26 NOVEMBRE 1461, UN FORTE TERREMOTO DI Mw 6.4 COLPISCE L’AQUILANO
Sulla base dei danneggiamenti descritti dalle fonti dirette e indirette, sembra che il sisma del 1461 sia stato molto simile a quello del 2009, in particolare per quanto riguarda i centri coinvolti e la localizzazione ipotetica dell’epicentro.
Tratto da www.6aprile.it
Il 16 novembre 1461 a L’Aquila si sentì una scossa di terremoto che non causò danni. Era la prima avvisaglia di un periodo sismico che sarebbe durato quasi cinque mesi.
Esso ebbe il suo culmine la notte tra il 26 e il 27 novembre dello stesso anno, quando due violente scosse a due ore di distanza luna dall’altra distrussero completamente alcuni villaggi nella zona sud-est della conca aquilana.
A L’Aquila crollò circa un quarto degli edifici e il resto fu gravemente lesionato. In particolare crollarono quasi tutte le torri e i campanili, le cui campane precipitarono a terra danneggiando i tetti sottostanti.
Le vittime furono circa 150, di cui una settantina a L’Aquila e il resto nei dintorni dove Sant’Eusanio Forconese (AQ), con più di 30 morti, subì le maggiori perdite umane. Le scosse di quella notte furono avvertite distintamente fino ad Ascoli Piceno, Roma (dove il movimento della terra fece suonare le campane della chiesa di San Marcello al Corso) e Napoli.
Le repliche furono numerose e frequenti almeno fino all’11 dicembre quando si calcolò che fino allora ne erano state avvertite più di cento.
Nel frattempo il freddo aveva indotto la popolazione a tornare ad abitare nelle case rimaste in piedi, anche se lesionate. Il 17 dicembre una nuova fortissima scossa fece crollare parecchie di queste case costringendo gli abitanti a trasferirsi in capanne e altri ricoveri di fortuna. In seguito le scosse andarono diminuendo in numero e forza: le ultime furono avvertite alla fine di marzo 1462.
In base al Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (CPTI11) la potenza stimata del terremoto dovrebbe essere stata pari a MW (Magnitudo momento) 6.4, con epicentro ipotetico poco a sud dell’abitato di Poggio Picenze (AQ); considerata l’estensione ridotta della zona coinvolta è probabile che il sisma abbia avuto un ipocentro abbastanza superficiale.
Nelle cronache il giorno della scossa viene spesso indicato nel 27 novembre 1461 ma ciò si spiega con il fatto che in passato il nuovo giorno non iniziava con la mezzanotte ma all’imbrunire, per cui, considerando che nel mese di novembre fa notte intorno alle ore 17,00, si spiega come “l’ora quinta della notte”, (corrispondente all’ora dalle 21,00 alle 22,00), orario della scossa, appartenesse già al 27 novembre.
Le fonti storiche parlano di circa 80 vittime nella città di Aquila, di altre in alcuni ospedali cittadini e di altre decine ancora nel contado, con la distruzione pressoché totale di Castelnuovo ed Onna, e quasi totale per Poggio Picenze e Sant’Eusanio Forconese, un quadro molto simile a quello del 2009. Il numero totale delle vittime, tra città e contado, è stato stimato in circa 150 (Antonini, 2010).
In città i danni riguardarono soprattutto i Quarti di San Giovanni (o San Marciano) e di San Pietro, gli stessi che risultano maggiormente danneggiati dal recente terremoto del 2009. Si ipotizza inoltre che gli effetti sismici del 1461 furono resi più gravi dalla probabile presenza di danni più lievi provocati dall’onda d’urto del terremoto avvenuto cinque anni prima nel Sannio (al confine tra le province di Campobasso e Benevento), il 5/12/1456, con Magnitudo momento stimata pari a 7.2; quest’ultimo evento, ritenuto il più forte dell’Appennino peninsulare nel corso del II millennio, coinvolse una parte importante dell’Italia centrale e meridionale, con danni anche in località distanti dall’epicentro come appunto l’Alto Abruzzo (vale a dire l’Aquilano e il Teramano).
Lo storico aquilano Bernardino Cirillo, nei suoi Annali della città dell’Aquila (1540), quasi un secolo dopo questi eventi, descrivendo il sisma aquilano del 1461 lo colloca alcuni anni prima, sovrapponendolo all’evento del Sannio del 1456; tuttavia egli riferisce con un certo dettaglio i danni subiti dalla città e sottolinea lo sgomento suscitato dalla vista degli edifici danneggiati o in rovina
Fonte: edurisk.it