari), e anche se il terribile record raggiunto nel 2017 – con 140.392 ettari di bosco bruciati in tutta Italia – è ancora lontano preoccupa che numeri così consistenti siano stati raggiunti in un periodo dell’anno ancora lontano dal picco degli incendi. E i danni dureranno a lungo: secondo gli agricoltori per ricostituire i boschi andati in fiamme ci vorranno almeno 15 anni.

L’avanzata del cambiamento climatico riveste un ruolo importante nel fenomeno: come emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr, che classificano il febbraio 2019 tra i quindici più bollenti dal 1800 nella Penisola, il mese appena trascorso «fa segnare una temperatura superiore di 1,38 gradi la media storica», con l’anomalia ancora più marcata nel nord del Paese dove la colonnina di mercurio è stata superiore addirittura di circa 2 gradi.

Il caldo è stato inoltre accompagnato da «una insolita mancanza di precipitazioni che nelle città ha causato l’innalzamento dei livelli di inquinamento, con il superamento dei limiti sulla qualità dell’aria che ha fatto scattare i divieti in molte città dall’Emilia Romagna alla Lombardia, ma criticità ci sono anche in Veneto e nel Lazio. Senza le precipitazioni di febbraio fiumi, laghi, invasi e terreni sono a secco e – sottolinea la Coldiretti – soffrono per la siccità le campagne poiché le riserve idriche sono necessarie per i prossimi mesi quando le colture ne avranno bisogno per crescere».

È dunque sempre più evidente la necessità di affrontare i cambiamenti climatici sul doppio fronte della resilienza e del contrasto, eppure anche il Governo in carica sembra non considerare l’emergenza climatica come una priorità. Nei giorni scorsi il ministero dell’Economia ha presentato la Relazione sull’impatto della Legge di Bilancio sugli indicatori di Benessere equo e sostenibile (Bes), compreso quello relativo alle “Emissioni di CO2 e altri gas climalteranti procapite”, fornendo dati tutt’altro che rassicuranti: secondo le stime del Governo infatti il quantitativo delle emissioni rimarrà pressoché stabile, passando dalle 7,2 tonnellate procapite di gas serra del 2018 alle 7,1 del 2019 e 2020, per scendere a 7,0 nel 2021. Una prospettiva tutt’altro che ambiziosa, anche se da questo punto di vista potrebbero “aiutare” le previsioni di recessione economica (accompagnata generalmente in questi anni da un calo delle emissioni di gas serra) confermate anche oggi dall’Istat e dall’Ocse: una magra consolazione.

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