Ecco l’ultima pubblicazione sui buchi neri di Stephen Hawking

0

Ecco l’ultima pubblicazione sui buchi neri di Stephen Hawking

Il suo ultimo lavoro Black Hole Entropy e Soft Hair è stato completato nei giorni precedenti alla morte di Hawking, avvenuta lo scorso marzo. E ora i fisici delle università di Cambridge e Harvard lo hanno pubblicato online
www.wired.it

Le origini del paradosso possono essere ricondotte ad Albert Einstein, che nella sua teoria della relatività generale, aveva fatto previsioni importanti anche sui buchi neri, in particolare sul fatto che un buco nero potesse essere completamente definito solo da tre caratteristiche: massa, carica e rotazione. Quasi 60 anni dopo, Hawking ne aggiunse un’altra: la temperatura. E poiché gli oggetti con alte temperature perdono calore nello Spazio, anche il destino di un buco nero è quello di evaporare e scomparire.

Ma questo genera un problema: come abbiamo detto prima, infatti, secondo il mondo quantistico nulla può essere distrutto (quindi, che l’informazione non viene mai persa). E quindi cosa succede a tutte le informazioni contenute in un oggetto quando cadono in un buco nero?

Proprio in questo ultimo articolo, Hawking e i suoi colleghi mostrano come alcune informazioni potrebbero in qualche modo essere conservate. Lanciando un oggetto in un buco nero, la temperatura del buco nero dovrebbe cambiare. Allo stesso modo una proprietà che si chiama entropia, una misura del disordine interno di un oggetto, ne aumenta la temperatura.

Il team di fisici, quindi, ha dimostrato che l’entropia di un buco nero può essere registrata dai fotoni che circondano l’orizzonte degli eventi, ossia la sfera che circonda il buco nero in cui la luce non può sfuggire all’intensa attrazione gravitazionale. E hanno chiamato questa lucentezza dei fotoni “Soft Hair”, o capelli morbidi. “Questo nuovo lavoro dimostra che questa lucentezza dei fotoni può spiegare l’entropia”, hanno spiegato i ricercatori.

Tuttavia, come precisano i ricercatori, il paradosso dell’informazione non è stato ancora risolto. “Non sappiamo ancora se l’entropia di Hawking valga per tutto quello che potrebbe essere risucchiato in un buco nero”, spiegano i ricercatori. “Riteniamo che questo lavoro sia un grande passo in avanti, ma c’è ancora molto lavoro da fare”. Tra le tante domande a cui i fisici dovranno provare a rispondere c’è, per esempio, il modo in cui le informazioni associate all’entropia sono immagazzinate fisicamente nei capelli morbidi e come queste informazioni vengano fuori da un buco nero quando evapora.

Share.

Leave A Reply