Su 1300 tartarughe marine studiate in Europa oltre la metà ha ingerito plastica (VIDEO)

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Su 1300 tartarughe marine studiate in Europa oltre la metà ha ingerito plastica (VIDEO)

Concluso il progetto europeo Indicit: «Ben 804 presentavano residui di plastica nell’apparato digerente, mentre altri resti sono stati trovati nei residui fecali di 407 esemplari»
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Dopo due anni di lavori lungo le aree costiere mediterranee e atlantiche, i ricercatori del progetto europeo Indicit (Indicator impact turtle) finanziato dalla Commissione Ue sono riusciti a studiare oltre 1.300 tartarughe (Caretta caretta), in modo da valutare l’impatto della plastica sulla fauna marina: l’ampia distribuzione geografica della specie, la presenza in differenti habitat e la caratteristica di ingerire i rifiuti marini fanno di queste tartarughe un indicatore prezioso da analizzare, che purtroppo – come spiegano dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) – conferma i danni dovuti al marine litter.

I risultati finali del progetto saranno pubblicati a breve, ma intanto sono stati resi noti i primi dati: «Innanzitutto che il 58,2% dei 1316 esemplari di Caretta caretta analizzati aveva ingerito oggetti di plastica, principalmente usa e getta. Delle oltre 1300 tartarughe, ben 804 presentavano residui di plastica nell’apparato digerente, mentre altri resti sono stati trovati nei residui fecali di 407 esemplari». Inoltre, i risultati del progetto mostrano quanto «gli oggetti di plastica si spostino da un mare all’altro per mezzo delle correnti marine, anche su grandi distanze. Ad esempio, nello stomaco di tartarughe spiaggiate in Italia è stato rinvenuto l’involucro di uno snack francese, insieme a cannucce, tappi, lenze e ami».

Secondo i dati raccolti dalla stessa Ue oltre l’80% dei rifiuti marini sono di plastica, ed è questa la principale molla che ha portato a un accordo tra Consiglio e Parlamento europeo per mettere al bando alcuni prodotti monouso al 2021. Occorre però migliorare ancora molto sulla gestione dei rifiuti a terra, dove vengono prevalentemente generati: come documentano i dossier Beach litter elaborati annualmente da Legambiente, è proprio la cattiva gestione dei rifiuti la principale causa della presenza di spazzatura sulle spiagge italiane. Occorrono dunque più e migliori impianti per trattarli adeguatamente, incoraggiando anche i cittadini a conferimenti più virtuosi.

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