Ricostruita la storia degli impatti di asteroidi sulla Terra grazie ai crateri della luna
Grazie ai dati registrati dal Lunar Reconnaissance Orbiter della NASA è stato possibile ricostruire la storia degli impatti da asteroidi che hanno interessato la Terra. Si è così scoperto che nel corso degli ultimi 290 milioni di anni il tasso di questi impatti è triplicato rispetto a quello del periodo precedente
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Negli ultimi 290 milioni di anni il tasso di asteroidi entrati in collisione con la Terra e la Luna è triplicato rispetto a quello del periodo precedente. Lo ha stabilito uno studio pubblicato su “Science”.
La ricostruzione dei bombardamenti di asteroidi sulla Terra è sempre stata problematica, perché sul nostro pianeta sono in atto molti processi che potrebbero aver distrutto i crateri d’impatto più antichi: dalla dinamica della tettonica a placche fino ai processi erosivi della più varia natura.
La vicinanza della Luna e la regolarità con cui si verificano gli impatti sul nostro satellite naturale implicano che la storia degli impatti lunari riflette ampiamente quella della Terra. Finora però gli astronomi si erano scontrati con un problema: stabilire le età dei crateri della Luna.
La soluzione è arrivata dai dati registrati dal radiometro per l’emissione termica montato sul Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), una sonda della NASA in orbita attorno al nostro satellite.
Partendo dal fatto che le rocce più grandi presenti nelle vicinanze dei crateri da impatto (proiettate tutto intorno proprio dall’impatto) hanno maggiore inerzia termica ed emettono nella notte lunare più calore di quelle piccole, i ricercatori hanno usato i dati di LRO per mappare la presenza e le dimensioni delle rocce attorno ai 111 crateri di diametro superiore ai dieci chilometri. (La risoluzione dei dati ha permesso di rilevare massi fino a un minimo di un metro di diametro.) Quindi dopo aver calcolato la velocità con cui si sbriciolano le rocce lunari e il tasso con cui sono colpite le stesse rocce dalla costante pioggia di piccoli meteoriti, Rebecca Ghent, dell’Università di Toronto, in Canada, e colleghi hanno potuto stimare l’età dei diversi crateri.
I ricercatori hanno scoperto che il tasso di formazione dei crateri negli ultimi 290 milioni di anni è stato da due a tre volte superiore a quello dei 700 milioni di anni precedenti. Ma la sorpresa più grande è arrivata quando gli scienziati hanno confrontato età e numero dei crateri sulla Luna con età e numero di quelli sulla Terra, scoprendo che sono estremamente simili. Una conclusione, questa, che è in conflitto con l’idea, finora data quasi per scontata, che sul nostro pianeta molti antichi crateri fossero ormai scomparsi.
I ricercatori hanno quindi cercato una conferma della loro scoperta analizzando i cosiddetti camini di kimberlite, resti di antichissimi vulcani diamantiferi che si estendono per un paio di chilometri sotto la superficie terrestre.
Lo studio ha mostrato che i camini di kimberlite formatisi negli ultimi 650 milioni di anni in regioni tettonicamente stabili erano in gran parte intatti, indicando un impatto dell’erosione molto limitato. Questo significa – ha detto William T. Bottke, del Southwest Research Institute di Boulder, negli Stati Uniti, coautore della ricerca – che la ragione per cui la Terra nelle sue regioni più stabili ha un numero ridotto di crateri molto vecchi rispetto al numero di quelli più recenti non va cercata in processi di erosione che li avrebbero fatti sparire, ma nel fatto che prima di 290 milioni di anni fa il tasso di impatto degli asteroidi era inferiore.