Le “Fake News” sulle eruzioni vulcaniche potrebbero mettere a rischio vite umane

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Le “Fake News” sulle eruzioni vulcaniche potrebbero mettere a rischio vite umane

Non passa settimana orami che, su molti gruppi italiani e stranieri, non si diffondano false notizie ed allarmisimi sul Vesuvio e i Campi Flegrei, come mesi fa fatto anche sul Vulcano islandese Katla, false notizie che continuano ad alimentare allarmismi e ansie assolutamente inconcepibili vista la realtà dello stato delle cose. A tal proposito riprendiamo parte dell’articolo pubblicato dal sito Theconversation.com che spiega come queste fake news possano creare problemi a livello di rischio di vite umane

Il vulcano islandese Eyjafjallajökull, nel 2010, diventò improvvisamente famoso in tutto il mondo, non solo per il suo nome impronunciabile, ma anche e soprattutto, per l’enorme quantità di cenere scagliò nei cieli europei causano il blocco del traffico aereo in tutto il continente. Più recentemente, il vicino maggiore del vulcano, il Katla, è stato anch’esso al centro delle notizie. I primi titoli che erano circolati parlavano dell “vulcano gigante” che era pronto a esplodere, ma a distanza di qualche giorno apparvero i primi articoli che dicevano che era tutto un errore e che le notizie sull’eruzione erano assolutamente premature . Ma sosa sta realmente accadendo?

Negli ultimi 1100 anni, il Katla ha eruttato almeno 21 volte, con una media di circa una volta ogni 50 anni. È passato esattamente un secolo dall’ultima grande eruzione del vulcano, eruzione che fondendo il ghiaccio, ha prodotto una colonna alta 14 km di cenere, creata dalla frammentazione delle rocce mescolata ai gas vulcanici, dando origine anche a enormi inondazioni provocate dall’acqua di fusione, sedimenti e ghiaccio. Ma questo non significa che un altro eento simile sia “dovuto” a brevein quanto i vulcani non esplodono secondo i piani. Quindi, perché i titoli sembrano regolarmente suggerire che  sarebbe questo il momento?

Sullo sfondo, sotto il ghiaccio, il Vulcano Katla. danielmoreira02 / shutterstock

Una di queste ondate di notizie si era scatenata dopo la pubblicazione di un documento accademico da parte di un team di scienziati guidato da Evgenia Ilyinskaya dell’Università di Leeds. Avevano effettuato sondaggi di monitoraggio del gas nella zona del Katla nel 2016-17, che hanno dimostrato che emetteva molto più CO₂ di quanto stimato in precedenza. Una delle parti più eccitanti di questa ricerca è stata la raccomandazione che il monitoraggio dei gas diventi parte delle normali osservazioni dei vulcani che sono nascosti sotto i ghiacciai o le calotte polari. Tuttavia, molte agenzie di stampa hanno erroneamente suggerito che l’osservazione di queste emissioni di biossido di carbonio significava che un’eruzione era imminente e hanno lanciato l’allarme .

Evgenia Ilyinskaya@EIlyinskaya

Naming and shaming this scaremongering article. I said explicitly that we are in no position to say whether or not is ready to erupt; and that air traffic disruption in case of an is unlikely to be as serious as in 2010. You are lying to your readers

Sunday Times Foreign

@STForeign

The ash plume that brought European air travel to a standstill in 2010 could be dwarfed by an Icelandic giant that is ready to blowhttp://spr.ly/6017D2yNt 

Questo approccio sensazionalistico causa un danno molto grave oltre a essere semplicemente e scientificamente scorretto. Questa situazione potrebbe allarmare i lettori e gli spettatori che sono interessati alla scienza, alla storia umana o anche creare ansia irresponsabile in quanto le eruzioni possono avere costi economici o sanitari molto gravi. Ma per coloro che vivono all’ombra di un vulcano, quindi in pericolo di eruzione, gli impatti immediati sono molto più pressanti o addirittura pericolosi per la vita. Evacuare da una regione, spostare la famiglia e gli animali, lasciare la propria casa richiede una certa certezza che questo rischio sia reale e che quindi dovrebbe essere evitato prendendo le opportune precauizion. Per credere che un rischio sia reale, le informazioni devono essere attendibili e quindi i fornitori di informazioni devono essere affidabili e certificati

