Sulawesi: 22 boe di allerta anti-tsunami erano disattivate da 6 anni per mancanza di fondi
Tsunami in Indonesia: ecco perché ha provocato cosi tanti morti (che potevano essere salvati)
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È troppo tardi ormai per le regioni centrali del Sulawesi, dove onde alte fino a 6 metri generate da un terremoto di magnitudo 7.5 hanno ucciso almeno 1200 persone (dato assolutamente provvisorio) nelle città di Palu e Donggala in Indonesia. Forse per evitare la catastrofe, secondo gli scienziati, sarebbe bastato che quel sistema di allerta, fermo da sei anni in fase di test per mancanza di finanziamenti, fosse scattato, e i presupposti, in questo caso, c’erano tutti.
Oggi sicuramente non si conterebbero tutte queste vittime, ma lo tsunami punta anche i riflettori sui punti deboli del sistema di allarme e la scarsa consapevolezza su come comportarsi in caso di calamità naturali. “Ci aspettavamo che si potesse verificare uno tsunami, ma non uno così grande”, dice Jason Patton, geofisico della Temblor e professore alla Humboldt State University in California.
Eppure al largo delle coste del Sulawesi è installato un sistema di allarme che se fosse stato funzionante, avrebbe potuto avvertire gli esperti prima che le onde d’acqua raggiungessero case e persone portando la devastazione più assoluta. Ma questo sistema di boe, 22 in tutto, non funziona dal 2012 e non è quindi in grado di trasmettere warning e allerte sugli tsunami in arrivo all’agenzia meteorologica e geofisica indonesiana (BMKG).
Secondo Sutopo Purwo Nugroho, portavoce della National Disaster Mitigation Agency (BNPB), “le boe di rilevamento non funzionano a causa della mancanza di finanziamenti, che sono diminuiti di anno in anno”.
Pensare che queste boe, progettate per rilevare maremoti e potenziali tsunami, se funzionanti, sono la tecnologia di early warning più avanzata nel paese. Invece, purtroppo, non essendo funzionante il sistema non ha dato nessuna allerta e centinaia di persone sono morte annegate
Il sistema high-tech dei sensori nel fondo marino, i cavi a fibre ottiche per i collegamenti e i sistemi di allerta, erano stati progettati dopo il terremoto del 2004 e lo tsunami ad Aceh che aveva ucciso 150mila persone.
Tuttavia, la politica interna e i ritardi nell’ottenere finanziamenti hanno rallentato il tutto. C’è poi il fattore prevenzione e informazione perché secondo le notizie locali mentre era chiaro che stava per arrivare uno tsunami, molti continuavano a rimanere sulla costa a osservare le onde avvicinarsi.
“Per me questa è una tragedia per la scienza, e ancora di più una tragedia per il popolo indonesiano. Indigna il fatto che ci sia una rete di sensori ben progettata in grado di fornire informazioni critiche, ma non funziona”, dice Louise Comfort, esperta di gestione delle catastrofi all’Università di Pittsburgh.
“A questo si aggiunge poi il fatto che le interruzioni di corrente dopo il terremoto hanno impedito alle sirene destinate ad avvisare i residenti di evacuare di funzionare”, spiega Harkunti P. Rahayu, esperto presso l’Institute of Technology di Bandung.
Gli tsunami catastrofici sono spesso il risultato della deformazione di enormi sezioni della crosta terrestre, che si spostano verticalmente lungo una faglia. Ciò sposta a sua volta enormi quantità di acqua, creando onde che possono viaggiare ad alta velocità attraverso i bacini oceanici e causare la distruzione a migliaia di chilometri dall’origine del terremoto.