Le strisce delle zebre? Forse un “trucco” genetico per evitare i tafani
Il manto a strisce bianche e nere delle zebre è stato selezionato dall’evoluzione per uno scopo preciso: evitare i morsi dei tafani che si cibano del loro sangue. La conferma arriva da uno studio sperimentale che ha dimostrato che questi insetti hanno difficoltà a posarsi su una superficie zebrata
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A cosa serve il caratteristico manto a strisce delle zebre? Per spiegare quale vantaggio evolutivo può dare, sono state proposte diverse ipotesi: mimetizzarsi nell’ambiente, confondere visivamente predatori, inviare segnali alle altre zebre, controllare lo scambio di calore dell’organismo con l’ambiente o difendersi dagli insetti.
Ma solo l’ultima ha ricevuto conferme sperimentali: il manto zebrato serve a ridurre la probabilità di essere punti dai tafani, insetti simili alle mosche che si cibano del sangue degli animali su cui riescono a posarsi.
L’ipotesi era già stata supportata da una precedente ricerca, che però aveva chiamato in causa una diversa visibilità del manto zebrato. Uno studio pubblicato ora su “PLOS One” indica invece che la difesa dai tafani avviene in base a un meccanismo un po’ diverso: rendere difficile il loro “atterraggio”.
Un gruppo di ricercatori dell’Università della California a Davis guidato da Tim Caro, e colleghi di altri istituti britannici e statunitensi, ha misurato quante volte alcuni cavalli dal manto di colore uniforme e alcune zebre, posti in recinti simili, sarebbero stati punti da due specie di tafani: Haematopota pluvialis e Tabanus bromius.
Hanno così scoperto che i tafani circolavano intorno a cavalli e zebre con la stessa frequenza, ma si posavano sui cavalli quattro volte più spesso. In particolare, gli autori hanno osservato che prima di posarsi sui cavalli i tafani diminuivano la velocità, mentre si avvicinavano alle zebre più velocemente, fallendo spesso la manovra di “atterraggio” e rimbalzando sul manto a strisce per poi volare di nuovo lontano.
Per verifica, i ricercatori hanno messo sul dorso dei cavalli una coperta con la livrea a strisce
delle zebre. E’ così emerso che in questo caso i tafani si posavano sui cavalli con una frequenza decisamente inferiore rispetto a prima, e questo valeva anche per la testa, benché fosse rimasta scoperta.
I ricercatori hanno anche osservato che zebre e cavalli si comportano in modo molto diverso quando ci sono mosche. Le zebre scuotono la coda quasi ininterrottamente per tenere lontane i tafani; inoltre, smettono di nutrirsi e scappano via se ne sono troppo infastidite. I cavalli, invece, fanno solo qualche movimento di contorsione e tendono a scacciare gli insetti solo occasionalmente.
Nel loro complesso, i risultati suggeriscono quindi che le strisce non servono a evitare l’avvicinamento dei tafani, ma a impedire loro di posarsi in modo efficace, riducendo così il numero di punture.
Non è ancora chiaro, tuttavia, perché le zebre abbiano sviluppato questi sofisticati meccanismi di difesa. Una possibile spiegazione è che in un ambiente come quello dell’Africa, le zebre possano essere molto più soggette dei cavalli a malattie infettive veicolate dai tafani.