Palau: vietate le creme solari per proteggere le barriere coralline da almeno 10 sostanze chimiche

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Palau: vietate le creme solari per proteggere le barriere coralline da almeno 10 sostanze chimiche

Il provvedimento in vigore dal 2020. Leggi simili approvate anche nelle Hawaii e nell’isola di Bonaire
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Il 25 ottobre il presidente di Palau, Tommy E. Remengesau Jr ha firmato il Responsible Tourism Education Act of 2018 che, tra le altre cose, vieterà «I filtri solari tossici per la barriera corallina», che non potranno essere prodotti, venduti, comprati o importati nel piccolo Stato insulare federale del Pacifico.

Inoltre, la legge di Palau stabilisce che i tour operator dovrebbero fornire ai clienti alternative riutilizzabili alle tazze monouso in plastica o in polistirolo, ai contenitori per alimenti in plastica o polistirolo e alle bottiglie d’acqua e cannucce di plastica.

Come spiega ChemicalWatch, le creme solari che dal primo gennaio 2020 saranno messe al bando a Palau sono quelle che «contengono uno qualsiasi dei seguenti ingredienti: ossibenzone (benzofenone-3); octinoxate (ottil metossicinnamato); octocrylene; Canfora 4-metil-benzylidene; triclosan; metilparaben; parabene etilico; butile paraben; parabene benzilico; fenossietanol».

Remengesau ha affermato che la legge «Invita i visitatori a far parte della soluzione». Una legge che arriva dopo che uno studio sull’accumulo di crema solare nelle meduse d’oro endemiche del Jellyfish Lake, un sito patrimonio mondiale dell’Unesco. E sulle sue acque aveva  rilevato la presenza di ossibenzone nei campioni di acqua, sedimenti e meduse. Lo studio raccomandava che i turisti usassero solo protezione solare ecologica dentro e intorno al lago e che i prodotti non dovrebbero contenere i dieci ingredienti chimici che poi sono stati vietati.

Chiunque entri a Palau con le creme solari proibite se le vedrà confiscare, i rivenditori che violeranno la legge saranno soggetti a una sanzione massima di 1.000 dollari. Presentando la legge al Parlamento Remengesau ha sottolineato che «Il potere di confiscare le creme  solari dovrebbe essere sufficiente a scoraggiare il loro uso non commerciale, e queste disposizioni costituiscono un equilibrio intelligente tra l’educazione dei turisti e la loro paura».

I ricercatori ritengono che questi ingredienti siano altamente tossici per la vita marina e rendano i coralli più suscettibili allo sbiancamento e sono particolarmente preoccupati per gli impatti dell’oxybenzone e dell’octinoxate, utilizzati come fattori di protezione solare nelle creme solari in quanto assorbono la luce ultravioletta.

Lo studio “Toxicopathological Effects of the Sunscreen UV Filter, Oxybenzone (Benzophenone-3), on Coral Planulae and Cultured Primary Cells and Its Environmental Contamination in Hawaii and the U.S. Virgin Islands” pubblicato nel 2016 da un team di ricercatori statunitensi e israeliani su Archives of Environmental Contamination and Toxicology ha dimostrato che l’oxibenzone può arrestare la crescita dei giovani coralli piccoli ed è tossico per diverse specie di coralli.

Un portavoce del presidente Remengesau ha detto all’AFP che ci sono prove scientifiche che «Le sostanze chimiche trovate nella maggior parte dei filtri solari sono tossiche per i coralli, anche in dosi minime. Generalmente, i siti di immersione di Palau ospitano circa quattro imbarcazioni all’ora piene di turisti, il che ha portato a preoccuparsi di un accumulo di sostanze chimiche che potrebbero vedere i reef raggiungere il punto di non ritorno. In un dato giorno equivale a litri di crema solare che finiscono nell’oceano nei punti di immersione e nei luoghi di snorkeling più famosi di  Palau. Stiamo solo vedendo cosa possiamo fare per evitare che l’inquinamento penetri nell’ambiente».

Secondo Craig Downs, direttore esecutivo dell’Haereticus Environmental Laboratory delle Hawaii, uno dei maggiori esperti dell’impatto dei filtri solari sulla vita marina, ha spiegato a BBC News che «L’Oxybenxzone è probabilmente il protagonista più cattivo tra i 10 prodotti chimici che sono stati vietati, Fa sì che i coralli si sbianchino a temperature più basse e riduce la loro capacità di resilienza  ai cambiamenti climatici. Quando c’è un evento disastroso come lo sbiancamento di massa dei coralli, negli anni successivi le barriere dovrebbero riprendersi. Questo non è successo in molte parti del mondo. Dove ci sono i turisti la vita non ritorna. La fase giovanile del corallo è più vulnerabile all’inquinamento chimico dei coralli adulti, ecco perché vediamo che queste aree non recuperano. Sono zombi della barriera corallina, solo gli adulti sono rimasti ed è solo questione di tempo prima che scompaiano».

La più grande minaccia per le barriere coralline è il cambiamento climatico e gli scienziati dicono che l’aumento delle temperature potrebbe far scomparire il 90% delle barriere coralline entro il 2050. La seconda più grande minaccia sono le fioriture algali, innescate dal deflusso di nutrienti negli oceani causato dalle acque reflue e dall’agricoltura. Ora le creme solari sono considerate una delle altre numerose minacce minori, compresa l’acidificazione degli oceani.

