Un enzima prodotto da batteri che vivono nell’intestino umano è in grado di scatenare una risposta autoimmune. Lo ha scoperto uno studio in vitro su linfociti T prelevati da soggetti affetti da sclerosi multipla, una malattia neurodegenerativa causata da un’aggressione del sistema immunitario verso il sistema nervoso centrale
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La sclerosi multipla è una malattia degenerativa del sistema nervoso che colpisce circa 2,5 milioni di persone nel mondo. È causata dalla progressiva perdita della mielina, la sostanza che forma una guaina protettiva e isolante delle fibre nervose. Gli studi sono concordi nel concludere che questa perdita è l’esito di un processo autoimmune, alla cui manifestazione concorrono una predisposizione genetica e uno o più fattori ambientali scatenanti. Tra questi ultimi, secondo alcune ipotesi potrebbero esserci molecole prodotte da organismi patogeni o anche da batteri presenti naturalmente nel nostro intestino.
A questo quadro complessivo mancano però i particolari, nel senso che ancora non si è riusciti a comprendere nel dettaglio i meccanismi che portano il sistema immunitario di un individuo ad attaccare le guaine mieliniche delle fibre nervose.
Illustrazione della superficie di un linfocita T su cui ci sono recettori e proteina CD4. Questa popolazione di cellule del sistema immunitario è probabilmente coinvolta nei meccanismi d’insorgenza della sclerosi multipla. (Science Photo Library RF / AGF)
Un notevole passo avanti in questo senso è stato fatto ora da una collaborazione guidata da Raquel Planas, della Clinica universitaria di Zurigo. In uno studio pubblicato su “Science Translational Medicine”, il gruppo ha identificato, in pazienti affetti da sclerosi multipla, un enzima che scatena la risposta autoimmune dei linfociti T.
Questi ultimi costituiscono una popolazione di cellule molto importante del sistema immunitario, che reagisce anche alla presenza di una variante dell’enzima prodotta dai batteri. Questa scoperta corrobora l’ipotesi secondo cui in particolari condizioni molecole prodotte dal microbioma intestinale possano scatenare una risposta abnorme del sistema immunitario.
Per arrivare al risultato, Planas e colleghi hanno prima isolato linfociti T prelevati da pazienti con sclerosi multipla, in particolare da regioni cerebrali già colpite da lesioni. Dalle analisi condotte in vitro con questi linfociti hanno poi scoperto che le cellule del sistema immunitario reagivano alla presenza di un enzima denominato GDP-L-fucosio sintasi.
Sulla base di questi dati preliminari, i ricercatori hanno analizzato una sottopopolazione di linfociti T, denominati CD4+T, prelevati da fluido cerebrospinale di 31 pazienti con sclerosi multipla. Da nuove analisi, è emerso che circa il 40 per cento dei soggetti mostrava una reattività alla GDP-L-fucosio sintasi prodotta da diverse specie di batteri presenti nel microbioma intestinale.
“L’identificazione di questi meccanismi di reattività è un grande passo verso il chiarimento dell’immunopatologia della sclerosi multipla, anche se occorreranno ulteriori studi per determinare il significato biologico della specifica risposta immunitaria dei linfociti T CD4+ alla GDP-L-fucosio sintasi”, hanno scritto Joseph Sabatino e Scott Zamvil, ricercatori dell’Università della California a San Francisco, in un articolo di commento pubblicato sullo stesso numero di “Science Translational Medicine”.
Quest’ultima è la premessa necessaria per sviluppare strategie terapeutiche con cui indurre nel sistema immunitario dei malati una tolleranza rispetto ai fattori scatenanti, e alleviare così i sintomi della sclerosi multipla.