Nel 2018 i danni da dissesto idrogeologico in Italia “sono i più gravi degli ultimi cinque anni”

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Nel 2018 i danni da dissesto idrogeologico in Italia “sono i più gravi degli ultimi cinque anni”

CNR: “Molto sopra la media” il numero delle vittime. Dal 2000 a oggi in Italia hanno perso la vita in totale 438 persone
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I rischi legati al dissesto idrogeologico sono da sempre molto concreto per il nostro Paese: in Italia frane e inondazioni sono fenomeni diffusi, ricorrenti e pericolosi, causa ogni anno di numerose vittime e danni ogni anno. Da oltre vent’anni, l’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr (Cnr-Irpi ) raccoglie i relativi dati, che sono appena stati aggiornati in due rapporti: quello annuale (per il 2018) e quello quinquennale (2014-2018), dai quali emerge che i «dati del 2018 sono i più gravi registrati negli ultimi cinque anni».

«Nel corso del 2018 – dettaglia la ricercatrice del Cnr-Irpi Paola Salvati – frane e inondazioni hanno causato in Italia 38 morti, 2 dispersi, 38 feriti e oltre 4.500 tra sfollati e senzatetto in 134 comuni, distribuiti in 19 regioni. Le regioni più duramente ferite sono quelle del Sud. In particolare, Sicilia e Calabria sono quelle con il più alto numero di vittime».

I rapporti elaborati dal Cnr contengono elenchi, mappe, statistiche ed analisi sugli eventi di frana e d’inondazione che hanno causato danni diretti alla popolazione, e quelli del 2018 sono «i dati più gravi registrati negli ultimi cinque anni».

«L’anno appena trascorso in termini di vittime a causa del dissesto geo-idrologico è stato molto sopra la media – conferma il direttore del Cnr-Irpi, Fausto Guzzetti – Considerando la serie storica 2000-2018 hanno perso la vita in totale 438 persone, 23 di media annua. Il triste primato delle vittime è del 2000 (54 morti e 7 dispersi), seguono il 2009 (50 morti e 6 dispersi), il 2011 (44 morti) e il 2018 (38 morti e 2 dispersi)». Numeri dietro ai quali si celano vite e territori devastati.

«Nel corso del 2018, soprattutto nella seconda metà dell’anno, si sono verificati degli eventi molto intensi che hanno causato un elevato numero di vittime. Basti pensare – ricorda Salvati – alla piena improvvisa che in agosto ha stravolto le gole del Raganello in Calabria, con 10 vittime e 11 feriti. Sempre in Calabria, nei primi giorni di ottobre, durante un nubifragio hanno perso la vita una giovane mamma e i suoi due bimbi. Tra il 1 e il 5 novembre la Sicilia è stata interessata da gravi fenomeni alluvionali, il 3 novembre si sono registrati gli effetti peggiori: tutti i bacini dell’agrigentino e del palermitano centro-occidentale sono andati in piena. A Casteldaccia, dove due famiglie, in totale nove persone tra adulti e bambini, sono rimaste bloccate al piano terra di una villetta costruita nei pressi del fiume, e sono annegate a causa dello straripamento del fiume Milicia».

Vittime e danni che si sarebbero potuti evitare, puntando su quegli investimenti in prevenzione che tornano il leit-motiv del dibattito pubblico solo – e per brevissimo tempo – a seguito di una tragedia. Quello delle catastrofi da dissesto idrogeologico è un bilancio pesante per l’Italia, specialmente «perché le persone – sottolinea Guzzetti – spesso perdono la vita in circostanze evitabili. Servirebbe maggiore prevenzione, rendendo i cittadini consapevoli dei rischi a cui sono soggetti, ponendo più attenzione alle criticità del territorio, e osservando rigorosamente norme e vincoli di edificabilità».

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