Si stima che ogni anno finiscano nelle acque delle barriere coralline finiscano tra le 6.000 e le 14.000 tonnellate di creme solari di cui si cospargono i turisti e diverse migliaia di prodotti per la protezione solare contengono le due sostanze chimiche più pericolose. Cinque anni si stimava che l’oxybenzone e l’octinoxate fossero presenti in circa il 75% dei prodotti solari, ora gli esperti ora dicono che si trovano in circa la metà delle creme e lozioni. Attualmente il Congresso Usa sta esaminando una proposta di legge per vietare l’ossibenzone perché costituirebbe una minaccia per la salute umana.

Palau non è nuova a prendere clamorose iniziative ambientaliste: nel 2009 ha istituito il primo Santuario degli squali del mondo, nel 2015 ha dichiarato Area marina protetta quasi tutto il suo territorio oceanico, nel 2017 ha introdotto il “Palau Pledge” che richiede ai turisti di firmare la promessa di rispettare l’ambiente che viene stampata sul loro passaporto all’ingresso nel Paese. In questo minuscolo Stato/Arcipelago (459 Km2 e 21.000 abitanti) il cambiamento climatico è una preoccupazione costante e il governo di Ngerulmud (forse la capitale più piccola del mondo con cica 500 abitanti) è stato il secondo al mondo a ratificare l’Accordo di Parigi dopo le Figi. Ma le barriere coralline di Palau sono ancora praticamente intatte e il divieto delle creme solari, insieme a un’oculata gestione dell’ambiente marino, servono a combattere qualsiasi minaccia per la vera ricchezza del Paese: la biodiversità delle sue barriere coralline.

Jörg Wiedenmann, un eserto di ecosistemi dei coralli dell’università di Southampton, ha detto a BBC News che «In quei luoghi è una precauzione ragionevole prevenire l’esposizione dei coralli vulnerabili alle potenziali minacce dei prodotti solari. Tuttavia, le barriere coralline non possono essere salvate semplicemente mettendo al bando i filtri solari: ci sono fattori di declino più distruttivi della barriera corallina, come il riscaldamento dell’acqua marina, la pesca eccessiva, l’arricchimento dei nutrienti e l’inquinamento che devono essere controllati per arrestare il continuo degrado degli ecosistemi delle barriere coralline».

Se l’Italia, grazie alla “legge Realacci” vieterà l’utilizzo di microplastiche nelle creme solari, l’isola di Bonaire, una municipalità speciale olandese nei Caraibi, e lo stato Usa delle Hawaii hanno approvato all’inizio di quest’anni leggi simili a quelle di Palau e il Messico ha vietato l’utilizzo di creme solari nelle riserve naturali.

Ma a far paura ai colossi dei prodotti cosmetici non sono certo le piccole Bonaire e Palau: quel che temono è il divieto di filtri solari tossici per la barriera corallina approvato a maggio dalle Hawaii – 1,5 milioni di abitanti e milioni di turisti – che  entrerà in vigore fino al 2021.  Ma il divieto di Palau entrerà in vigore prima ed è molto più esteso, visto che comprende 10 sostanze chimiche, 4 delle quali hanno un effetto antimicrobico, ma secondo la letteratura scientifica sono anche interferenti endocrini.

Downs  è convinto che decine di altri Paesi potrebbero seguire l’esempio di Palau: «E’ il primo Paese che bandisce queste sostanze chimiche dal turismo, penso che sia grandioso, che siano proattivi. Non vogliono essere come la Thailandia, le Filippine e l’Indonesia, dove hanno dovuto chiudere le spiagge perché le barriere coralline intorno a quelle spiagge sono morte. Ci sono numerosi articoli scientifici che indicano un legame tra i prodotti chimici per la protezione solare e la degradazione della barriera corallina. Quello che stiamo dicendo è che dove ci sono molti turisti che entrano in acqua, l’inquinamento delle protezioni solari può avere un effetto dannoso sulle vicine barriere coralline, fino a 5 chilometri di distanza».

Alle  creme solari con queste sostanze chimiche nocive per la vita marina ci sono delle alternative “reef-safe”, ma alcuni scienziati sostengono che l’etichetta non è legalmente applicabile e che non c’è nessun obbligo per i produttori di dimostrare che i loro prodotti non danneggiano i coralli. Downs ha chiesto ai produttori di creme solari di «Intensificare e innovare. Le sostanze chimiche utilizzate per la protezione dai raggi UV sono rimaste sostanzialmente invariate per 50 anni», ma ha aggiunto che «La migliore protezione contro il sole dovrebbe essere l’abbigliamento con protezione solare integrata. Dal punto di vista della conservazione se indossi una sun shirt, stai riducendo del 50% il carico della protezione solare, è una vittoria importante per la conservazione». Un altro approccio potrebbe essere l’uso di filtri solari a base minerale, come il biossido di titanio non nanometrico o l’ossido di zinco.

Molte delle più grandi multinazionali della cosmesi contrarie al divieto di prodotti per la protezione solare e dicono che le prove che abbiano un impatto negativo sui coralli non sono abbastanza forti. Downs ironizza: «I big boys stanno combattendo, Johnson & Johnson e L’Oreal non sembrano voler salire a bordo. Ma gran parte del resto dell’industria è già uscita con quello che chiamano “Hawaii compliant sunscreen”, ed è un grande incentivo per il loro marketing». Caroline Duell del “Safe Sunscreen Council”, un  gruppo di produttori di creme solari sostenibili, conclude: «La decisione di Palau di vietare gli ingredienti che sono noti per causare danni alle barriere coralline è la cosa giusta da fare. Speriamo che Palau, assumendo la leadership su questo tema, non solo proteggerà la sua sacra rete di barriera corallina che è anche la sua chiave economica, ma mostrerà al mondo che è ora di cambiare il modo in cui pensiamo. Per le protezione solare e i prodotti per la cura personale ci sono molte alternative che sono sicure, efficaci e piacevoli da usare».

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