Evgenia Ilyinskaya@EIlyinskaya

A correction and an apology has been made by @STForeign @thesundaytimes to the misleading article from last week which claimed that Katla in is about to erupt 1/n

Dovrebbe pertanto essere chiaro che un’informazione accurata è essenziale. È necessaria una comunicazione efficace del rischio prima, durante e dopo un evento potenzialmente pericoloso, al fine di prevenire e mitigare i danni provocati dalle calamità, assicurare la preparazione della popolazione all’evento e il organizzare gli aiuti.

Un’inaccurata informazione ovviamente significherebbe una diminuzione della fiducia negli scienziati e nelle fonti di notizie la volta successiva, ma questo può avere anche effetti più immediati. A luglio del 2018, il New York Times ha riportato come la copertura mediatica esagerata dell’eruzione in atto del Kilauea alle Hawaii portasse a una percezione del rischio enormemente gonfiata che ha visto diminuire le prenotazioni turistiche, che a loro volta hanno portato grossi danni economici e ai timori sulle perdite di posti di lavoro. Nei casi peggiori però, al contratio, una scarsa informazione può far sì che le persone ignorino gli ordini di evacuazione.

La lava del Kilauea sfocia nell’oceano. L’eruzione è stata impressionante, ma la maggior parte delle persone che abitano sull’isola non sono state minimamente interessate dall’evento. Rachel Blaser / Shutterstock

I rischi non sono facili da comunicare  in quanto alcune criticità non sono poi così facili da prevedere, possono accadere con un piccolo avvertimento e le valutazioni del rischio si basano quasi sempre sulle probabilità piuttosto che sull’assoluta certezza. Eventi come inondazioni che avvengono ogni 100 anni sono notoriamente difficili da comprendere o da mettere in relazione a tempi di ritorno che possono cambiare, inoltre, i rischi per le persone sono influenzati da fattori quali ricchezza, età, salute, abilità fisica, se si possiede un’auto o su quale piano si trova l’appartamento, rische che quindi possono variare da persona a persona, da casa a casa.

Comunicare queste informazioni comporta quindi delle responsabilità. Gridando “al lupo al lupo” troppe volte, specie se gli avvertimenti non provengono direttamente dagli scienziati o dalle autorità ma da media non certificati scientificamente, potrebbe  influenzare fortemente la percezione del rischio e creare una sottovalutazione dell’avvertimento.

L’Eyjafjallajökull (a sinistra) e il Katla dall’alto. Kate Smith

I giornalisti e gli editori devono considerare gli effetti a catena di un articolo con notizie troppo sensazionalistiche e le potenziali conseguenze per le vite delle persone. Non ci vuole molto perché notizie inaccurate si diffondano e si moltiplichino su Internet: vedi, per esempio, il vulcanologo e scrittore scientifico Robin Andrews che ha dovuto precisare che un terremoto e uni tsunami in Indonesia, non erano assolutamente correlati con un eruzione vulcanica avvenuta a 600 km di distanza sulla stessa isola di Sulawesi. Il rovescio della medaglia è che comunicazioni competenti e affidabili possono aumentare la fiducia della gente e ridurre la paura e il panico, aiutando le persone a intraprendere azioni corrette.

L’International Journalist’s Network ha pubblicato un articolo sul giornalismo di emergenza che presenta alcune linee guida utili, molte delle quali sottolineano l’accuratezza delle notizie. Suggerirei anche che i giornalisti si confrontino analizzando i fatti con gli scienziati che svolgono il lavoro con le organizzazioni locale responsabili del monitoraggio del pericolo. I giornalisti dovrebbero anche evitare di semplificare troppo il processo di previsione, assicurandosi che un possibile scenario o intervallo di tempo non venga presentato come qualcosa di certo. I lettori dovrebbero sempre essere indirizzati a una fonte affidabile di ulteriori informazioni.

Queste semplici misure possono essere utilizzate come un modello per rafforzare la veridicità e puntualità della reportistica e quindi aiutare a ritrovare fiducia nella comunicazione scientifica e nei media.

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