La mutilazione dei genitali femminili è in forte diminuzione in tutta l’Africa, ma c’è ancora molto da lavorare
L’infibulazione è un crimine contro l’umanità assolutamente incomprensibile, ma la buona notizia è che sta diventando sempre più rara.
tratto da www.iflscience.com
La pratica di tagliare i genitali delle ragazze in giovane età ha subito una forte diminuzione negli ultimi 30 anni in Africa, come dichiarato da un nuovo studio. Tuttavia, un apparente aumento dei casi in Asia occidentale ha portato gli autori a dichiarare che è ancora presto per abbassare la guardia.
Il taglio dei genitali femminili, (noto anche come mutilazione genitale femminile o FGM) era diffuso in gran parte dell’Africa e dell’Asia occidentale fino a poco tempo fa. La pratica consiste nella rimozione del clitoride e il restringimento del canale vaginale. Oltre al dolore orrendo e il provocare gravi danni psicologici, spesso genera seri problemi durante la gravidanza ed il parto e provoca disfunzioni sessuali e infezioni croniche.
Molte nazioni hanno messo fuori legge l’FGC, ma l’applicazione di queste leggi è frammentaria. Le organizzazioni attiviste hanno lavorato per cambiare le norme culturali, ma mancano dati su come questo funzioni su scala continentale. Un documento in BMJ Global Health analizza le tendenze per regione nel periodo 1990-2017 utilizzando set di dati provenienti da 29 paesi con 200.000 bambini di età inferiore ai 14 anni.
L’Africa orientale ha visto la svolta più decisa al ribasso, con la percentuale di ragazze che è scesa dal 71,4% nel 1995 all’8% nel 2016. Le tendenze alla diminuzione in Africa settentrionale (dal 57,7 al 14,1%) e in Africa occidentale (dal 73,6 al 25,4%) sono più lente , ma stanno andando in maniera decisa nella giusta direzione. I risultati dimostrano che gli interventi attualmente praticati possono essere molto efficaci, ma si ritiene che 3 milioni di adolescenti rimangano a rischio ogni anno.
Inevitabilmente, gli sforzi per prevenire gli episodi di FGC e per misurarne la frequenza, si sono concentrati sui luoghi in cui si pensa siano più comuni. Di conseguenza, gli autori esprimono la paura che l’FGC si possa ancora verificare altrove in zone non monitorate. Ciò include sia gli immigrati provenienti da luoghi in cui la pratica era diffusa quando sono partiti, ma anche gran parte dell’Asia dove si sono verificati molti casi di FGC senza che ci siano studi dettagliati sulla sua frequenza.
Gli autori del documento, guidati dal professor Ngianga-Bakwin Kandala della Northumbria University, non hanno raccolto i dati personalmente ma hanno combinato le indagini condotte dai governi nazionali all’interno di piccoli gruppi e estrapolate a livello nazionale. I cluster erano sparsi al di fuori dell’Africa occidentale, limitando l’affidabilità dei dati in alcuni punti.
Si ritiene che l’FGC sia comune anche in Iraq e nello Yemen tra le altre nazioni dell’Asia occidentale, ma con solo tre sondaggi condotti fuori dall’Africa, rimane ancora molta incertezza circa la sua frequenza e il modo in cui le tendenze sono in corso. L’apparente aumento di FGC nell’Asia occidentale e la tendenza piatta nell’Africa centrale dimostrano che questo è ben lungi dall’essere un problema risolto.
“Se l’obiettivo della politica pubblica è quello di garantire che la pratica sia eliminata, sono urgentemente necessari ulteriori sforzi e interventi”, conclude lo studio. E per fare ciò bisogna collaborare con i leader religiosi, quelli delle comunità e del governo per incoraggiare l’educazione, la legislazione e il sostegno pubblico.