La calotta di ghiaccio della Groenlandia sta fondendo ad una velocità preoccupante!
Nel decennio 2004-2013, la fusione della coltre glaciale della Groenlandia è avvenuta a una velocità che non ha riscontri in nessun altro periodo degli ultimi 350 anni. La scoperta è avvenuta grazie alla prima ricostruzione dei tassi di fusione dell’immensa coltre di ghiaccio dal 1650 a oggi
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La calotta glaciale della Groenlandia si sta sciogliendo a un ritmo superiore a quello mai avvenuto negli ultimi 350 anni. A mostrarlo è il primo studio che è riuscito a controllare su scala complessiva l’intensità di fusione superficiale e del deflusso delle acque di quell’immensa riserva di ghiacci. Lo studio, condotto da un gruppo internazionale di ricercatori diretta da Michiel R. van den Broeke dell’Università di Utrecht, nei Paesi Bassi, è pubblicato su “Nature”.
La calotta di ghiaccio della Groenlandia è uno dei principali fattori che contribuiscono al progressivo innalzamento del livello del mare e per questo da alcuni decenni il suo scioglimento è monitorato attentamente dai satelliti.
I dati così raccolti hanno indicato che a partire dal 2012 la velocità di fusione è accelerata rispetto agli ultimi quarant’anni. Tuttavia, non era sicuro se gli attuali tassi di scioglimento sono realmente anomali o possono rientrare nella variabilità naturale, dato che i dati satellitari coprono un periodo molto limitato di tempo e le ricerche precedenti non avevano preso in esame l’intera calotta ma solo la situazione di singoli ghiacciai.
Van den Broeke e colleghi hanno analizzato struttura e composizione delle acque di fusione di una serie di carotaggi eseguiti in diversi punti della coltre glaciale, anche molto interni, per ricavare un modello dell’andamento della fusione. Il confronto dei dati sugli ultimi anni ottenuti in questo modo sono risultati sovrapponibili a quelli derivati dalle osservazioni satellitari, confermando l’affidabilità della procedura.
E’ stato quindi accertato che il decennio dal 2004 al 2013, l’ultimo preso in esame, ha visto uno scioglimento più sostenuto di qualsiasi altro decennio a partire
dal 1650, la data a cui corrispondono le sezioni delle carote di ghiaccio estratte più in profondità.
I ricercatori hanno anche rilevato che l’inizio dell’aumento della velocità di fusione risale alla metà del XIX secolo, in corrispondenza con l’estendersi della rivoluzione industriale. Tuttavia, fino a poco tempo fa, questa accelerazione – che oggi ha portato la velocità di fusione a valori fra il 250 e il 527 per cento superiori a quelli preindustriali – era rimasta nell’ambito di variazioni registrate anche in epoche più remote.
Ciò che più preoccupa i ricercatori è che l’esame della serie storica delle velocità di fusione relativa agli ultimi 350 anni rivela che non segue linearmente l’innalzamento delle temperature.
Ciò significa che, mentre in passato un evento di riscaldamento di piccola entità può aver avuto un impatto minimo o addirittura nullo sulla fusione, un nuovo evento della stessa entità in futuro, in un clima più caldo, basterebbe a innescare processi di fusione molto più pronunciati.