Simulate, con l’uso di allucinogeni, esperienze di pre-morte

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Simulate, con l’uso di allucinogeni, esperienze di pre-morte

Esperienze di pre-morte indotte da una sostanza allucinogena confermano i racconti di chi ha vissuto vere esperienze ai confini della morte.
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Che cosa succede nel tempo sospeso che precede la morte?

A Londra, alcuni volontari hanno accettato di assumere dimetiltriptammina (DMT), un potente allucinogeno, e hanno sperimentato il brivido un po’ macabro di simulare gli ultimi istanti di vita, per raccontare poi le loro sensazioni. La simulazione è avvenuta nell’ambito di uno studio condotto da un gruppo di ricerca del prestigioso Imperial College di Londra, i cui risultati sono pubblicati su Frontiers in Psychology.

La scelta della DMT non è casuale: il trip psichedelico sotto l’effetto di questa sostanza è ben descritto dalla letturatura scientifica, sulla base delle testimonianze di chi ne fa uso. In particolare, nella maggior parte dei casi sembra provocare allucinazioni simili alle esperienze di pre-morte, o ai confini della morte (Near Death Experience), così come sono descritte da soggetti che hanno ripreso le funzioni vitali dopo aver subito condizioni quali encefalogramma piatto, arresto cardiocircolatorio, coma.

Sotto effetto della DMT si scatenano allucinazioni intense, al limite del trascendente: tutti i 13 volontari dello studio hanno parlato di esperienze extracorporee, di una sensazione di pace interiore e hanno descritto la percezione di passare in un’altra dimensione, quasi paradisiaca.

Una volontaria ha raccontato di essersi sentita disincarnata. Calmissima. E di aver avuto la sensazione di entrare in un tunnel (una “immagine tipica” delle esperienze di pre-morte) e, uscita dal tunnel, di essersi trovata in un luogo dove il tempo e lo spazio erano configurati in un modo che non credeva possibile: una “zuppa cosmica”, l’ha definita.

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La ricerca è parte di un programma di lavoro più ampio condotto dal gruppo “psichedelico” dell’Imperial college londinese, mirato alla comprensione dei potenziali usi terapeutici degli allucinogeni per il trattamento delle malattie mentali. L’istituto cerca cioè di valutare gli eventuali effetti positivi delle droghe comunemente associate alla controcultura giovanile (LSD, i funghi magici, la ketamina, l’MDMA e l’ibogaina, peyote) nella cura dei disordini mentali come depressione, ansia e disturbi da stress post-traumatico, ovviamente in contesti controllati.

Raccolte le testimonianze, il team le ha confrontate con quelle di persone che avevano affermato di aver avuto esperienze di pre-morte, rilevando molte coincidenze. Per i ricercatori le correlazioni non sono casuali, e si possono spiegare con il fatto che la DMT è una sostanza comunque presente nel nostro fluido cerebrospinale: è possibile che in prossimità della morte l’organismo produca maggiori quantità di DMT per proteggerci dallo shock di ciò che sta per succedere, innescando le allucinazioni.

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